.«Non potevo correre né giocare
quand’ero ragazzo.
Quando fui uomo, potei solo sorseggiare alla coppa,
non bere –
perché la scarlattina mi aveva lasciato il cuore malato.
Eppure giaccio qui
blandito da un segreto che solo Mary conosce:
c’è un giardino di acacie,
di catalpe e di pergole addolcite da viti –
là, in quel pomeriggio di giugno
al fianco di Mary –
mentre la baciavo con l’anima sulle labbra,
d’un tratto questa mi fuggì».
(Antologia di “Spoon River” – Edgar Lee Masters)
.
Spoon River è un immaginario paesino americano. Nel suo cimitero, sulla collina, le lapidi riportano date, volti, epitaffi, istanti fuggitivi di vita, brandelli di tempo, una prece. Ma sono i morti stessi a raccontare la loro versione ai lettori. Chi strepita arrabbiato perché la morte è arrivata troppo presto, chi ricorda con tenerezza la sua famiglia, chi ancora i giorni di scuola. Un punto di vista particolare quello offerto da queste poesie: attraverso i brevissimi squarci di vita terrena ci facciamo un’idea di Spoon River e dei rapporti che legavano, tra di loro, i suoi abitanti. Un altro paese di un altro tempo, le origini dei vivi sui volti di coloro che non sono più. Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley / «il debole di volontà, il forte di braccia, il buffone, il beone, il rissoso? / Tutti, tutti dormono sulla collina». Dopo aver sollevato il sipario ed essere andati dall’altra parte, i cittadini di Spoon River dicono la verità, ognuno di loro finalmente dice la verità.
La poesia che ho scelto è emblematica. Ho deciso di riportarla nella bellissima traduzione di Fernanda Pivano che rende magnificamente l’atmosfera dei versi. Francis Turner è un ragazzo malato di cuore e innamorato, nulla di più pericoloso giacché l’amore si addice ai cuori forti. Da sempre Mary è la sua amica più cara. Francis è condannato a una vita di tranquillità e solitudine, ne va della sua sopravvivenza. Ma lui sceglie la cosa più rischiosa, sceglie di essere, per una volta, come tutti gli altri, sceglie di vivere come un giovane uomo sano e capace di sentimenti alti. Bacia Mary pur sapendo che quel bacio lo ucciderà, che l’emozione di quel momento farà cedere il suo cuore malato. Ma a Francis questo non importa. Sceglie di rischiare. Preferisce morire dopo aver avuto il suo momento piuttosto che continuare a vivere una vita piatta e senza emozioni.
Ecco questa poesia ci ricorda che bisogna rischiare. Provare a fare quel passo difficile. In una biforcazione occorre prendere la strada in salita, anche se il pensiero del rischio, del pericolo e dell’ignoto ci inducono a camminare in discesa. Provare il tutto per tutto anche se abbiamo una sola possibilità di successo. Meglio fallire provandoci che non tentare affatto, perché vivere senza emozioni equivale a non essere mai nati.
E infatti Francis è uno dei pochi abitanti del cimitero di Spoon River che non si lamenta, non piange la sua dipartita, non si dispera. Accetta l’ineludibile fine a cui il mondo occidentale fatica ancora ad abituarsi, possiede una mentalità greca. Francis Turner ricorda con malinconia ma senza tristezza la sua vita terrena. Ricorda soprattutto il bacio di Mary ed è per questo che sorride, quando la signora col mantello nero gli si presenta per ghermire la sua anima.
Giuseppe Cetorelli
meravigliosa poesia
grazie Cetorelli, l’ho conoscevo tramite de Andre’…. interessante leggerne la critica
la sfacciataggine della morte….che attacca imparziale in un poeticita’ sopraffina
bellissimo post