Gianluigi Nuzzi: Sua Santità

Nella monarchia assoluta del Vaticano è il maggiordomo, come nei gialli, a consegnare tutti i documenti segreti tra Chiesa e politica... e non solo

“Ho avuto paura, una paura emotiva. Portarsi 24 ore su 24 una chiavetta USB al collo o trasferire i documenti in una località segreta sono cose che ti mettono tensione. Nell’ultimo anno ho vissuto in una cosa più grande di me. Non voglio fare la vittima, voglio soltanto dire che se hai i documenti del Papa con te e sei l’unico ad averli, magari sei un po’ teso. Ho messo anche dei segnali a casa a Roma per capire se c’erano delle intrusioni.”

 

 

Queste le parole di Gianluigi Nuzzi, autore del bestseller “Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI”, in risposta ad un intervista in merito al suo ultimo lavoro.

Nelle sue pagine l’autore, in modo pacato e per niente fazioso, svela gli intrighi di palazzo del piccolo stato oltretevere. I documenti segreti di Papa Benedetto XVI mettono in chiaro l’intreccio tra il Governo italiano e la Chiesa.

Per la prima volta nella storia della Chiesa escono dei documenti riservati, grazie ai quali abbiamo avuto accesso alla scrivania del Papa, al suo appartamento privato!

La maggior parte dei fatti di cui il libro si occupa sono già noti, per di più le analisi sul funzionamento della Curia romana non sono certo una novità ma Nuzzi, non trascurando il già noto lo integra con documenti, autentici e inediti, costruendo una visione d’insieme della crisi che sta attraversando la Chiesa.

 

Questi documenti toccano vicende di tutti i tipi: si parla della Chiesa clandestina in Cina e delle sofferenze che turbano la vita ecclesiale in quelle zone calde. E poi ci sono degli appunti di Benedetto XVI con una critica feroce alla cancelliera tedesca Merkel, accusata dal Papa di ingerenze nella vicenda del vescovo lefebvriano negazionista Williamson. Inoltre si parla della cena top secret tra il Papa e Napolitano, visto in Vaticano come un interlocutore strategico per i rapporti con l’Italia. C’è anche la ricostruzione fotografica di una vicenda rocambolesca, con un’auto del Vaticano crivellata di colpi e ritrovata così fuori da un ristorante.

E ancora: le lettere di Boffo, l’ex direttore bruciato da veline di palazzo, quelle di Viganò che dopo aver fatto risparmiare milioni al Vaticano, è costretto alle dimissioni; le donazioni private (anche quelle di Bruno Vespa), le raccomandazioni a Gianni Letta, il caso Ruby e Berlusconi (“vittima di una magistratura politicizzata”), gli incredibili pedinamenti degli 007 vaticani in territorio italiano, le verità sui Legionari di Cristo e la pedofilia in una testimonianza mai resa pubblica, le intemperanze di molti vescovi in ogni parte del mondo. E don Julián Carrón, leader di Cl che accusa la diocesi di Milano di simpatie politiche. Fino agli incontri con l’allora ministro dell’Economia Tremonti, per cambiare la legge sulle esenzioni Ici, secondo i rapporti riservati del presidente dello Ior Gotti Tedeschi, ed evitare che arrivasse la maxi-condanna dell’Unione europea contro il privilegio concesso sui beni della Chiesa.

 

Questioni quindi, è bene dirlo subito, che non riguardano le private faccende di porporati, i gusti sessuali di monsignori, peccati e amori. Ma che svelano la filigrana di storie che pescano nelle nostre tasche come l’Ici o che o possono influenzare la nostra politica come gli incontri privati tra Ratzinger e politici italiani di primissimo piano.

 

Sarebbe da chiedersi (e Nuzzi lo fa) perché chi gode di altissima fiducia, tanto da poter accedere ad archivi con le carte del Papa, ha deciso di violare questa fiducia per far conoscere a noi tutti queste vicende.

«Non certo per popolarità» specifica l’autore, «perché le mie fonti vivono nell’assoluto anonimato. Né per denaro, perché né io né l’editore abbiamo pagato alcuno». Sempre Nuzzi ci chiarisce: «per amore di verità. E io come giornalista non avevo il dovere, oltre che di fare un servizio di cronaca, anche di aiutare a condividere le verità che mai si sono conosciute? O dovevo tenere queste carte nel cassetto della mia scrivania in redazione? E se, ancora, questi documenti parlano anche di vicende drammatiche, come la scomparsa della Orlandi, dovevo renderli pubblici o distruggerli? Via, la risposta è scontata ma non per chi […] farà di tutto per far guardare il dito e non la luna». E ancora, il giornalista afferma «Comunque in Italia per la Cassazione non esiste la ricettazione di notizie. Se io avessi dei documenti e li tenessi nel cassetto, farei un altro mestiere. Ancora peggio se tenessi per me una parte dei documenti senza pubblicarli, qualora li reputassi ‘compromettenti’. I cassetti dei giornalisti devono essere vuoti».

 

Quale è stata la reazione del Vaticano?

«Il mio coraggio è di far conoscere le vicende più tormentate della chiesa. Rendere pubblici certi segreti, piccole e grandi storie che non superano il portone di bronzo. Solo così mi sento libero, affrancato dall’insopportabile complicità di chi, pur sapendo, tace».

Questa la dichiarazione di “Maria“, nome in codice dietro il quale si nasconde la fonte principale anonima e segreta, interna al Vaticano, che ha fornito le centinaia di documenti.

In Vaticano, all’indomani dell’uscita del libro, è stata avviata un’inchiesta tumultuosa, per dare un volto a chi ha passato le carte.

La Suprema Corte di Cassazione, con riferimento all’art. 21 della Costituzione, ha ripetutamente escluso l’ipotesi di reato da addebitare ad un giornalista in casi simili. Così come la Corte europea dei diritti dell’Uomo, ha più volte garantito e tutelato il diritto dei giornalisti di porre in circolazione notizie riservate o sottoposte a segreto. Il Vaticano invece, si è dato un gran da fare a far andare a pieno regime la macchina giudiziaria vaticana per scovare il “corvo”, fino all’arresto di Paolo Gabriele.

Gli arresti domiciliari di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Santo Padre, sono così frutto di un piccolo miracolo. In poche ore, pochi giorni spunta un colpevole da offrire all’opinione pubblica per chiudere il caso: appunto, il maggiordomo, come in ogni romanzo giallo che si rispetti!

 

Ma l’intento dell’autore non è fare della polemica, di gettare fango su una istituzione, vuole far chiarezza sul reale volto di quello che accade all’interno di uno stato governato da uomini di chiesa, una  monarchia assoluta -conclude il giornalista e scrittore– in cui le regole non sono proprio uguali alle nostre.

Katia Valentini

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