Gli Indiani d’America e i Popoli delle Stelle

Le antiche tradizioni degli Indiani d’America

Sin da quando ero bambino, ho sentito e letto di riferimenti da parte degli Indiani d’America ai cosiddetti Popoli delle Stelle.
Riferendomi in questo articolo, agli Indiani che hanno popolato l’America del Nord.
Gli Indiani, sono i veri nativi dei continente americano; e, come sappiamo, sono stati quasi totalmente sterminati nella guerra di pulizia etnica iniziata con la colonizzazione dell’America.
Quelli rimasti, sono stati “confinati” nelle riserve in condizioni ai limiti della decenza umana.

Un popolo, quello degli indiani d’America, pieno di tradizioni secolari, di cui, alcune sono giunte fino ai giorni nostri. Alcune sono state tramandate per via orale; altre conosciute grazie ai ritrovamenti di antiche documentazioni. E attraverso la letteratura, il cinema, i documentari, la musica, e altre forme d’arte e comunicazione, hanno fatto in modo di diffonderla al mondo intero.

La Madre Terra… e il grande Spirito

Gli indiani d’America avevano – e hanno – una conoscenza del nostro pianeta, la Terra, e dei suoi legami con l’Universo, molto più ampia di ciò che il mondo occidentale comunemente considera.
Considerata come un vero e proprio “Essere Vivente”, la Madre Terra ci ospita e ci nutre, fornendoci tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere qui. Tutto ciò che esiste, nelle sue varie forme, è Vivo, e ha una sua “essenza vitale”, un suo Spirito.

Un’Energia pensante sottende tutto ciò che esiste nell’Universo: è “Il Grande Spirito” o “Grande Mistero”, da cui deriva ogni cosa che noi vediamo e conosciamo secondo i nostri sensi.

Secondo questa visone della Creazione, ogni elemento esistente nei vari angoli dell’universo interagisce secondo un’armonia Cosmica.
Il “Grande Spirito” è una sorte di moderna “Matrice” o “Campo”, come viene chiamato da una certa scienza d’avanguardia, che conferma in termini scientifici il credo degli Indiani d’America.
Mi viene in mente il concetto di “ordine implicato” e “ordine esplicato” del fisico David Bohm.

I Fratelli delle stelle

Conseguentemente, a questa visione d’interconnessione tra i vari elementi dell’Universo, anche le stelle e i pianeti avevano un ruolo di primo piano nella cultura dei nativi americani.
Dai loro spostamenti, fasi, ecc… si basavano i cicli stagionali, su cui prendevano le loro decisioni più importanti, inerenti i diversi aspetti della vita.

Stelle che sono narrate nei canti, nelle cerimonie, considerante come “segni“, cui ispirarsi nei sogni

Nelle tradizioni degli indiani d’America, sono molti anche i riferimenti agli Esseri o Fratelli delle Stelle. Gli indiani Hopi, molto diffusi nello stato statunitense del “Nuovo Messico” parlano dei Katchinas. Un popolo conosciuto come i Maestri della Stella Blu.
Definiti come dei civilizzatori venuti dalle stelle in un tempo remoto (un antico passato definito dai Pellerossa “Il Tempo della Creazione”), per donare la civiltà, attraverso messaggi… Messaggi ancora narrati in canti e rituali.

Sempre i Pellerossa hanno cerimoniali dedicati alla Donna Bisonte Bianco.
Era descritta come membro dei Katchinas, che, secondo la loro tradizione, scese sulla Terra in epoche antichissime per istruire il “popolo scelto” di un “sapere cosmico”.
“Popolo scelto” che potrebbe corrispondere a quella “classe sacerdotale” presente in tutte le culture antiche, e sempre custode di conoscenze segrete, non trasmissibili a tutti.
L’Utilizzo dell’abito bianco nelle cerimonie di diverse tribù indiane, è legato proprio al culto di Donna Bisonte Bianco.

Tomecha, canoe volanti e Atlantide

Un altro culto diffuso tra diverse tribù indiane come i Sioux, gli stessi Hopi, è quello della “Danza della Tartaruga”. Considerata tra le danze più sacre, viene svolta durante ogni Solstizio d’Inverno.
La tartaruga è considerato un animale sacro, poiché legato a un culto ancestrale, che si rifà al mezzo – l’astronave – attraverso cui i Katchinas arrivarono sulla Terra.

In California, la “Death Valley”, “Valle della Morte”, è chiamata dagli indiani Navaho, “Tomescha“, “Terra Fiammeggiante”.
Secondo le loro tradizioni, Tomescha è abitata nel sottosuolo dagli Hav-Musuvs, sin da quando la Terra era giovane…
Essi viaggiavano a bordo di “canoe volanti” che si muovevano con un lieve suono ronzante, e potevano catapultarsi in picchiata come “solo un’aquila sa fare”.

Molto interessante è la testimonianza dello scrittore Enzo Braschi, relativa a un suo incontro con degli esponenti della tribù dei Cherokee nel 1998, durante la “Danza del Sole“, in una riserva indiana nel sud Dakota.
Erano un padre e due figli.
Lo scrittore, colpito dai loro lineamenti, tratti somatici, dai loro colori… gli si rivolse dicendogli: «Sembrate inglesi, scozzesi, non so…». I Tre risero, e gli risposero: «Veniamo da Atlantide, e prima ancora dalle Pleiadi».

La lingua delle stelle

Il ragazzo Cherokee gli raccontò della loro radice linguistica proveniente da un linguaggio antico chiamato Elati, detto anche linguaggio degli “Antenati” o “Linguaggio delle Stelle”.
Consiste in suoni crescenti e decrescenti, che vengono pronunciati senza quasi mai muovere la bocca. È un suono gutturale; ma dotato di una musicalità e una bellezza particolari.
Il ragazzo più che di parole, si riferiva a dei “suoni di potere” che racchiudono una forte energia spirituale. Un linguaggio che i vecchi “uomini sacri” lo consideravano provenire “dall’Alto”, da Lassù… Oggi è parlato solo da alcuni ottantenni.

Inoltre, il ragazzo gli raccontò che secondo la tradizione orale della tribù, i Cherokee arrivarono sulla Terra 250.000 anni fa dalle Pleiadi, che nella loro lingua vuole dire appunto “Antenati”. Gli disse anche che l’uomo non discende dalla scimmia, ma dal “Popolo delle Stelle”…

Tornando a parlare di questo antico linguaggio, “Elati”, dei Cherokee, che si esprime con dei suoni gutturali, ho trovato corrispondenze ai giorni nostri, riguardo a delle testimonianze di persone che hanno avuto dei contatti ravvicinati con Esseri di altri mondi, in cui il loro modo di esprimersi, era caratterizzato da suonigutturali”, e un movimento minimo della bocca. In due casi in particolare (testimoni molto differenti per periodo tempo e geografia), i testimoni mi hanno parlato di Esseri alti, che indossavano una tuta molto aderente di colore blu, capelli biondi, che terminavano con una frangetta sulla fronte. Mi hanno confidato che non si capiva ciò che dicevano, anche mentre parlavano sia tra loro che al testimone, a causa di questi suoni “gutturali”. Proprio come il linguaggio degli “antenati” dei Cherokee.
Vogliamo chiamarle coincidenze?

Taylor-Hansen e antiche tradizioni che si intrecciano

Suggestivi sono anche i collegamenti e le analogie tra antiche memorie degli Apache, con tradizioni e divinità di altre civiltà antiche situate dall’altro lato del Pianeta, come ha testimoniato l’etnologo Taylor-Hansen.

Taylor-Hansen, dopo aver assistito a una cerimonia di Pellerossa Apache in Arizona, mostrò loro delle fotografie di dipinti egizi. A un certo punto alcuni di quegli indiani riconobbero una loro divinità, “Il Signore della Fiamma”, che avevano celebrato proprio durante la danza rituale.

La sorpresa fu che quella divinità, viveva nei ricordi degli Apache con lo sesso nome del corrispettivo dio egizio. Ovvero, “Amon-Ra”.

L’etnologo iniziò a parlare di Tiahuanaco, e gli indiani la identificarono come la capitale di un leggendario impero del passato. Descrissero anche, senza averla mai vista, la statua di un Dio “bianco-barbuto” che stringe in ogni mano una spada in posizione verticale, che sono ad angolo retto con gli avambracci, e con la testa, formando un tridente, che era il loro segno distintivo.
Gli indiani aggiunsero nella loro descrizione, che lì dove si alza la statua, era il luogo della loro origine. Gigante barbuto, tridente… che corrispondono alla figura del dio bianco Viracocha, e al Nettuno dell’antica Grecia.

Gli Apache videro anche le fotografie di “Macchu Picchu”, e pur non essendoci mai stati, si misero a discuterne al riguardo. Un vecchio saggio indiano raccontò all’etnologo che vivevano nell’antica terra del fuoco molto tempo prima del diluvio, sulla base di una storia tramandata da antiche e innumerevoli generazioni.

Avvistamenti Ufo e riserve indiane

Da questi racconti si può evincere una storia comune che collega le tradizioni di differenti popoli in ogni angolo del Globo. Tra l’altro, ancora oggi, le aree degli Stati Uniti dove sono presenti riserve indiane sono tra le più calde per quanto riguarda gli avvistamenti Ufo. Come, per esempio, nei pressi della riserva degli “Indiani Yakima” situata nella zona meridionale dello stato di Whashinton.

Anche la zona conosciuta come “Four Corners” è considerata una sorta di “Stargate” per gli Ufo, famosa, perché il centro di questa zona è l’unico punto del territorio statunitense dove quattro Stati si toccano: Arizona, Colorado, New Mexico, e Utah (precisamente l’intersezione tra le frontiere di questi Stati avviene tra il 37° parallelo Nord e il 109° meridiano Ovest). In quel punto è stato costruito il “Four Corners Monument”.
L’ufologo Darrel Sims, di origine indiana, ha dichiarato che un numero molto alto di persone che avrebbero avuto “incontri ravvicinati”, hanno origini genetiche irlandesi o pellerossa.
Di una cosa sono sicuro. Che gli Indiani d’America, come tante altre civiltà del passato, ne sapessero molto più di noi, riguardo agli incontri ravvicinati con Esseri Extraterrestri.

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Carlo Di Litta

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6 Comments

  • mi ricordi di Carlo Di Litta. bravissimo autore!
    articolo davvero interessante. e’ chiaro che qui c’è’ davvero bisogno di andare a fondo …

  • Questi studi comparati tra antiche civiltà iniziano a rivelare qualcosa che comincia a acquisire pregnanza storica, direi… bell’ articolo

  • importante potrebbe essere la connessione con il dio Ra egizio; unirebbe anche il popolo indiano con tutto il discorso sugli Anunnaki, Elohim ecc…. incredibile!!!

  • Tutti sono uniti da una religione madre… l’umanità è una ed è partita da un unica civiltà. Poi si sono diversificate con le loro differenti culture. Tutte alzavano gli occhi al cielo per trovare le proprie origini…….

  • ora e’ da capire se si guardava il cielo come proiezione del profondo, oppure come altra ipotesi sottolineata spesso da Uki, e’ probabile che le loro esperienze medianiche potessero davvero aprire degli stargate multidimensionali e poter aver contati con altri tipi di conformazioni energetiche (entità spirituali).
    comunque sia articoli come questi sono importanti per trovare connessioni comuni tra i popoli. ho trovato interessantissimo questo post di Di Litta… complimenti davvero! bello è anche che per questo popolo possiamo ancora chiedere e parlare con alcuni di loro…

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