“Fidatevi” – I Ministri

«Fidarsi è probabilmente la cosa più stupida che oggi si possa fare. Eppure, guardandoci indietro ci rendiamo conto che tutto quello che veramente conta nelle nostre vite è stato costruito sulla fiducia Perciò Fidatevi – anche se vi tradiranno, anche se tecnicamente è un salto nel vuoto: ne vale la pena»

Tra le vite degli altri


A Snake of June“, Shinya Tsukamoto (2002)

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Fidatevi
«Vanamente si cercherà di dire ciò che si vede: ciò che se si vede non sta mai in ciò che si dice».
Michel Foucault, “Le damigelle d’onore” (da “Le parole e le cose“).

Spettri
« – Torneranno? – domandò Lamelia.
– Credo di no. No, non torneranno più. Che me ne viene? Sono appena partiti ed è tanto se mi ricordo di loro. Eppure esistono, meritano d’esistere, non c’è dubbio. Non torneranno più a smarrirsi nel labirinto della mia memoria. È stato un incidente senza importanza. Ci sono sogni che si snodano come incidenti senza importanza, cose che nella vita ad occhi aperti neppure se ne riterrebbe il ricordo, eppure ti occupano al mattino quando li afferri mentre si spingono in disordine contro la porta delle palpebre. Avrò sognato?»
Raymond Queneau, “I fiori blu” (Einaudi, traduzione di Italo Calvino).

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Crateri


Un’estate d’amore“, Ingmar Bergman (1951)

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Tienimi che ci perdiamo


Un’estate d’amore“, Ingmar Bergman (1951)

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Mentre fa giorno
«Sto mangiando le caramelle».
Anton Čechov alla sorella Marija (Krasnyj Jar-Tomsk, 16 maggio 1890; da “Vita attraverso le lettere“).

Memoria breve
«Prima in confidenza consideravo che la caratteristica essenziale del rimorso è che non ci si può fare niente: perché il tempo delle scusa e delle ammende è passato da un pezzo. E se mi sbagliassi, invece? E se si potesse, chissà come, sospingere il rimorso controcorrente, trasformarlo in semplice senso di colpa, quindi chiedere scusa e ottenere il perdono? E se uno potesse dimostrare che in fondo non era il bastardo per cui era stato scambiato, e lei fosse disposta a lasciarsi persuadere?».
Julian Barnes, “Il senso di una fine” (Einaudi).

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Usami

 “A Snake of June“, Shinya Tsukamoto (2002)

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Un dio da scegliere
«È strano che io di notte senta così tanto la tua mancanza visto che non ci sono mai stata con te – ma l’amore invoca puntualmente te non appena chiudo gli occhi – e mi sveglio calda del desiderio che il sonno ha quasi appagato – la settimana scorsa ho sognato che eri morto – e qualcuno aveva scolpito una statua di te e mi chiedevano di scoprirla – e io ho detto che quello che non avevo fatto in Vita non l’avrei fatto in morte quando i tuoi amati occhi non avrebbero potuto perdonarmi».
Emily Dickinson in una lettera a Otis Philip Lord, 1873 (da “Lettere d’amore“, Il Saggiatore).

Due desideri su tre
« – Ora come ora ho tre domande da porti, e sono: primo, cosa pensi dei sogni; secondo, cosa pensi del linguaggio degli animali; terzo cosa pensi della storia universale in generale e della storia generale in particolare. Sono qui che ascolto».
Raymond Queneau, “I fiori blu” (Einaudi, traduzione di Italo Calvino).

Nella battaglia
«Sto cominciando a capire che la sensazione degli incubi peggiori, una sensazione che si può avere sia nel sonno sia da svegli, è identica alla forma stessa di quegli incubi: l’improvvisa realizzazione intrasogno che l’essenza stessa, il nucleo degli incubi è sempre stato con te, accanto a te, anche da sveglio, solo che… ti è sfuggito; poi quell’intervallo orribile tra il momento in cui capisci cosa ti è sfuggito e quello in cui volgi lo sguardo indietro e vedi che cosa è sempre stato lì, accanto a te, per tutto il tempo…».
David Foster Wallace, “Infinite Jest” (Einaudi).
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Dimmi che cosa
«Bisogna non voltarsi indietro a nessun patto, non prolungare i cattivi sogni col raccontarli. Meglio uscire nel sole, nella neve, respirare a fondo, magari vomitare, come facevano gli antichi dopo aver fatto un cattivo sogno. Oggi qui c’è un bellissimo sole».
Cristina Campo, “Lettere a Mita” – 178. 24 febbraio 1966.

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Sofia Bucci

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