Con Diane Arbus apriamo il primo appuntamento sulle “grandi figure femminili della fotografia del novecento” che vedrà come protagoniste anche Lisette Model e Eva Rubinstein nelle prossime uscite.
Dal 18 0ttobre 2011 al 5 febbraio 2012 al “Jeu de Paume” di Parigi si è svolta la prima retrospettiva della grande artista del novecento: Diane Arbus. Quindici anni di intensa carriera fotografica vengono riassunti in duecento immagini di singolare potenza emotiva che vedono rappresentati soggetti borderline, del “submondo dei freaks” (ritratti in maniera maniacale dall’artista), ritenuti dalla società immorali e pericolosi , come nani, giganti, ermafroditi, individui eccentrici e deformi, che ritrarrà per la maggior parte delle volte nelle loro abitazioni, ma anche persone apparentemente normali in pose e atteggiamenti che riversano nello spettatore inquietudine e la sensazione che qualcosa sia sbagliato.
Diane Nemerov nasce in una famiglia dai forti connotati artistici, il fratello Howard Nemerov divenne uno dei più grandi poeti americani mentre la sorella Renée una scultrice. Nel 1941, a soli 18 anni, sposa Allan Arbus che la indirizza alla fotografia. Nel 1956 inizia a studiare fotografia con Lisette Model e proprio grazie ai suoi insegnamenti la Arbus diviene la fotografa originale e brillante che tutti conosciamo, capace di scrutare oltre l’apparenza del soggetto, intenta ad investigare nell’animo umano creando intimità tra lei stessa ed i soggetti.
Gli scatti della Arbus sono perturbanti, circondati da un forte senso di familiarità che inquieta, che genera al tempo stesso estraneità. Il suo lavoro rivela un forte impatto emotivo determinato da soggetti prima di allora inosservati. Rifiutarsi di dare attenzione a tali fotografie non significa altro che rifiutare la realtà, la quale richiede e suscita una presa di posizione ed è proprio per questo che una fotografia significativa rappresenta uno dei mezzi più potenti per destare una reazione nell’osservatore.
Tutto questo viene coadiuvato dall’utilizzo di una Nikon 35mm, prima, per passare poi, negli anni Sessanta, alla Rolleiflex 6×6 che le darà maggior precisione nelle inquadrature e le permetterà di dedicarsi ai soggetti con più rigore ritraendoli frontalmente.
Il passo successivo saranno le immagini contornate dal bordo nero e l’innovativo –per l’epoca- uso del flash a schiarire i soggetti, differenziando i personaggi dallo sfondo, elevandoli ad un altro piano, il tutto a rendere le fotografie della Arbus misteriosamente surreali.
Stanley Kubrick (suo amico) in “Shining” citerà una delle sue foto più famose: le due inquietanti sorelline omozigote. Ancora più curioso è il rimando alla fotografa nella macabra scena in cui compare la donna cadavere in stato di decomposizione nella vasca da bagno, dove Kubrick rievoca lo stato in cui venne ritrovata la Arbus morta suicida, il 26 luglio 1971 nel suo appartamento di Manhattan.
Micol Del Pozzo
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mitica arbus!!!
la prima retrospettiva della Arbus!!!
eh!!! :)))
wooo! foto d'impatto…direi
non ho capito l'entita di queste foto fino a quando non ho letto l'articolo..è vero, sono inquietanti nella loro intimità, genuinità e esistenzialità
una semplice foto di un soggetto umano, si fa grande opera! era l'arte di diane arbus
una sbirciata accecante in un mondo altro..
bell'articolo!
e a pensare alla rolleiflex 6×6 … 🙂
i soggetti delle foto… sembra li conosci da una vita
come quelle persone che hai sempre evitato e poi scopri essere umane?!