Di chi sono i tuoi soldi?

Per non dimenticare il meccanismo criminale delle banche!

Adesso prendete una banconota da 10 Euro, osservatela attentamente, poi poggiatela vicino al vostro Pc. Adesso chiedetevi: quanto vale questo pezzo di carta molto colorato e graficamente orribile? Ve lo diciamo noi: 0,20 centesimi circa (massimo 0,30 centesimi). E non è come pensate, non c’è nessun controvalore in lingotti d’oro chiusi in qualche cassaforte a centinaia di metri sottoterra come nei film. Quel pezzo di carta vale “realmente” venti centesimi. Ma la Banca Centrale Europea (BCE),  lo “vende” alla modica cifra di 10 euro, davvero un grande affare!

 

No, quella alla quale state pensando non è la risposta esatta, la Banca Centrale Europea non è statale, anche perché l’Europa non è uno stato, ma soprattutto perché gli azionisti di questa banca sono le banche centrali di ogni paese membro che, vi sembrerà strano, sono delle Spa. La nostra cara Banca D’Italia è un istituto pubblico di diritto privato, che ha degli azionisti, tutti privati, che si spartiscono gli utili e che prima stampavano le care vecchie lire, ed oggi partecipano alla stampa degli euro.

Il succo è questo: la BCE spende 0,20 centesimi per stampare una banconota con su scritto dieci euro, e le vende allo stato a dieci euro appunto.

Come siamo arrivati a pagare il denaro? Il denaro nasce come mezzo di rappresentazione di un valore. A questa rappresentazione corrispondeva il valore reale della moneta d’argento o d’oro. Quando i sovrani iniziarono a dare un valore diverso a quello che era realmente la moneta si iniziò a parlare di signoraggio. Ad una moneta d’argento del valore reale 10, veniva dato valore nominale 15. Lo scarto tra il valore reale e quello nominale è il guadagno che il sovrano intascava, ovvero, il signoraggio. Oggi, più o meno avviene la stesa cosa, ma con qualche differenza.

Mentre il signorotto “batteva cassa” con questo metodo per avere più denaro per il suo stato e i suoi castelli, le sue guerre, oggi, chi batte cassa è una Banca Centrale privata che ha ricevuto l’autorizzazione a farlo.

 

Visto che l’argomento in questione (il signoraggio bancario) è stato ed è a tutt’oggi una delle bandiere ideologiche dell’estrema destra, proviamo a citare qualcuno che non può essere tacciato di appartenenza a tale area politica, un tizio barbuto di nome Carl Marx, che ne “Il Capitale” spiegava: «La banca d’Inghilterra venne autorizzata dal Parlamento a battere moneta … con questa moneta la banca faceva prestiti allo Stato e pagava per suo conto gli interessi del debito pubblico. Non bastava però che la banca desse una mano per aver restituito di più con l’altra, ma, proprio mentre riceveva, rimaneva creditrice perpetua della nazione fino all’ultimo centesimo che aveva dato. In Inghilterra, proprio mentre si smetteva di bruciare le streghe, si cominciò ad impiccare i falsari. Gli scritti di quell’epoca, ad esempio di Bolingbroke mostrano che effetto facesse sui contemporanei l’improvviso emergere di questa genia di bancocrati». Questo ha portato nel tempo ad una distorsione di quello che era il reale significato della moneta.

 

Nel recente passato il denaro cartaceo doveva essere “Pagabile a vista del portatore”, e quindi aveva  la stessa valenza di una assegno per intenderci, ovvero un pezzo di carta al quale doveva teoricamente corrispondere lo stesso quantitativo in soldi su un conto corrente, mentre per la moneta un quantitativo di metallo prezioso conservato nei Caveau delle banche centrali. Ma non è così da tempo, in Italia ad esempio dagli anni ’30 non è più così. Alle vecchie mille lire, e ai nuovi mille euro, non corrispondono che dei numeri scritti su un pezzo di carta o altri pezzi di carta, non ci sono lingotti d’oro, ma solamente dei pezzi di carta senza nessun corrispettivo reale, senza nessun valore intrinseco. Di fatti, il costo di una banconota per le banche centrali è pari allo zero, ma questo denaro, tramite il tasso ufficiale di sconto, viene fatto pagare allo Stato (ovvero a noi cittadini tutti) tramite interessi ed imposte allo Stato che ne richiede.

Quindi, non solo lo Stato non stampa direttamente la propria moneta decidendone il destino e gli utilizzi, ma quando abbisogna di denaro deve prenderlo in prestito come un qualsiasi privato e pagare degli interessi come qualsiasi privato.

E non si creda che lo stato non ne abbia bisogno. Non solo per il finanziamento della sua gestione, ma basti pensare ai  periodi di “deflazione” e “inflazione” quando lo stato immette o ritira moneta sul mercato. Il che vuol dire ordinare ad una banca privata (Banca d’Italia prima, Banca Centrale Europea oggi) di stampare del denaro. Su questo denaro, usato per controllare i prezzi (i prezzi variano oltre che per la legge domanda e offerta, ma anche in base alla quantità di moneta disponibile sul mercato ndr), quindi per una funzione primaria di stabilizzazione da parte dello Stato stesso, vengono pagati interessi decisi dalla banca centrale.

 

Possiamo concludere che ogni banconota stampata è un piccolo debito che lo Stato -ovvero i cittadini– devono pagare ad enti privati per il denaro che in via teorica dovrebbe essere un bene comune, un bene statale, da lui emesso e controllato.

Naturalmente gli interessi vengono pagati con la stessa moneta che viene stampata dalla banca che richiede gli interessi. Il guadagno è globale, continuo ed assicurato in forma perpetua.

 

Quest’onere, quindi, è ormai un carico che ogni cittadino ha sulle spalle, ed è il prezzo da pagare per il passaggio del signoraggio e il diritto di stampare moneta da un ente pubblico ad un ente privato.

Siamo sicuri che questa sera andrete a prendere l’aperitivo tranquilli come sempre, vi chiediamo solo di dare un’occhiata alle banconote con le quali pagate, pensando che in realtà non sono le vostre, non sono dello Stato, ma di alcuni tizi in giacca e cravatta molto ricchi… grazie a voi.

 Marco Caponera

 

 

 SIGNORAGGIO BANCARIO

 LA CRISI ECONOMICA

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