– “Evitiamo i sabati” è il tuo nuovo album. Parlacene un po’: com’è nata l‘idea di questo lavoro discografico, cosa rappresenta per te , quali sono le tue aspettative?
Evitiamo i sabati nasce come bisogno di dare libero sfogo alla mia visione della realtà, mettere in musica pensieri, sensazioni , domande è per il cantautore una necessità, è cullarsi nei suoni e nei testi fino a raggiungere l’appagamento ed il benessere psico-fisico. La canzone è un animale interiore che ha voglia di uscire e manifestarsi. Tutto ciò che si ha dentro è un dovere esporlo, condividerlo con il resto della band, metterlo in musica e lavorare fino a concretizzare il messaggio che si vuole trasmettere. Il pubblico va de sé che ne ritrova il senso, poiché il pubblico è la gente, più o meno con le stesse visioni e le stesse sensazioni.
– Come nasce Danilo Di Florio cantautore?
Danilo Di Florio nasce come cantautore quando da un semplice strimpellio di chitarra, sulla base di cantautori già noti nel panorama italiano, avverte la necessità di proporre qualcosa di originale, un punto di vista, un’essenza naturale che nel tempo cresce e che da sogno si tramuta in concretezza e lavoro quasi quotidiano.
– Quali sono le tue principali influenze artistiche e musicali, e quali di esse sono più presenti in questo album?
Le influenze artistiche sono quelle del mondo rock italiano, non nego che Ligabue, Vasco Rossi sono sempre un bel pane quotidiano da assaporare, poi Bennato, De Gregori, Gazzè, Fabi, Silvestri, ma non mi identifico comunque in nessuno di loro, non riesco a trovare delle similitudini, anche perché stiamo parlando comunque di geni…!di artisti a tutto tondo!!!!
– Su cosa vertono le tematiche del disco e dei brani? C’è qualche tema in particolare che ti è caro e che sei solito affrontare con la tua musica, o segui solo l’ispirazione del momento?
Le tematiche parlano del mio rapporto col mondo circostante e con me stesso, di come vivo la mia vita, di quante scocciature spesso subiamo a causa dello stress quotidiano su doveri e pesantezze continue. Di ciò che vedo e non mi sta bene obiettivamente parlando, e di ciò che invece mi consola se guardo le cose da un’altra prospettiva. Un tema particolare di questo periodo è il senso di giustizia che manca fortemente, di lavoro ben pensato, di coraggio e di umiltà al contempo.
– C’è o ci sono uno o più brani del disco a cui sei particolarmente legato, e perché?
C’è un brano che parla di una persona a cui sono particolarmente legato, “Silvia forever”, ce ne son due poi che parlano della mia visione razionale del rapporto che vado man mano costruendo con la mia compagna “Cosa siamo noi” e “Patto d’amore”…e poi c’è “Autogol” in cui mi immergo spesso, puramente autobiografico, su disfatte e ricostruzioni del proprio vissuto in questo mondo fatto talvolta di briganti e malfattori.
– Nel tuo modo di comporre hai un approccio più spontaneo ed istintivo, oppure più “calcolato” e ragionato (ad esempio valuti l’impatto che un brano avrà sul mercato, a chi potrà piacere, cosa “va” in quel momento, cerchi un titolo d’impatto..)?
Nella costruzionedi un brano mi fido essenzialmente del mio istinto, di quell’animale che necessita di ruggire, di manifestarsi, non dimentichiamo mai che prima della ragione siamo fatti di carne ed ossa, di impulsi e di pulsioni, di istintività…non mi sono mai legato al carrozzone di ciò che va in quel momento, anche perché ad oggi, ciò che va è a dir poco dissacrante l’arte e la musica in particolare.
– Si legge dalla tua biografia che hai partecipato a diversi concorsi e festival, tra cui ad esempio “Rock Targato Italia”, importante manifestazione nazionale. Come descriveresti queste esperienze? Questo tipo di palchi sono importanti per i nuovi artisti, secondo te?
Sì, Rock Targato Italia è una bella manifestazione, ti da l’opportunità di esibirti a livello nazionale, non condivido la competizione, in quanto ogni forma d’arte è pura rappresentazione, non un giudizio su chi è più e chi meno interessante, pensiamo a Sanremo e pensiamo che Zucchero non raggiunse il podio in una partecipazione, o Vasco che arriva addirittura ultimo…Ci rendiamo conto????
– Qual è stata fino ad ora l’accoglienza del pubblico e del mercato nei confronti del tuo lavoro?
Io penso che il pubblico abbia iniziato a conoscermi e farsi un’idea ben chiara del mio apporto alla musica, poi su tutto il resto dovete chiedere alla gente, non a me.
– Con la crisi dell’industria discografica da tempo in atto, quali sono secondo te gli sbocchi più proficui per un nuovo artista ed un nuovo disco, sia dal punto di vista più prettamente “economico”, ma anche rispetto alla visibilità e alla possibilità di raggiungere un certo successo di pubblico?
Innanzitutto ci vuole dedizione senza limiti, senza se e senza ma. La musica è come una persona in un rapporto d’amore, o la si ama totalmente e si cerca di costruire, o si lascia sin dall’inizio senza compromessi. Se questo è alla base, bisogna poi focalizzare cosa vogliamo raggiungere, certo la crisi c’è ma c’è anche tanta spazzatura che alimenta ancora di più la crisi, c’è un vuoto di emozioni, di senso, e tutti sappiamo che la standardizzazione della musica a quella americana attraverso i talents offre il conseguente annientamento di chi fa l’artista per vocazione e non per comodità. La strada da percorrere rimane sempre quella del non demordere, di farlo in primis perché ci piace farlo e da qui spedire a rotta di collo i provini alle tante etichette discografiche, prima o poi qualcuno si accorgerà di te.
– Progetti per il futuro e dove possiamo ascoltarti?
La musica è sempre un cantiere aperto, c’è sempre l’apertura e la visione ad un nuovo album, vitale per questo mestiere. Oggi potete ascoltare la mia musica su tutti i digital stores nazionali ed internazionali e seguirmi su facebook e sul sito ufficiale www.danilodiflorio.com. a breve partirà anche il tour da Bologna, il 18 giugno, sede della etichetta discografica “areasonica records” che approfitto per ringraziare di cuore.
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