I Cani

Il mondo come ipocrisia e menzogna

«…le coppie si dicono basta e sui social network non sono più amici. Lei comunque sostiene che lui abbia fatto di tutto per farsi lasciare. Dopo mesi lo incontra a una festa e guarda di striscio se l’altra è più fica. Si dicono non rimaniamo estranei o nemici. Ma non ci riescono quasi mai…».

Da un po’ di tempo a questa parte in rete e non solo non si fa che parlare di questo gruppo: I Cani.

Il motivo non è difficile da riscontrare, basta ascoltare i loro brani.

Nella musica italiana da troppo tempo ormai per non dire da sempre, il racconto della vita si nasconde dietro testi zuccherosi e mancati propositi sociali ed è per questo che un gruppo come I Cani, formato in realtà da una sola persona, ha preso piede. In un paese in cui l’ipocrisia e la menzogna vanno per la maggiore basta essere un pochino chirurgici per attirare l’attenzione.

Certo i brani si assomigliano, certo gli arrangiamenti dei brani non sono da urlo ma certo è, anche, che in mezzo a tanti dinosauri che si ostinano a comporre e sopratutto in mezzo a tanta mediocrità la freschezza non ha trovato difficoltà nel farsi riconoscere. Il pregio maggiore però credo sia la capacità di sintesi dei testi. Per questo, più che canzoni, quelle che compongono il disco sembrano tante polaroid, immagini di una gioventù (romana) che sembra cercare lo specchio fuggendolo ogni volta che può.

 

 «…i nati nel settantanove suonano in almeno due o tre gruppi e fanno musica datata. I nati nel cinquantanove tengono corsi di teatro e quando va bene si rimorchiano le allieve…».

 Piero Maironi

 

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