A Game of Thrones

Il Trono di Spade è un'opera cattiva dentro. Un fantasy crudo, spietato, cinico e violento... tanto quanto la vita reale

«Mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un’armatura, e non potrà mai essere usata contro di te». (Tyrion Lannister)

 

Ormai, tutti, conoscono questa storia, vuoi perché l’hanno letta tempo fa o in seguito alla fortuna della Serie Tv, o appunto, per la serie televisiva.

Avevo sentito parlare di George R.R Martin e delle sue “Le cronache del Ghiaccio e del Fuoco” tempo fa, l’interesse nel scoprire di cosa trattasse c’era, ma per un motivo o per un altro non avevo mai preso tra le mani questi immensi volumi. Pur essendo un’accanita lettrice la saga è entrata nella mia biblioteca solo dopo aver visto la serie televisiva; presa dalla vicenda ho deciso di buttarmi sui volumi e ne sono stata rapita. Il telefilm è molto fedele all’opera letteraria ma ovviamente il libro è tutta un’ altra storia!

L’intera saga si suddivide in sette libri, che in Italia sono diventati 12 (tipico!), ma oggi voglio parlare del primo “A Game of Thrones“.

 

Per quanto riguarda l’edizione italiana, la scelta della Mondadori, nel lontano 1999, di suddividere  in due volumi l’originale americano ha scatenato le ire di un po’ tutti i lettori. A Game of Thrones, infatti, lo si poteva acquistare da noi soltanto diviso in “Il Trono di Spade” e “Il Grande Inverno“. La prima cosa che tutti hanno pensato è che l’editore l’avesse fatto principalmente per ragioni di  maggiori profitti, ma Mondadori ha dichiarato che lo scopo fu quello di non proporre un libro così voluminoso al lettore medio, che anni fa si sarebbe potuto scoraggiare nel decidere se acquistare o meno un “mattone” del quale fondamentalmente non conosceva nulla. Ma, arrivata la serie tv e appuratone il successo, c’è stata anche la ristampa del libro fedele alla versione originale.

Ma le critiche non si sono fermate a questo.

Un altro tasto dolente sono state le traduzioni, delle quali se n’è occupato Sergio Altieri, con alcune scelte discutibili: la scelta che più ha lasciato interdetti è stata quella di tradurre «il rostro mutilato di cervo» come “un corno di unicorno”, creatura fantastica che all’interno della saga di Martin non esiste neppure. Altieri si è giustificato affermando che la scelta fu dovuta al fatto di voler inserire più elementi fantasy all’interno della storia, ma probabilmente non si è reso conto che l’autore non aveva scelto un cervo così a caso, ma perché portava con sé un significato ben preciso, completamente stravolto da questa barbara traduzione. Un altro errore che hanno notato in molti è che inizialmente i capelli di Sansa Stark vengono descritti come corvini (mentre in inglese si parla di chioma ramata), imprecisione che è stata poi corretta man mano che si è proseguito con le traduzioni.

Al di là di queste “distrazioni”, il libro merita di essere letto, senza dubbio.

 

«Nel gioco del trono o si vince o si muore», le sibilline parole di uno dei personaggi di questo formidabile romanzo ad ambientazione medievale, sono la summa di quanto George R.R.Martin ha sviluppato nel primo libro della saga, che ci introduce allo spietato ‘gioco del trono’.

 

Ma veniamo alla trama nel concreto: il romanzo è ambientato in un mondo totalmente inventato da Martin (un po’ come fece Tolkien), nel continente del Westeros, che all’inizio non ti dice proprio niente, ma a mano a mano che si prosegue ti fa venire voglia di visitarlo e di esserne parte integrante, da Grande Inverno ad Approdo del Re, da Nido Dell’Aquila a Delta Delle Acque, da Castel Granito alla Roccia Del Drago.

In tempi remoti, i Sette Regni furono riuniti da re Aegon Targaryen il Conquistatore; da lui ebbe origine una lunga stirpe di sovrani che regnarono per secoli. Il dominio dei Targaryen giunse al termine con re Aerys II, soprannominato il Re Folle per via della sua inaudita crudeltà; di fronte ai suoi crimini, numerose delle grandi case dei sette regni (guidate dalle case Baratheon e Stark) si unirono in una rivolta che portò allo sterminio della dinastia dei Targaryen. Il controllo del Trono di Spade passò a Robert Baratheon, che per consolidare la sua posizione prese in sposa Cersei Lannister, dei Lannister di Castel Granito, una delle casate più ricche e potenti dei Sette Regni, ma la cui lealtà appare fin da subito piuttosto dubbia. Robert Baratheon, pur essendo un guerriero formidabile, dimostra ben poca predisposizione al ruolo di re; egli allora lascia l’incombenza di governare a Lord Jon Arryn, nominandolo Primo Cavaliere del Re, e dedicando il proprio tempo a battute di caccia, tornei ed amenità varie.

Le vicende narrate in questo primo romanzo hanno inizio 14 anni dopo l’ascesa al trono di re Robert Baratheon. Protagonisti delle vicende iniziali sono i membri della casa Stark, il cui regno si estende sulle gelide terre del nord. In seguito alla morte di Jon Arryn, re Robert ha bisogno di un uomo fidato che lo sostituisca, e si rivolge all’amico Eddard Stark, Lord di Grande Inverno. Eddard non è felice di questa proposta, ma una lettera della vedova Arryn getta un’ombra inquietante sulle circostanze della morte di quest’ultimo. La donna sostiene infatti che Jon sia stato avvelenato dai Lannister. Eddard non ha allora altra scelta che accettare la proposta del re, deciso a scoprire la verità sulla morte del Lord. Contemporaneamente, Viserys e Daenerys Targaryen, gli unici superstiti della loro dinastia, fuggiti in esilio nelle terre al di là del mare, mettono a punto un piano ambizioso per spodestare l’Usurpatore Robert Baratheon; Viserys intende infatti concedere la sorella Daenerys in moglie a Khal Drogo, uno dei capi del primitivo popolo dei signori dei cavalli, nella speranza di ottenere un esercito che gli consenta di riconquistare il trono di spade.

A Nord, invece, oltre la grande struttura di ghiaccio conosciuta come la Barriera ci sono strane creature non morte dai gelidi occhi azzurri che si muovono tra le foreste e che sembrano impossibili da uccidere.

Quello che vi ho dato è solo un accenno molto semplificato della trama, in quanto è difficile riuscire in poche parole a descrivere questo libro.

 

Raramente ho visto una intreccio narrativo così complesso e ricco di personaggi, ma al contempo così ben gestito e sviluppato. Al primo impatto probabilmente vi sarà piuttosto ostico: decine e decine di nomi di luoghi, personaggi e avvenimenti storici creano inevitabilmente un po’ di confusione, ma lo sforzo iniziale necessario per acquisire familiarità con il mondo creato da Martin viene ampiamente appagato.

L’opera di George R. R. Martin è un fantasy particolare: l’autore, piuttosto che concentrarsi su battaglie, magia e strane creature, decide di dare totale spazio ai suoi personaggi, ai loro intrighi e alle loro personalità, immergendo il lettore in una serie di storie di tradimenti, amori, lotte per il potere e onore, che all’inizio rischiano anche di spaesarlo, ma che col tempo lo rapiscono e lo coinvolgono.

Il romanzo è scritto col sistema dei POV (Point of View, Punti di Vista), ovvero narrando le situazioni dall’ottica di un singolo personaggio alla volta. Ciò crea inevitabilmente un forte senso di empatia verso ogni protagonista, offrendo al lettore anche aspetti sul passato di ognuno di essi tramite brevi flashback che si susseguono nella loro memoria, che in questo modo non spezzano assolutamente il ritmo della narrazione.

 

Se vi aspettate un fantasy fatto di magie, stregoni, elfi, creature fatate e cose di questo tipo, no, non è così, almeno non in questo primo capitolo della saga. Eppure la magia si respira in ogni pagina, non se ne parla perché è stata ufficialmente bandita dai regni, ma quello che dorme non è detto che non si risvegli. Il mondo dei Sette Regni è ben diverso dalle classiche ambientazioni fantasy. Più crudo, spietato, cinico, violento e di conseguenza molto più realistico e credibile.  Qui non troverete il classico manipolo di eroi in missione per salvare il mondo. La distinzione tra buoni e cattivi, tra bene e male, è praticamente inesistente, vi ritroverete ad odiare personaggi che avete amato e ad amare quelli che avete odiato, una volta venuti a conoscenza delle loro motivazioni.

Martin non ama i suoi personaggi, ma la storia che le loro vite, le loro gesta e purtroppo anche le loro morti, sono in grado di raccontare.

 

L’Autore dissemina con perizia i colpi di scena, che piombano sul lettore inattesi e crudeli. La storia non è mai scontata e si svolge come un film davanti agli occhi allibiti e deliziati del lettore (bisogna ricordare che Martin è anche un apprezzato sceneggiatore).

Fin dalle prime pagine, Martin introduce brutalmente il lettore in un mondo in cui si agitano passioni e segreti, in cui gli intrighi sono il pane quotidiano, in cui le regole per la sopravvivenza sono crudeli e non risparmiano nessuno, nemmeno i bambini.

Pur avendo letto finora solo il primo volume, ritengo che questo libro è poco più di un prologo alla saga, con  una storia alle spalle e un futuro da costruire.

Katia Valentini

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