Feticci a gogò (Part. 3)

Le perversioni (indotte) non hanno fine...

Lo so, migliaia e migliaia di lettori attendono un mio articolo di satira politica e contro-informazione, ma ho scelto di occuparmi per la terza volta di feticci, principalmente per due motivi: il primo è che umanamente ed intellettualmente sono abbastanza saturo di questioni sociali e devo proprio avere un motivo “urgente” per parlarne, il secondo è che parlare di feticismo è divertente, istruttivo e stimolante, e credo che un po’ di sana spregiudicatezza faccia proprio bene all’umore collettivo, oppresso dagli argomenti di cui sopra.

Occhei, traduco: la politica mi ha fracassato le spelotas e preferisco parlare di sesso. Così va bene?

A dire il vero, la distinzione fra porno-cultura e contro-informazione è piuttosto sottile, perché l’oppressione della Conoscenza nel mondo intero interessa principalmente il sesso, che rappresenta la sfera più intima di tutti noi ed intoccabile da qualsiasi sistema e potere costituito.

Boh, il capoverso “siamo seri” giunge al termine, ora possiamo tuffarci in forme di feticismo simpaticissime; mi raccomando, commentate, condividete le vostre esperienze, credo proprio che questo sia il luogo virtuale adatto per aprirsi senza tabù. Fra l’altro io sono feticista sia dei commenti ai miei articoli sia dei feticismi altrui, quindi mi fate anche un favore.

 

IBRISTOFILIA

Essere sessualmente attirati dalle persone che hanno commesso un crimine.

Nel nostro Paese questa forma di feticismo ha visto un esponenziale crescita a partire dal 1994 e, difficile a credersi, tutti i giornali e i programmi televisivi ne parlano apertamente da anni, sfidando ogni tabù e senso del pudore comune.
Rapiti da ibristofilia, milioni di persone si masturbano alla vista di personaggi indagati o condannati, che stimolano in loro un’incredibile bisogno di farsi derubare o truffare. Le forme più eclatanti si scatenano addirittura in luoghi pubblici, e proprio questa incredibile libertà ha contaminato la fantasia sessuale di mezzo popolo.
Libertà, popolo.
Popolo, libertà.
Ho la sensazione che mi manchi una preposizione articolata. Mah.

 

PIGMALIONISMO

Feticismo rivolto alle statue.

Dal nome di Pigmalione, mitico re di Cipro, che si innamorò della statua di marmo di una donna che egli stesso aveva scolpito; per intercessione della dea Afrodite, la statua si trasformò in una fanciulla vivente e Pigmalione la sposò.
In realtà questo feticismo può avere sfumature anche più romantiche, come per esempio l’attenzione verso una persona alla quale è stato insegnato qualcosa di importante, ma non ci interessa.
Forse chi ha fatto dell’arte la propria missione di vita ha sviluppato una certa forma di feticismo nei confronti delle opere scultoree, ma faccio fatica a vedere Philippe Daverio con le mutande abbassate davanti al “Mosè” di Michelangelo.
A Porto Cesareo, però, è stata eretta (termine consono all’articolo) la statua a Manuela Arcuri, e si ha notizia di tentati rapporti sessuali da parte di pescatori che, dopo giorni e giorni di mare, non vedevano l’ora di abbandonarsi fra le braccia di una gnocca ferma e consenziente.

 

AGALMATOFILIA

Essere sessualmente attirati da manichini di plastica nudi.

Dunque, su questo argomento ho molto da dire. Purtroppo per voi che leggete.
Veniamo incessantemente bombardati da immagini sessuali e persone più o meno fragili ne vengono sopraffatte, così il sesso diventa una specie di ossessione (anzi, toglierei “specie”) e si finisce col vedere peni e vagine ovunque.
Certe facce famose di sicuro non aiutano, perché a guardarle si pensa sul serio ad un pene o ad un bel culo (anzi, toglierei “bel”), ma la cosa che più manda in tilt alcuni feticisti sono i manichini dei centri commerciali e dei negozi.
Quando ero piccolo io i manichini erano piuttosto inquietanti, a volte senza testa e in pose disumane, con i polsi girati di 180° e i gomiti destri identici ai sinistri. A volte vedevi anche manichini con due piedi uguali, e cominciavi a chiederti se i produttori fossero dei pazzoidi allucinati in preda ai fumi dell’alcool.
L’unica differenza fra i manichini maschili e quelli femminili erano delle orribili parrucche, spettinate e sfilacciate, che facevano del manichino femminile quanto di più lontano al sesso si potesse immaginare.
Il busto dei manichini maschili era un parallelepipedo piatto con delle leggerissime linee sull’addome, a ricordarne i muscoli; il busto dei manichini femminili era identico, ma con impercettibili protuberanze a significare i seni.
Li guardavi, quindi, con orrore e ribrezzo, ma ti concentravi sull’abito che sfoggiavano e che finivi per acquistare.
Oggi la situazione è totalmente cambiata.
I manichini maschili sono più fisicati di Sylvester Stallone, hanno le spalle così larghe che oltre ad indossare camicie li puoi usare per misurare meglio la tovaglia da tavolo che hai appena acquistato nel negozio affianco. Hanno le espressioni da pesci lessi, tipiche dei figlioli di papà che, oramai, hanno invaso le nostre città, i cappellini sparati all’insù come rapper mancati, polsini e catenacci, petti lucidi e nel peggiore dei casi si intravedono nel volto le sopracciglia rifatte a “ali di gabbiano”.
I manichini femminili sono molto più sexy delle ragazze immagine che chiamano per fare comparsa negli eventi a tema nei centri commerciali o nelle fiere. Non hanno semplici parrucche scombinate, no, indossano direttamente i capelli delle più grandi fotomodelle del mondo, e sfoggiano capigliature che farebbero impallidire anche Moira Orfei.
Gli stacchi di coscia non scendono mai sotto il metro e mezzo, così volente o nolente ti fermi a guardarle, poi ti giri verso la ragazza che ti sta affianco, e ti rendi conto che quando finisce la gamba del manichino inizia il mento della tua fidanzata, così cominci a fantasticare sul quanto sarebbe spettacolare fare sesso con due colonne di marmo bianco.
Il sedere dei manichini femminili è creato sul calco di Jennifer Lopez, ed è così per tutti i manichini del mondo; siano essi usati per indossare intimo, minigonne o semplici vestitini, sembrano fatti apposta per mettere in imbarazzo gli uomini, che si ritrovano a fantasticare su come sarebbe bello abusarne lì, davanti a tutti.
Il seno dei manichini femminili è rigido, a pera, con i capezzoli inturgiditi e con il decolté ben delineato; mettici sù un bel reggiseno o una maglietta colorata sottile come un capello, ed ecco l’effetto gnocca che mai avresti pensato di vedere su un pezzo di plastica.
Io mi tiro fuori da questo feticismo, ovviamente (ovviamente per me, sia chiaro), ma ci tenevo a precisare che forse alcuni desideri sono indotti dalla società, più che da pulsioni intime.

 

EFEFILIA

Attrazione sessuale per i tessuti come la seta e il velluto.

Scii uor bluuuuuuu vellvett.. sarebbe “she wore blu velvet” ma volevo rendere bene l’idea di come sto canticchiando il pezzo, pensando alla bella Rossellini (ho omesso il nome perché “bella Isabella” faceva abbastanza ridere).
Questo feticismo mi pare tutto sommato innocuo, se non addirittura romantico, perché si tratta di desiderare il contatto con un tessuto pregiato che, forse, richiama la delicatezza della pelle e la voglia di essere abbracciati da qualcosa di confortante, caldo e sensuale.
Certo, dal desiderare di fare l’amore in un letto di seta al masturbarsi tenendo in mano lo straccio della cucina la strada è piuttosto lunga, ma bisogna accettare che, come in tutte le cose, esistono mille sfaccettature possibili, soprattutto perché gli esseri umani sono fondamentalmente psicolabili e le inventano di tutti i colori.
Non ho trovato accostamenti fra questo feticismo e quello delle calze di nylon, del resto credo siano effettivamente diversi, soprattutto perché il nylon è sintetico e se se ti ci tuffi facendo sogni erotici rischi di schiattare dal caldo.

 

FORMICOPHILIA

Riporto letteralmente dal sito http://it.urbandictionary.com: “the fetish of having small insects crawl on your genitals”.

Posso immaginare le espressioni dei vostri volti, e i suoni cacofonici che stanno uscendo dalle vostre labbra: bbaaaa bluahhh brrrrrr bbbbbb uuuhhhoooaaahhh (questa non so come si legge, ma fa molta scena).
Sì, esiste gente che gode nel vedere strisciare o camminare piccoli insetti sui propri genitali; devo ammettere che sono in difficoltà, è difficile fare ironia su gente che si mette un bacherozzo sul pisello.
Queste persone trovano piacere sessuale dal prurito, dal bruciore o dal piccolo dolore inferto da minuscoli morsi; per alcune di queste persone si tratta di sadismo, perché la goduria sta nel porre gli insetti nei genitali di qualcun altro.
Questi sono i più furbi, ovviamente.
Avete mai usato il miele nel sesso? Io sì, è molto eccitante, è naturale e mentre lo usi su qualcun altro ti da anche una botta di energia, così unisci l’utile al dilettevole.
Ecco, chi prova Formicophilia, dopo essersi cosparsi di miele i genitali, anziché fare e/o ricevere una fellatio e/o un cunnilingus prende un bel barattolo di formiche e se lo versa lì, dopodiché aspetta che i piccoli esserini facciano il loro lavoro con la diligenza e la meticolosità che li contraddistingue.
Leggendo di questo feticismo, mi è venuto in mente il film “Indiana Jones e il tempio maledetto”, e mi sono chiesto cosa sarebbe accaduto nella scena degli insetti nel passaggio segreto se il giovane archeologo fosse stato un formicophilo: “Willie.. willie, se non ti sbrighi qua ci restiamo secchi.. però aspetta un attimino, che le cavallette stanno finendo un certo lavoretto..”.
Vado a vomitare, torno subito.

 

CAPNOLAGNIA

Feticismo del fumo basato sull’osservazione di una persona che fuma.

La persona che fuma diventa un feticcio probabilmente per l’immagine sicura di sé che trasmette nel suo prossimo, quindi ne è coinvolto emotivamente chi ha una particolare attrazione verso personalità forti.
Non credo molto, come ormai avete sicuramente capito dai miei articoli, a spiegazioni psicologiche un po’ campate per aria; nel caso della capnolagnia si sostiene che il desiderio risale all’infanzia, quando si osservavano persone apparentemente sagge o innocenti mentre facevano qualcosa di trasgressivo.
Beh, fatemelo dire, è una cazzata colossale, e scusate il termine.
Mia madre era una fumatrice accanita, e il risultato è che io odio talmente l’odore del fumo, che lo sento a chilometri di distanza; il fumo è per me quello che una goccia di sangue è per gli squali.
Se sono in spiaggia, in mezzo a milioni di persone (cito non a caso il caro Lucio Dalla), e qualcuno accende una sigaretta in una località balneare lontana dalla mia di 3 chilometri, è probabile che l’odore mi dia parecchio fastidio, e generalmente l’umore mi si guasta per l’intera giornata.
Forse l’immagine della femme fatale col bocchino in mano, o quella del giovane ispettore privato stile Mickey Rourke che fuma una sigaretta ogni 40 secondi, può indurre in certe persone un non so che di attrazione sessuale e, detta in questi termini, forse non si tratta di un feticismo così strambo.
Sono poco obiettivo, in questo caso, perché una donna che fuma mi infastidisce parecchio, non per il gesto ovviamente, ma per la puzza. Ci sono ragazze che quando le baci ti sembra di baciare un posacenere.
All’ultima che ha provato a soffiarmi il fumo in faccia per sedurmi ho tirato una capocciata in faccia, tanto per chiarirle il concetto “l’odore del fumo mi infastidisce alquanto”.
Però fortunatamente non siamo tutti uguali, e fortunatamente per i fumatori esiste gente che li adora.
Non Roberto D’Izzia, ma chissenefrega, giusto?

 Roberto D’Izzia

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