.«Alcune persone diventano dei poliziotti perché vogliono far diventare il mondo un posto migliore.
Alcune diventano vandali perché vogliono far diventare il mondo un posto dall’aspetto migliore».
Banksy, Existencilism, 2002
Dal 24 maggio al 4 settembre 2016, Palazzo Cipolla ospiterà un’esposizione con 150 opere – tra dipinti, sculture e stencils – del misterioso artista di Bristol, genio indiscusso della street art, del quale, nonostante la fama planetaria, non si conosce ancora l’identità.
Banksy è una figura fra le più discusse dei nostri tempi, il suo anonimato ha infatti catturato il pubblico affascinandolo già dalla fine degli anni ’90.
“War, Capitalism & Liberty” è il nome della mostra che Roma dedicherà a Banksy, ideata e promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo. È la più grande esposizione delle opere dell’artista mai realizzata. A curare l’evento Stefano Antonelli e Francesca Mezzano, fondatori di 999Contemporary e di Acoris Andipa, della Andipa Gallery di Londra, vicina al misterioso artista.
Le 150 opere esposte, provengono da collezioni private internazionali, quindi non sottratte alla strada, e consistono in dipinti originali, stampe, graffiti, stancil, sculture, oggetti rari, copertine di dischi, molti dei quali mai esposti in precedenza.
Saranno organizzate tematicamente attorno ai tre fili conduttori esplicitati nel titolo della mostra.
Il titolo parla già dell’opera di Banksy che mescola l’umorismo al messaggio anticapitalistico, anti-istituzionale, contro la guerra e a favore delle classi più deboli compresi bambini e anziani spesso protagonisti dei suoi interventi urbani. L’esposizione non affronterà il tema dell’identità dell’artista, ma si concentrerà sulle sue qualità di comunicatore e sulle peculiarità del suo linguaggio.
«Alle soglie di un mondo in profonda trasformazione, questa mostra analizza i progressi dell’iconografia e della rappresentazione di queste tre fondamentali espressioni della nostra civiltà (guerra, capitalismo e libertà), attraverso il lavoro del più controverso e popolare artista e attivista
contemporaneo: un artista anonimo britannico che si fa chiamare Banksy. Attivo dalla fine degli anni ’90, l’artista noto come Banksy ha utilizzato il luogo pubblico come spazio dove esprimere ed esporre il proprio lavoro liberando il potenziale della libertà espressiva dei graffiti e scrivendo di fatto il codice sorgente del primo movimento artistico globale e open source che conosceremo più tardi come street art» – Stefano Antonelli.
È difficile definire un artista di tale portata, anticonformista, misterioso, anonimo: proprio per questa difficoltà fino ad ora non era mai stata esposta all’interno di un museo privato una rassegna delle sue opere.
Nessuno lo ha mai visto in faccia, sfugge dal confronto pubblico e dalle convenzioni, ma per le strade di Londra tutti conoscono Mr Banksy. E se la sua identità resta un mistero, sono fin troppo chiari i messaggi che lo street-artist più famoso del mondo lancia attraverso i suoi murales, e la mostra romana rappresenta una rara occasione per poter ammirare e apprezzare una rassegna della sua produzione: un piccolo grande universo costantemente attraversato da tensioni politiche, questioni sociali, dubbi esistenziali che però non dimenticano (quasi mai) il fascino della poesia.
Ecco dunque i suoi maxxi-topi (uno dei simboli più conosciuti dell’arte di Banksy): innamorati con tanto di pennello e cuore dipinto; very glamour con i
loro occhiali da star di Hollywood; militarizzati e muniti di radar; in versione pacifista; imprigionati dentro una ampolla da laboratorio. Ci sarà la serigrafia delle scimmie che dichiarano “Laugh Now But One Day I’ll Be in Charge” (“Adesso ridete, ma un giorno sarò io a comandare”) e l’agghiacciante immagine di “Kids on Guns“.
La mostra segue un percorso che, spiega il presidente della Fondazione Terzo Pilastro Emmanuele F.M. Emanuele, «Darà voce a quella street art che vuole portare l’arte fuori dai musei, rendendola parte del nostro vivere quotidiano».
Katia Valentini
Un artista vero,perché questa è arte
l ‘arte di strada impacchettata in un museo …. ma?!
pero’ così’ possiamo goderne tutti , sarebbe impossibile visitarli tutti nel luogo originale
e poi questi non sono murales, come dice la Katia non sono state sottratte alla strada
Fantastico! Queste opere sono di un impatto evocativo straordnario !
un genio dei nostri tempi
grande la Katia! Andro’ sicuramente!!!
bell’articolo della Katia su uno dei personaggi più grandi del nostro tempo…..in tutto il suo fascino della poesia, direttamente sulle nostre strade. geniale!