.«Cerca sempre il ritmo del tuo destino.
Perché il destino, si sa, va sempre a tempo».
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Quello di Emanuele Colandrea è uno di quei ritorni che si aspettano, e che si scelgono. Un ritorno che non è solo un album con nove tracce, non è solo una storia, non è solo un racconto. Così come la presentazione di “Un Giorno di Vento” non è solo concerto.
Le luci del palco sono ancora spente quando entro nella sala concerti del Quirinetta e si intravedono appena una panchina, di spalle, e un lampione al suo fianco. Quando le luci si accendono, le note del violino di Andrea Ruggiero, del basso di Valerio Manelfi, del pianoforte di Tiziano, Lo Spinoso, e la chitarra di Emanuele accompagnano, con una certa discrezione, la voce di Daniele Cedroni che, di spalle, seduto sulla panchina, comincia a leggere le parole di quel racconto che è la rete che tiene insieme le nove maglie dell’album: «Una storia che vive a cavallo di più realtà. Una storia di segreti, di desideri espressi e nascosti male». È introdotto così il primo pezzo, “L’uomo con le rughe“.
Mentre Tiziano si sposta dal pianoforte alla batteria, Daniele riprende la lettura. “Si diverte a calcolare“, il secondo pezzo, è una storia nella storia, come ogni traccia del disco: ed è la storia di Claudia, che confonde la perfezione con la bellezza, poco disposta a seguire il ritmo del tempo che passa. Quello stesso tempo che è sempre e solo presente per Lodovico, l’uomo senza memoria, senza ricordi e senza segreti, protagonista del terzo pezzo, “Ogni sera“. Segue “Con le dita” che ci riporta lungo la strada della storia principale, da cui ci allontaniamo di nuovo con “L’allegria della sua stanza“, con la voce di Emanuele piacevolmente intrecciata al canto lirico di Laura De Santis, a cui fa eco il violino di Andrea Ruggiero. «Francesca i suoi anni se li portava addosso come una giornata faticosa, sembrava avesse paura di non essere adatta. Ma a chi e che cosa non lo sapeva neanche lei»: è così che Daniele introduce il sesto pezzo, “Trova qualcosa da ridire“.
Storie di «desideri espressi e nascosti male», dicevamo, come quella di Alberto, in “Sul soffitto troppo basso“, o di Mario, in “Secondo lui“, che ci accompagnano lentamente verso l’ultimo pezzo, “Per imparare a volare“, la storia di Nina e Leonardo, «arrivati da qualche strano posto dove l’amore non si spiega. Esiste e basta».
L’ultimo pezzo, che non è l’ultimo, apre in realtà un secondo concerto. “Trenta secondi e ricominciamo”: sono riproposti i pezzi più conosciuti scritti da Emanuele per i Cappello a Cilindro, prima, e per gli Eva Mon Amour, poi, e contenuti nel suo primo album da solista, “Ritrattati“. Da “Non so come si fa” a “Odio le tue risposte brevi“, da “Nascondigli per i cani” a “Prometto“, dal “Vento forte” a “Pensare fa male alla pelle“, per concludere con “I nomi di Attilio” e “Non mi cercate“, presenti invece nell’Ep, “Canzoni dalla fine dell’anno“, uscito in free download per la fine del 2015.
«Buon viaggio, buona libertà, buona ricerca, buona fortuna e buon ritorno»: sono le parole che chiudono “Un giorno di vento“. Non potevano essere più adatte: buon ritorno.
Veronica Della Vecchia
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sempre ottima musica e personaggi interessanti su uki. c’e’ speranza per stimolanti sensazioni
Bello il pezzo. Mi piace!
Uno stampo cantautorale classico , ma attuale nelle emozioni , nel saper raccontare storie . Ho sentito poco ma non male davvero .. Le parole di questo post hanno aiutato. Complimenti , tutto molto bello .
bravissima Veronica. Colandrea è una carezza in una giornata di vento … anche quando c’ è il sole . un grande !
io lo sto aspettando che passi dalle mie parti . lo adoravo gia’ con gli eva mon amur
bellissimo report. complimenti veronica!
una melanconia brillante. storie che si sentono essere vere
il pezzo è gradevolissimo
interessante è il concerto , con lo spettacolo dentro … 🙂
non conoscevo. un cantautore con qualcosa di vero da dire , molto familiari le sue storie , dal cortile dell’anima
brava la veronica!