Europa S.p.A.

La politica ci ha venduti come schiavi a "gruppi d'interesse" che tramano sulle nostre sorti!

L’Italia si è appecoronata al centro del potere vessatorio: una manciata di Lobby e Banche private che decidono ogni giorno quali sono le nostre leggi, come dobbiamo vivere, lavorare, pagare le tasse o cosa mangiare… 

 

Il governo Berlusconi fa ridere tutti, e non per le famose (quante decisamente anti-umoristiche) barzellette, ma per la propria incapacità politica. L’ultima dimostrazione ci è stata data dalle risatine della Merkel e di Sarkozy (e di un buon numero di giornalisti) nella conferenza stampa congiunta di qualche giorno fa.

Però, mentre Silvio Berlusconi fa ridere quanto ad incapacità politica e amministrativa (oltre che per la patetica voglia di virile gioventù, espressa sotto forma di mignottocrazia), a me non viene mica da ridere nel vedere i soldatini della politica, Merkel e Sarkozy in testa, pronti a muoversi in base all’andamento delle borse e delle direttive della BCE.

La loro serietà nello svolgere i compitini dettati del mostro economico Europeo,  ricorda molto il puntiglio di Adolf Eichmann, il freddo funzionario tedesco considerato uno dei maggiori responsabili operativi dello sterminio degli ebrei.

Loro stanno cercando di portare i rispettivi paesi fuori dalla crisi, ma fuori dove?

Una volta usciti da questo empasse, dove andremo?

Torneremo in quell’entità territorialmente unita, con un parlamento e una moneta unica, ma senza una costituzione alla sua base?

Una Nazione si basa sulla volontà dei popoli che vi risiedono a dare vita ad un soggetto che unifichi gli intenti e le tradizioni e con questa premessa avrebbe quasi più diritto e valenza la fantomatica Padania, piuttosto che l’Europa.

Ma come è successo? Come ci siamo ritrovati in questa situazione senza che ce ne accorgessimo?

Perché c’è da mettere subito in chiaro alcune cose: l’Italia è entrata in Europa senza chiedere nulla ai propri cittadini, senza un referendum, senza dichiarare ufficialmente che cedeva una parte della propria sovranità (che appartiene ai cittadini, come recita la nostra Costituzione) ad un gruppetto di affaristi senza scrupoli.
Costituzione alla mano, leggiamo l’articolo 70, che recita: «La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere». La maggior parte delle leggi emanate dal parlamento da noi eletto, però, deve sottostare o rientrare dentro leggi quadro dettate dalla Comunità Europea.
Ma chi decide quale grado di sovranità deve avere il nostro libero parlamento? Lo decide la Commissione Europea. La Commissione è composta, non da membri eletti direttamente dai cittadini, ma nominati dai capi di Governo degli stati membri.
I diciannove commissari non eletti, hanno in mano il potere più grande, quello dell’iniziativa legislativa. Sono loro a proporre leggi e regolamenti, e a prepararli materialmente. Questi progetti passano poi al parlamento europeo che, raramente, data la grande tecnicità dei testi, li respinge, e al massimo si limita a delle modifiche formali.

 

La grande tecnicità di tali testi deriva dal contributo offerto dai lobbisti. È dalla metà degli anni ’80 infatti, che le più grandi aziende multinazionali Europee (Francesi e Tedesche in testa) e non, hanno degli uffici di lobbing a Bruxelles. Nel documentato libro del 1997: “L’Europa degli Interessi”, della prof.ssa Gloria Pirzio Ammassari si leggono alcune interessanti interviste fatte a dei lobbisti –che non hanno dichiarato la loro identità- molto utili per la comprensione del fenomeno lobby in Europa.
La recente attualità ci ha portato a scrivere e a mostrare le situazioni di disagio dei rifiuti in Campania, e ad incolpare amministratori e cittadini, difficilmente andremo mai a chiedere alla Erra (European Recovery Recycling Association) che rappresenta industrie come la Coca Cola, Unilever e la Nestlè, per i parametri che dettano alla Commissione e le direttive sugli imballaggi e il loro smaltimento. Mentre gli animalisti affiggono cartelli contro la vivisezione, la Colipa (un’organizzazione che rappresenta le industrie produttrici di cosmetici, di profumi e di prodotti di bellezza) è riuscita ad evitare più volte la messa al bando dei test sugli animali negli stati membri. Tutte queste sigle, tutte le più grandi multinazionale sono presenti a Bruxelles con propri uffici pieni di personale –anche fino a 500 impiegati per organizzazione- altamente qualificato, pagato più di 100 euro l’ora, e con un solo scopo: far prevalere gli interessi delle proprie compagnie all’interno della Commissione.

 

Per fare un esempio concreto dell’attività dei lobbisti, nell’intervista al presidente della Unione Produttori Canarie, Azzorre, Madeira (Upec) e delegato generale per i territori Francesi d’oltremare (Eurodom) parlando della redazione della norme per l’esportazione della frutta, denominato “Dossier Banane”, dichiara: «Nel caso del Dossier Banane, se non fossimo stati tempestivi nell’intervento e pronti a tenere la mano del funzionario redattore del testo della regolamentazione, non avremmo ottenuto dei risultati così favorevoli agli interessi dei nostri produttori. […] Abbiamo avuto l’occasione non dico di dettare il testo, ma sicuramente di ispirarne il contenuto: i funzionari della commissione sono stati estremamente disponibili e hanno compreso appieno le nostre esigenze».

Erik Wesselius, un analista del Corporate Europe Observatory, un ente di ricerca sulla democrazia, stima in circa 15.000 i lobbisti presenti a Bruxelles, con un giro d’affari di circa 90 milioni di euro l’anno, ma la scarsa trasparenza dei lobbisti -che non sono tenuti a dichiarare per chi lavorano– rende difficile una stima precisa. Il problema è proprio quello della trasparenza. Mente in paesi come l’Inghilterra, dove il lobbismo nacque agli inizi dell’800, o in Usa dove la prima regolamentazione di tale fenomeno risale al 1852, il lobbing Europeo è pressoché senza regole.

 

Proprio per questo motivo, nel 2005 la Commissione Europea ha deciso di lanciare l’European Transparency Initiative, per arrivare nel 2006 al varo della “Carta Verde”, un documento contenente le direttive per rendere più trasparenti le modalità di accesso alla Commissione Europea. In nome della trasparenza era stato deciso che chiunque avesse voluto avrebbe potuto proporre una sua iniziativa. I risultati sono sul sito della Commissione Europea. Proposte arrivate: N° 49 dal settore pubblico (Governi, Politici, e Amministrazioni locali); n°18 da Organizzazioni non governative (Gruppi come la Erra o la Colipa, ma anche come il Wwf); N° 73 da Imprese private (le lobbies vere e proprie); n° 07 da altri soggetti; n° 17 dai cittadini. La redazione di tali regole, l’approvazione delle proposte si è svolta con le regole esistenti… ovvero: le lobbies hanno fatto un ottimo lavoro di lobby per regolamentare il lobbyng! Più trasparente di così.

Questo situazione porta i politologi a parlare di “mancanza di rappresentatività”, ma chi paga le spese di questa mancanza? Gli elettori/consumatori, e paesi come l’Italia. In che modo? Ad esempio in casi come quelli della Tav in Val di Susa. Il progetto aveva ricevuto le proteste dei cittadini, delle amministrazioni locali (elette dai cittadini), ma il via libera della Commissione Europea che ha tenuto più in considerazione i pareri di società private come la Ecorys Neanderlans Bv, la Cowi A/S. Enc, Ernest & Young Europe e Consultrans, naturalmente non elette da nessuno, e di cui non si conoscono nemmeno i nomi dei funzionari. Ed anche se le proteste e le trattative sono tutt’ora in corso, possiamo già immaginare come andrà a finire.

Paesi come L’Italia invece,  pagano per il loro provincialismo. Nel Marzo 2006 il Cipi (Centro Italiano Prospettiva Internazionale), un’organizzazione no-profit nata dall’iniziativa di alcuni professionisti per cercare di fare un’azione di lobbing comune a Bruxelles, ha pubblicato un rapporto dal titolo “Le lobby D’Italia a Bruxelles” in cui viene messo in evidenza il ritardo culturale dell’Italia nel comprendere la natura del lobbing e l’importanza dello stesso. Basti pensare che alcuni lobbisti stranieri erano presenti a Bruxelles con una “Antenna” (ovvero un solo uomo) già dagli anni ’60, e che invece alcune regioni Italiane hanno aperto ufficialmente dei propri uffici di rappresentanza solo nel 1996.

Questo ritardo si è palesato quando sono state introdotte delle norme sulla libera concorrenza in un mercato non adatto a ciò, come quello italiano, e che hanno solamente portato alla svendita di grandi aziende come Telecom, Autostrade e Alitalia e che, anzi, secondo la lettera inviata da Trichet e Draghi al governo Italiano, dovrebbero farsi ancor più consistenti per rilanciare l’economia.

La lettera in questione (leggi qui) fece molto scalpore, ma i più non capirono che quella fu una mossa per rendere palese all’opinione pubblica che il sistema economico-finanziario è al di sopra di quello politico, e che è l’unico depositario della soluzione di questa crisi.

Perché, se davvero il motore del mondo contemporaneo è l’economia (ed un esempio chiaro lo abbiamo avuto con l’attuale crisi economica) coloro che tirano le redini di questo carro sono quelli che hanno in mano il nostro futuro lavorativo, il nostro benessere, la nostra salute, la nostra libertà.

Lo hanno in mano loro, e non il “nostro” governo (destra o sinistra che sia) democraticamente eletto.

Ma la cosa che più ci rattrista è la consapevolezza della nostra totale mancanza di autorità su tali organismi, e di conseguenza sul nostro futuro.

Mettiamocelo bene in testa: nessuno di noi può influire su queste istituzioni extra-governative che di fatto ci governano, perché noi e i nostri rappresentanti non abbiamo nessun potere su di loro.
Possiamo solo informaci, capire e organizzarci. Perché se davvero vogliamo cambiare il nostro futuro, dovremmo iniziare a capire contro chi puntare il dito, per poterci incazzare e non indignarci contro non si sa bene chi.

Marco Caponera

 

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9 Comments

  • non abbiamo alcun controllo su questo serpaio di lobby private che fanno leggi per i loro interessi e noi ne dobbiamo pagare le spese. la manovra anticrisi è stata fatta per l'unico scopo di accodarci all'europa e rimanere in questo covo di serpenti, e lo dobbiamo pagare noi, con le tasse, la disoccupazione, ecc… questi politici ci mandano al macello.. mettono in secondo piano il bene dei cittadini per sottostare a questi organi sovranazionali che ci sfruttano.
    tanto loro continueranno a godersela e noi gli paghiamo le mignotte!!! inaccettabile!

  • Attualmente più del 50% di tutta la legislazione dei 25 paese membri dell’UE proviene da Bruxelles, e per quanto riguarda il campo ambientale la percentuale sale all’80%. Ci sono circa 15.000 lobbisti che si dedicano a tempo pieno nell’azione di influenzare le istituzioni europee. Più del 70% di tali “corporati” rappresentano grandi imprese senza alcuna regolamentazione sul codice di condotta!
    Tutto ciò è ormai un procedimento di routine, che ha come risultato che molti degli emendamenti redatti da parte dei rappresentanti dell’industria (ed occasionalmente dei gruppi della società civile) si convertano in legge. Gli eurodeputati corrono il rischio di convertirsi in meri intermediari che trasferiscono le richieste dell’industria alla macchina del processo decisionale. Molti di essi, dopo un periodo in cui esercitano la propria carica, passano al mondo della lobby aziendale. Un esempio è dato dai britannici Nick Clegg (liberale democratico) e David Bowe (laburista) che si sono uniti alla squadra di lobby del gruppo GPlus Europe, dopo aver lasciato il Parlamento Europeo nel 2004.

    In seguito, al termine della loro carica, anche molti Commissari sono tornati a Bruxelles come corporati dell’industria. Un buon esempio è Leon Brittan, ex Commissario del commercio (1994-1999), che preparò la posizione dell’Unione nelle negoziazioni sui servizi del WTO (AGCS o GATS). Dal 2000 Brittan si è dedicato a premere sui suoi successori, Pascal Lamy e Peter Mandelson, in qualità di Presidente del Comitè LOTIS, un gruppo di pressione che rappresenta l’industria britannica dei servizi finanziari.

    E' UNO SCHIFO!

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