Emilio Stella in questa intervista ci parla di “Suonato“, il nuovo disco che ha pubblicato per Goodfellas il 14 settembre. In “Suonato” ritroviamo l’attenzione alla società e l’ironia scanzonata che caratterizza i lavori di Stella. Un album per riflettere con la giusta leggerezza.
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– “Solo che lo faccio come piace a me, né indie né mainstream, ma allora che cos’è?”. La tua musica è molto varia, tocchi tanti generi in questo tuo “Suonato”, dal rock ai ritmi tipici della musica popolare, allora, Emilio, noi rimandiamo la domanda che poni in “Attenti al cool” a te: la tua musica cosa è?
Semplicemente musica, senza troppe definizioni di categoria. È il risultato di quello che sono.
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– Sei sempre molto attento alla realtà che ti circonda, soprattutto quella della periferia popolare romana, la chiave che scegli per raccontarla e interpretarla è quella dell’ironia. Perché questa scelta? È l’ironia che hai imparato tra le case popolari oppure è un modo di comunicare che hai elaborato col tempo?
L’ironia fa parte del mio carattere, quindi di riflesso nelle mie canzoni c’è questo aspetto che serve anche per alleggerire temi più pesanti.
– C’è spazio anche per un tuffo fuori da Roma. Si scopre che hai origini calabresi. Cosa ti hanno dato le tue origini a livello personale e musicale? C’è tanta differenza fra la tua Roma e la Calabria che conosci tu?
Sì, mio nonno era calabrese e mi ha trasmesso l’amore per la sua terra così bella e piena di contraddizioni. Nella musica mi ha influenzato con le sue tarantelle e canti popolari. Nel personale, grazie a queste radici, ho amato fin da subito la natura.
La differenza con Roma è abissale se la rapporto al paesino di origine dei miei nonni.
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– È sempre più frequente l’uso del dialetto romanesco nella nuova scena cantautorale romana. C’è una riscoperta e insieme un attaccamento alle radici oppure è anche e/o soprattutto moda?
Io posso parlare a livello personale. Quando sento di voler raccontare una storia come “La gattara” o “Marcella”, oppure se narro le vicende di “Capocotta non è Kingston”, uso il dialetto per essere più fedele e aderente alla realtà che mi circonda. Se invece parlo della società o di un altro argomento più generico, mi viene naturale usare la lingua italiana.
In ogni caso, credo che l’uso del dialetto nelle canzoni possa essere solo una cosa positiva a livello culturale.
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– Che progetti hai per il futuro? Che musica pensi di fare?
Progetti per il futuro, un tour SUONATO che partirà da dicembre, la scrittura di uno spettacolo di teatro canzone ambientato alle case popolari dove sono cresciuto e un nuovo disco pieno di contaminazioni di musica da ogni parte del mondo.
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– Un saluto per gli amici di UkiZero?
Un saluto a te e a tutti gli amici di Ukizero. Grazie per le belle domande e a presto.
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Ilaria Pantusa
Molto simpatico ed interessante. Ascolterò l album intero…
Bella intervista. Pantusa sempre sul pezzo e bravissima!
concisa ma incisiva. bell’intervista della Pantusa.
Stella lo conoscevo già,l’ho sempre apprezzato. sono molto curioso per questo suo nuovo album. il singolo è divertente