Quando fioriscono i tigli, mi sento meglio. È una questione di certezze, di profumi, di familiarità. È come se la vita avesse mantenuto la promessa e anch’io fossi sempre io, ancora.
Mia nonna avrebbe voluto regalarmi il naso, a diciotto anni; un naso nuovo, in cambio del mio naso storto. Un naso per annusare i tigli di profilo, senza vergognarsi. Credevo che buona parte della felicità dipendesse dall’abilità di discostarsi il meno possibile da sé, rimanere identici per correggere l’errore con i benefìci dell’esperienza, ché a cambiare, l’errore è un errore nuovo.
Ora, che sono uguale a sempre, credo che l’altra parte della felicità dipenda dall’amore. Non è una visione romantica della vita, la farfalla di una poesia banale e già scritta, solo la presa di coscienza che un profumo non lo si può abbracciare e che perde di senso avere degli avambracci e delle spalle a sorreggere delle mani aperte lungo i fianchi.
Al mattino, senza che alcun sogno mi abbia turbata, mi sveglio e piango.
Non sono triste, è un freddo; fra le braccia, ho la vertigine di un salto nel vuoto, tutto il freddo di un abbraccio mancato, un presentimento di miseria.
Sono povera delle tue braccia, una mendicante sul gradino sbagliato. So che cosa sei.
Sei il passante che sa la cosa giusta, che non mi dà la moneta, ma mi trova un lavoro.
So anche di non aver bisogno della tua pacca sulla spalla, del fuoco del tu che è una bestemmia in chiesa, eppure ho molto freddo. Piango, senza dolore, come ad essere una cosa. Una cosa con un brutto naso.
Prendo la macchina, sfreccio lungo i viali, respiro il profumo dei tigli e mi accorgo di essere io la mia promessa non mantenuta.
Guardo la tua maschera di capelli ordinati, con gli occhi generici che non si sorprendono, le mani curate che non accarezzano mai.
Sei vigile ed immobile, impassibile come il corso delle cose ed è una fortuna, per me, guardarti e sederti vicino, ma mi fa piangere. Anche i tigli ridono poco e guardano dritto negli occhi.
Mi ricordi quel profumo, la maschera imperturbabile di una stagione che torna e che non posso abbracciare e il mio cuore è una serranda che si alza sugli invenduti. Sei una stagione che mi fa bene, che non mi vuole bene.
Beatrice Zerbini
molto emozionante e forte nella sua dolcezza.
piango senza dolore, come ad essere una cosa …. brr….
colpita e affondata
complimenti a Zerbini. molto bello …
eppure era partito bene il racconto … 🙂
ci piace la Beatrice. complimenti!
la mancanza di quel qualcosa che lascia un vuoto , un sentimento tanto potente quanto asfissiante nella sua lontananza dai desideri … evocato qui con grazia e poeticita’
una lettura aggraziante ma stringente. complimenti davvero all’ autrice
Wow, grazie…
Bravissima bea, ma perché non pubblichi qualcosa su carta?
Davvero bello!
Michela
Incredibilmente leggero per essere così diretto ..
complimenti a Zerbini
Molto bello. Che ne seguano altri, magari una raccolta in un libro…
Di solito non scrivo mai commenti, ma questo mi sembra doveroso… Bello, emozionante, che arriva dentro e scalda …. BRAVA!!!
Bello.Sinestesie emotive . Brava!
Un bel momento dopo una faticosa e sfinente giornata, grazie tante.
Bravissima!Il profumo dei tigli che ho davanti a casa e che amo, che emozione!
Bello, emozionante….ricco di profonda sensibilità. Grazie Bea!
Come iniziare bene la giornata!!! Grazie Bea
…….ancora…..ancora….