(I was) Fine Before You Came

Un racconto extrasensoriale evocato dal live dei Fine Before You Came

Il 19 giugno la band ha suonato al Pigneto Spazio Aperto di Roma.

 

Non stavo bene prima che arrivassero. Rientravo da Dublino («aveva piovuto per due giorni senza sosta e senza dio. Non mi piace Dublino») con un magone, come un sasso. Un Magone («e vorrei che il magone fosse un grande mago che ti strappi un sorriso») pesante come quando piovono pietre. Tornato in questo paese, dove la domenica c’è il mercato, dove tutti pensano al pranzo che verrà, a Natale e nessuno a capire settembre e al buio/appello. Settembre sarei io; io secondo lei. A settembre c’è il sole, ma è solo momentaneo, finiscono le vacanze, è un preludio all’autunno, all’inverno, alla morte dell’anno.

Ho ritrovato il tuo diario, forse era una provocazione lasciarlo dove sapevi che prima o poi l’avrei trovato. Una dura Provocazione («per me che conosco a memoria i nei che hai sulla schiena, che se li unisco vien fuori una freccia che indica me»). L’ho letto, lo so è una cosa Discutibile («ma battiamo i lividi per mantenerli sempre viola, per ricordarci che san fare ancora male»).
Ci sono scritte tante cose; c’è scritto che è difficile Capire Settembre («è una vita che provo a capire settembre ma non fa per me, è più forte di me“); c’è una lista di cose che odia di me e una lista di cose che ama, la seconda è lunga il triplo e questo mi squarcia. Dice che né io né i suoi amici abbiamo più Fede (“tutti hanno smesso di chiedermi di te, non sei più niente, il tuo numero non lo ricordo più»), ma lei dice che non è una questione di fede («quella canzone che ascoltavamo andando al mare non l’ascolto più, non mi piace più, da quando tutti hanno smesso di chiedermi di te»), ma di volo. Di non nascondersi e di saper volare; di …Non Essere Pipistrelli («costretti a nascondersi come ratti di giorno, e di notte a volar come uccelli, ci penso spesso sai»). Tu hai alcune certezze almeno, io neanche quelle.
Sto tornando a casa, faccio la stessa strada che avremo fatto insieme mille volte almeno, e ripenso di quando mi parlavi di cosa fare Per Non Essere Pipistrelli («e non parli, la testa appoggiata alla strada, non senti, forse dormi, mentre guido verso la città che un giorno sarà casa e un tempo era così»).
Neanche io a volte riesco a capirmi, a Capire Settembre («se ad ottobre non sono guarito tu porta pazienza, è soltanto questione di ore, non è niente rispetto a una vita»), ma prima o poi ci riuscirò.
Quando questo Magone, come un sasso, come pietre che piovono, come un buio/appello, come qualcosa di discutibile andrà via riuscirò a Capire Settembre. E forse allora capirò anche te, anche se sarà troppo tardi.
Ma questa è la fine o è un cerchio?
Per noi che non sappiamo come fare a non tornare.

Gabriele Edoardo Mastroianni

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