Siamo schiavi di un sistema sociale gerarchizzato e prestabilito, non è una frase fatta e disfattista, ma una realtà storica e antropologica. L’unico tributo alla Vita rimastoci è quello di fare esperienza di noi stessi – un atto di volontà necessario da rivolgere anche alle persone che amiamo e che ci accettano per quello che siamo e diventeremo. Esistere significa “poter scegliere”, anzi essere “possibilità”. Ho capito allora che l’unica speranza di felicità è quella di un’anarchica evoluzione di ciò che siamo e proviamo, di tutto ciò che ci elettrizza! Una gamma di esperienze che racchiuda la giusta conoscenza di sé stessi (cosa che ineluttabilmente ci metterà a confronto con l’universo, perché si sa… l’esperienza prima ti mette alla prova e poi ti spiega la lezione).
«Esistono menti che si interrogano, che desiderano la verità del cuore, la cercano, si sforzano di risolvere i problemi generati dalla vita, cercano di penetrare l’essenza delle cose e dei fenomeni, e di penetrare in loro stesse. Se un uomo ragiona e pensa bene, non ha importanza quale cammino egli segua per risolvere questi problemi, deve inevitabilmente ritornare a se stesso, ed incominciare dalla soluzione del problema di che cosa egli stesso sia e di quale sia il suo posto nel mondo attorno a lui».
G.I. Gurdjeff
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LE ABILITÀ DI RIMODELLAMENTO EMOZIONALE PER MEZZO DELLA CONTEMPLAZIONE INTERIORE E DELLA CONSAPEVOLEZZA DI SÉ
Siamo arrivati al punto in cui cercavo di raccontare come sono giunto a comprendere come le scienze, al pari delle antiche tradizioni e scuole misteriche, ci hanno sempre suggerito di entrare nel vuoto mentale per poter ritrovare e realizzare se stessi (per intenderci uno dei metodi più efficaci in questo senso è la meditazione). Miguel Hernández scrisse: «Quando sono solo, io sono davvero io». Certamente, nel silenzio riesco a sentirmi… Io posso ritrovarmi solo dentro di me, da nessun’altra parte. Questo è l’unico modo per liberarmi da eventuali e nefasti imprinting emozionali, come pure dalle influenze dei dogmi della cultura e della società che mi hanno configurato per come sono, tra frustrazioni, sensi di colpa, responsabilità ineluttabili, gioie, deliri e rompimenti di coglioni.. Al contrario, dentro il silenzio della mente, immerso nella mia coscienza, io ritrovo il mio Sé primigenio, quella parte di me in qualche misura incontaminata… la parte pura ed integra del mio “Io Sono“, l’essenza di me stesso non ancora macchiata dall’ambiente esterno, dalla società e dai bagagli relazionali. Lì dentro c’è il seme di quello che sono, c’è un dialogo interiore che parla tra sé e sé senza alcun intermediario o interferenza, lì dentro c’è l’informazione di base: ci sono le nostre vere emozioni che ci qualificano (c’è il centro dello scontro tra “Eros” e “Thanatos“), e sono proprio quelle che, in quanto pure, dobbiamo ascoltare (perché indicano la nostra vera natura)!
Infatti, il vero segreto non è tanto azzittire la mente (cosa alquanto impossibile direi..) ma comprendere che noi non siamo la (nostra) mente (dobbiamo disidentificarsi): ci dobbiamo accettare per quello che siamo veramente allo “stato naturale”, avendo quindi consapevolezza di ciò che non siamo… che tutte le stronzate che ci hanno inoculato tanto non ‘sono’ noi! Noi non ci dobbiamo più voler identificare con la maschera sociale che ci è stata cucita addosso dalla ragnatela della nostra mente… L’immagine di sé, la realizzazione professionale, la forma fisica, la propria capacità nel perseguire gli obbiettivi personali, l’indipendenza finanziaria, le amicizie, le relazioni affettive… noi ci percepiamo e ci consideriamo nello stesso modo in cui gli altri ci percepiscono e ci considerano, non perché noi siamo tali ma perché siamo convinti di essere tali. In realtà nessuno di noi possiede un’identità assoluta, ogni identità non esiste in realtà ma viene costruita dalle nostre credenze. Le credenze creano le esperienze che a sua volta rafforzano maggiormente le nostre credenze sulla nostra identità. Il senso di ogni meditazione trascendentale sta nel disidentificarsi: abbandonarsi cioè ai “Simboli” dell’Inconscio.
Invece, quando interagiamo con l’esterno, entriamo nella tela delle relazioni e norme sociali, energie che al contrario influenzano fortemente il mio Io, la mia personalità, ecc… In quei momenti è la mente che prende il timone per districarsi tra gioie e dolori. Nel silenzio della contemplazione interiore invece c’è il DNA originale di quello che sono e tutte le mie emozioni originali. Essere centrato e “presente” a me stesso mi riporta a scoprire ed osservare me stesso nudo… libero da tutti quei preconcetti, sterili meccanismi di difesa o vecchie sofferenze. Basterà concentrarsi su se stessi senza altre distrazioni, magari focalizzandoci sul nostro respiro (come accade nella meditazione)… nient’altro deve contaminare la nostra mente. È pur vero che se iniziamo ad interagire col nostro Inconscio troveremo ben evidenti anche tutti i nostri demoni mentali, una cosa è certa: le carte si scoprono. Ecco che il buio, il vuoto, il nulla, sono metafore di una dimensione ancestrale in cui la vita si ri-partorisce. Nascondersi nell’inconscio è annullarsi, prendere le distanze dal conosciuto, disidentificarsi. Significa ritrovare la nostra vera natura: il nostro più autentico destino. «Il silenzio è il grande rivelatore» diceva Lao-Tse.
Ritirarsi in sé stessi è curarsi, rigenerarsi, lasciar fare al Sé. Qualsiasi seme nell’universo viene occultato nel ventre buio della terra per creare la vita di una pianta, di un animale, di un uomo. Ogni volta che abbiamo bisogno di allontanarci da un brutta situazione e ne vogliamo una nuova dovremmo rifugiarci nel vuoto.
Per dare il via ad un cambiamento significativo è necessario l’intervento di un metodo che faccia da catalizzatore e che sblocchi l’energia stagnante e risvegli l’attenzione e l’intenzione di una volontà disciplinata, nonché di una notevole sensibilità mentale.
Quando si parla di vuoto mentale sta più che altro a significare uno “stato di non-mente razionale“. Una condizione interiore caratterizzata cioè da una profonda ed intima connessione col “Mondo delle Idee” epurato dai pre-giudizi (la mente non può essere facilmente azzittita, tanto vale aver consapevolezza sul come non identificarsi con lei… semmai solo con ciò che più ci emoziona!). Bisogna eliminare i pensieri ordinari, materiali, utilitaristi ed ogotistici su cui si basa il “giudizio socio-culturale”, in favore di una ‘concentrazione interiore‘, di una percezione di noi stessi e basta… magari concentrandoci soltanto sul nostro semplice respiro, che va rallentato il più possibile. Dopodiché quella “concentrazione interiore” potrà funzionalmente essere rivolta ad un’Idea positiva e più elevata: magari contemplando e meditando sulla relativa “Idea assoluta” del caso specifico che ci tormenta.. Questa è una cosa importante: il silenzio totale della mente è difficile da raggiungere, pochi eremiti ci riescono, forse… l’importante è piuttosto allontanare i pensieri materiali, le preoccupazioni, ecc… se ci viene da pensare ad una cosa dobbiamo lasciarla passare via, senza giudicare. Poiché è difficilissimo trovare il silenzio totale, oltreché pericoloso (giacché l’azione di eliminare tutti i pensieri può comunque rischiare di lasciar porte aperte a chissà quale altra energia mentale), bisogna semmai concentrarsi nel dialogo interiore o sulle proprie (pure) emozioni e obiettivi, o riflettere sulle “Idee/Archetipi” assoluti di quegli stessi eventi.. E nel farlo non dobbiamo tanto pensare a parole, ma con delle Immagini! Per capirci meglio possono essere utili le parole di Jacques-Benigne Bossuet: «Soffermate la vostra attenzione su qualche verità che ha colpito la vostra mente e il vostro cuore… Non bisogna passare continuamente da un pensiero all’altro, da una verità all’altra, tenetene una, stringetela finché penetri in voi, legate ad essa il vostro cuore piuttosto che la vostra mente, estraetene, per così dire, tutto il succo a forza di strizzarla con la vostra attenzione». Fatelo fantasticando alcune immagini mentali… il vostro inconscio infatti può averle pescate solo dalle “idee” del Vuoto neurale; se l’intenzione emozionale è forte, allora risuonerà la frequenza che dal Campo Quantico farà collassare quella funzione d’onda in una correlazione tra eventi identici a quelli da noi desiderati, stavolta ben manifesti davanti ai nostri occhi… sul nostro relativo piano dell’esperienza. Vi ricordate della formula alchemica che dice: “Solve et coagula” (sciogli e addensa)? È una grande verità che descrive un processo di apprendimento che non deve fissarsi nel concetto, ma “scioglierlo” nel proprio conosciuto per, poi, sviluppare la nuova conoscenza che dovrà emergere, addensandosi, a un nuovo livello di concettualità. Anche perché, quando un essere senziente si focalizza su un certo tipo di consapevolezza di sé, esiste solo quella: ogni singolo “sentire” che esprima consapevolezza, nel momento che lo fa, sta esprimendo l’Idea della coscienza cosmica, e la sta rappresentando nei limiti che la sua forma o espressione o ‘coscienza derivata’ gli permettono in questa (nostra) relativa dimensione olografica e, quindi, è l’unica che esiste! La nostra coscienza non può sperimentare consapevolezza da più vibrazioni emotive contemporaneamente, ma solo da quella che si è deciso di “sentire“!
Allora, anche la fisica moderna sostiene, come da sempre affermano i mistici, che il concetto di Vuoto va totalmente rivisitato, poiché come abbiamo visto non c’è niente di più pieno di energia del cosiddetto “spazio vuoto”. “Il vuoto in sé” scrive Danah Zohar, psicologa e studiosa di fisica: «Può essere concepito come un ‘Campo di campi’ o, più poeticamente, come un mare di potenzialità. Esso non contiene particelle e tuttavia tutte le particelle sorgono come eccitazioni […] al suo interno. […] Il vuoto è il substrato di tutto ciò che è».
Antiche tradizioni esoteriche, soprattutto nell’Alchimia come ci ha insegnato Jung, parlavano del cosiddetto “Archetipo dell’Ombra“. Ogni individuo dovrebbe, nel silenzio della propria interiorità, entrare in contatto con le parti rimosse che non conosce e non accetta di se stesso ma che proietta sugli altri mediante i suoi comportamenti (abbiamo più volte accennato nei post precedenti della teoria psicologica della “Legge dello Specchio“). Mentre secondo l’ “Archetipo del Sé“, come avveniva nella “Rubedo alchemica“, il livello finale dell’evoluzione è rappresentato dall’integrazione psichica degli opposti e dalla cessazione dei conflitti interiori. In quel momento l’individuo trova il proprio vero Sé, la dualità cessa di esistere e può realizzarsi l’ “individuazione“: la sintesi dei contrari che genera la totalità. Quando gli Archetipi divengono consapevoli, l’uomo non ne è più dominato e il suo agire diventa chiaro e libero. Pertanto coscienza e inconscio possono incontrarsi e la persona può giungere all’auto-realizzazione.
La psicoterapia contemporanea, ma soprattutto le metodologie di crescita personale, danno oggi sempre più importanza a questa contemplazione profonda del proprio Sé, che potrebbe essere anche un altro modo per parlare di una delle tecniche che da millenni viene riconosciuta, dai maggiori saggi asceti, come l’unico mezzo per raggiungere l’evoluzione psico-fisica (e spirituale): vale a dire la Meditazione. Un recente studio pubblicato sul “Journal of Neuroscience” ha scoperto che esiste un legame diretto tra la respirazione nasale e la nostra funzione cognitiva, cosa che renderebbe il nostro respiro una sorta di telecomando per il controllo remoto del nostro cervello. Ultimamente gli scienziati della “North Western Medicine” hanno forse trovato una spiegazione a tutto ciò. I risultati dei loro esperimenti hanno mostrato che i ritmi della respirazione naturale dei partecipanti incontrava ritmi elettrici lenti nelle loro regioni cerebrali, associate al loro senso dell’olfatto. Gli scienziati hanno anche osservato che durante l’inalazione nasale, nell’amigdala, responsabile della nostra capacità di elaborare le emozioni, e nell’ippocampo, associato ai ricordi ed alle emozioni, i ritmi veloci elettrici diventavano più forti. I risultati della ricerca suggeriscono, allora, che l’atto di respirare col naso svolge un ruolo fondamentale nel coordinare i segnali elettrici cerebrali nella corteccia olfattiva dell’ “odore”, la regioni del cervello che ricevono l’input dal nostro naso. È chiaro che l’atto di respirare attraverso il naso, anche quando non odoriamo, può ancora influenzare le nostre emozioni e la nostra memoria. Questo fatto è affascinante, perché non di rado tutti noi associamo naturalmente l’odore alla memoria e all’emozione. Ecco che queste informazioni dimostrano che non è solo il senso dell’olfatto che ci può ricordare un particolare giorno o momento della nostra vita, ma anche il semplice atto della respirazione, benché essa sia effettuata attraverso il naso stesso. La respirazione nasale può quindi essere considerata “il telecomando del cervello“, perché la respirazione attraverso il naso influenza direttamente i segnali elettrici nelle regioni del cervello che riguardano l’ odore. Controllando il nostro respiro possiamo effettivamente migliorare la funzione del cervello per sviluppare le abilità del riconoscimento emotivo più accurate e più veloci, e migliorare contemporaneamente la nostra memoria… giacché nel silenzio e nel vuoto del nostro Sé: l’inconscio si svela e il nostro “Io” può integrarsi e tornare a vibrare della sua frequenza fondamentale.
Allora, la Meditazione, come pure lo Yoga, vengono indicati, sempre più, come metodi scientificamente validi per calmare le onde cerebrali, far fare uno switch al nostro sistema nervoso; questo permette di passare da un sistema di azione, attività (simpatico-stress) ad uno stato di calma (parasimpatico) dove il rilascio ormonale cambia totalmente. Il sistema parasimpatico presiede infatti molte funzioni conseguenti al rilassamento. Di fatto, vivere in uno stato rilassato è il fondamento per lo stato di salute o eventuale guarigione. Essere rilassati non vuol dire vivere nell’inoperosità, ma vivere in azione consapevole ‘lasciando andare‘. Vivere l’emotività al suo culmine e poi riportare la calma. E in quella calma, nel nostro stato meditativo/introspettivo, possiamo immaginare tutto ciò che vogliamo… tutto ciò che possiamo realizzare.
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Tuttavia, rigenerarsi nel vuoto del nostro inconscio è esattamente il contrario di quello che facevo quando ero in pena, quando mi trovavo da qualche amico o lo chiamavo per raccontargli i miei problemi e lamentarmi. Così facendo i potenziali “universi” e “possibili futuri” ideati dal Vuoto non potevano avverarsi o aiutarmi, perché ogni volta che parlavo di un problema a qualcuno finivo per non interessarmi a possibili alternative finendo, invece, per rinforzare solo quello che avevo, e quello mi tenevo! Le parole aumentano il disagio, soprattutto quando sono guidate su un’autostrada trafficata da giudizi, ruoli, responsabilità, ideologie, scottature emotive, traumi, ecc… Quando ci diamo da fare per sistemare una relazione problematica solitamente inneschiamo senza rendercene conto una serie di comportamenti standard. Di solito il dubbio, l’ansia e la paura sono le prime molle che fanno scattare le risposte standard – impulsi di sopravvivenza – che una mente razionale usa per “risolvere/eliminare il problema”; è un fatto di conservazione (..dell’energia). Mi torna in mente un giorno in cui stavo facendo una passeggiata in montagna, dove all’improvviso un grosso cane si fermò ringhioso e minaccioso proprio davanti a me. La prima cosa che si fa in quei casi, molto probabilmente dopo aver spalato la merda che abbiamo fatto tutt’intorno, è quella di scappare a gambe levate. A quel punto però succede sempre che il cane ci corre automaticamente dietro e noi iniziamo a scappare sempre più veloci immettendo energia solo nella paura… nel fuggire. Così, mi sono ricordato dei tanti ‘bei discorsi’ che avevo letto e ho trovato il coraggio di rimanere fermo di fronte la “belva”, a quel punto ho urlato un assertivo comando di ‘stop’ verso il cane. Ebbene, quel “bestiale Minotauro” si è bloccato subito, o se non altro ci stava pensando due volte prima di attaccare (della serie che “affrontare la paura” rimane sempre un must!), cosa che invece avrebbe fatto certamente se io avessi iniziato a scappare. Quindi una reazione dettata dalla paura, ossia una reazione dettata dall’impulsività più becera, ci fa assumere per la maggior parte delle volte il comportamento peggiore che possiamo attuare in quel momento.
In sostanza, credo che le persone davvero umane sono quelle che riescono a essere se stesse. Nella loro vita agiscono, non reagiscono a ciò che dicono o fanno gli altri. Agiscono per iniziativa propria, non reagiscono alle azioni degli altri o a come loro si aspettano che agiranno – se qualcuno mi insulta io non me lo filo proprio, non è il suo “parere” che mi interessa: nessuno, che non mi conosca alquanto bene, ha le carte in regola per decidere se io sono uno stronzo oppure no. Io so chi sono, e non reagirò con rabbia perché non lascerò mai che sia qualcun altro a decidere come io debba reagire o comportarmi. Bisogna essere assertivi, perché poi la calma sarà la virtù dei forti..
Allora, facendo un resoconto, saranno pure “belle parole” ma è chiaro che si può affermare che i nostri pensieri sono ciò che poi diverranno le nostre parole. E le nostre parole diverranno le nostre azioni. Quindi dobbiamo prestare attenzione alle nostre parole e azioni perché quest’ultime diverranno le nostre abitudini. E se non ci interessiamo delle nostre abitudini esse diverranno il nostro carattere. E il carattere è qualcosa di cui dobbiamo prenderci assolutamente cura, poiché esso diverrà il nostro destino. Quello che pensiamo diventiamo. Chi vuole capire capisca…
Questo significa che molto spesso noi non siamo davvero noi stessi; al contrario, recitiamo un copione (che va dalle attitudini caratteriali fino al nostro ruolo sociale). Invece dobbiamo rompere gli automatismi mentali e lasciare spazio a iniziative del tutto inedite. Solo l’immaginazione conosce soluzioni inaspettate. La Volontà è in noi per spingere e farci travalicare quel muro che la società ha innalzato contro la nostra libera espressione, dobbiamo saltare se vogliamo scoprire nuovi confini.
Per avere ciò che non ho devo fare ciò che non ho mai fatto, è una legge di natura. Io ottengo qualcosa sulla base di ciò che faccio, se voglio altro devo fare altro, come farebbe altrimenti l’esistenza a creare sempre nuove forme di vita o situazioni e condizioni diverse? L’evoluzione funziona così. Noi dovremmo vivere così – e non sto parlando di vivere una vita spericolata.
L’essere umano può fare quattro possibili esperienze: percezione, sentimento, pensiero e intuizione.
Tutte possono essere sentite o attraverso i sensi oppure attraverso quella presenza che sia ha di sé all’interno della propria coscienza… e tutto si gioca sul campo dello scontro fra “Eros” e “Thanatos“.
La mente, la consapevolezza, non sono altro che epifenomeni legati al cervello, ed è proprio grazie all’azione delle risonanze quantiche della coscienza che esiste il libero arbitrio, ergo la libertà di dare un nuovo significato alle cose. Di fatto la “creatività” è la scoperta di un significato nuovo, di un contesto inedito all’interno del quale assegnare nuovi significati. Infatti se è impossibile elaborare significati, non esiste nulla di simile alla creatività. Ecco che, per fare un esempio caro a noi di Uki, Roger Penrose ha dimostrato scientificamente che il “processo del significato” non può essere svolto dalla “materia”, dal computer (ogni riferimento all’intelligenza artificiale non è puramente casuale). Tra l’altro anche l’attuale concezione materialistica del mondo esclude il significato, ma anche il sentimento, perché quest’ultimo non può essere computato.. Ebbene, noi siamo stati “addomesticati” al solo pensiero computabile (qui sì che l’Intelligenza Artificiale può superarci), alla materia e alla percezione.
Ecco che da un po’ ormai ho cominciato a prendermi cura di quell’intermediario tra la mente e la materia che altro non è che la consapevolezza. Questo stato di coscienza si attua tramite la comunicazione non-locale (giacché la nostra coscienza è in stretta risonanza col Campo Purico grazie all’inconscio), una comunicazione che non richiede segnali, perché essi fanno tutti parte della consapevolezza stessa. La consapevolezza interagisce con se stessa. Non richiede segnali locali, per cui non viene violata nessuna legge fisica. La non-località della nostra coscienza dipende dall’insito sistema connettivo del Vuoto. Infatti come abbiamo spiegato nel capitolo precedente, il vero segreto della mente – e quindi del meccanismo neurale del Vuoto in primis – non è tanto la sua capacità di immagazzinare informazioni (quello è più tipico di un computer o dell’AI) ma quella di immagazzinare innanzitutto le parti “importanti“ delle informazioni e trascurare quelle “marginali“. Questa proprietà fa si che il Vuoto, e poi la mente, siano in grado di riconoscere problemi e segnali “simili” semplicemente verificando che in essi esistano parti elementari in comune. Queste sequenze di parti semplici sono appunto le “idee/immagini” generate dalle ‘correlazione di eventi quantistici’ creati dal sistema neurale del Vuoto. Ebbene, la grande scoperta della “nuova fisica” sulla natura della mente e del Vuoto riguarda il capire cosa occorre operare per ottenere un certo risultato evolutivo. Per fare questa cosa ciascun neurone del nostro cervello e ciascun “quanto di vuoto“, si specializza, con l’esperienza, a riconoscere particolari situazioni nel mondo esterno/olografico identificando una precisa sequenza di “segnali semplici” – e dunque un preciso “segnale complesso” come composizione di segnali semplici.
Pertanto, il Vuoto non dialoga direttamente con la nostra mente ma proietta in essa – attraverso l’inconscio – le componenti “elementari” delle sue “idee” e quindi dei “possibili futuri” quantistici. In seguito queste componenti elementari stimolano le analoghe componenti elementari di idee “simili” nella nostra mente tratte dalla nostra personale esperienza del mondo. Ecco che quando io attraverso la mia entropia riesco a realizzare una “sovrapposizione quantica” tra ciò che ha immaginato il Vuoto (in attesa solo di essere reso reale) e ciò che io “voglio/immagino“, allora in quel momento ciò che io ho desiderato può collassare attraverso una nuova “funzione d’onda” in grado di realizzare quella determinata realtà nella mia vita (nel nostro mondo/dimensione olografica… il campo relativo dell’esperienza).
La materia consiste di onde di possibilità tra cui la consapevolezza può scegliere. Perciò il primo passo per ritrovare me stesso è stato, innanzitutto, quello di mettermi in condizione di essere in “presenza mentale”: lasciar scorrere liberamente la mia natura e quindi accogliere ciò che è e ciò che accade intorno a me, rimanendo concentrato sul presente, su ciò che la vita mi propone nell’unico momento in cui si schiude innanzi ai miei occhi: ossia quello che sto vivendo.
Prendere coscienza vuol dire prima di tutto “esserci“, essere presente e portare la piena attenzione, no tesa ma diretta, ad ogni azione che si compie nella vita di tutti i giorni.
La consapevolezza è la possibilità di orientarsi con lucidità nella realtà circostante e rendersi conto di dove si è, di cosa si sta facendo in un determinato momento e del perché.
L’idea è quella di porsi in una posizione neutrale nell’osservazione di se stessi e della realtà che ci circonda, libero dai conflitti interiori. Dobbiamo smetterla di farci dominare dalle circostanze e governare la propria personalità con il nostro sguardo dall’alto, non più preda del flusso caotico. Bisogna divenire in grado di percepire la realtà al di là dei propri limiti cerebrali e, attraverso lo sviluppo di un grado di coscienza superiore, trovare il vero senso delle cose dentro di sé.
Praticare questa presa di coscienza ha generato in me stati emotivi quieti, una pienezza interiore che non sperimentavo se non in alcuni momenti in cui fruivo un’opera d’arte o una musica che odoravo, ha migliorato la mia capacità di agire e interagire e non di re-agire agli eventi della vita… o almeno sto imparando… Questo brevissimo video può darvi un’idea di ciò che voglio intendere per ‘prendere consapevolezza delle cose’:
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Ogni volta che sto pensando per l’ennesima volta a cosa fare per risolvere una situazione di conflitto in cui mi sento invischiato, io chiudo gli occhi e prendo fiato… Non importa dove mi trovo, non serve appartarsi, ormai ho il callo alle figure di merda, l’importante è ricavarsi un momento per sé… avere consapevolezza delle mie ansie e paure e poi rilegarle ad un piccolo spazio nella mia mente, talmente piccolo da farle divenire insignificanti – e sparire – nella calma e nel vuoto del mio appartarmi in me stesso; giacché lì ci sono solo io… e non sento cazzi! Rimanere in silenzio è una figata! In quei momenti immagino sempre la situazione risolta e l’emozione di entusiasmo che ne scaturirebbe. Provo ad immaginarmi mentre risolvo quella situazione, e lo faccio in massimo due o tre passaggi/immagini… una cosa veloce, semplici e brevissime visualizzazioni. Sentirmi come se avessi già quello che desidero, è certamente la cosa più difficile.. provateci voi a sentirvi entusiasti e gioiosi mentre siete carichi di debiti. Ve l’ho detto che ci vogliono le palle per realizzare se stessi amici.. Eppure, questo modo di fare – cioè non dare adito alle ansie e sforzarsi invece di provare quelle emozioni positive che certamente si proverebbero a problema risolto – porta al superamento di ogni ansia o paura in modo sereno, aprendo finalmente le porte ad una miriade di soluzioni possibili ed alternative. Tranquilli le troverete da soli… a me succede, accadrà perché avrete ricominciato a ragionare a mente lucida e libera; sarà come vi foste riossigenati il cervello. Osservare dall’esterno porta ad una consapevole visione generale..
In sostanza dobbiamo sempre tener bene a mente l’algoritmo di auto-liberazione:
– Raccogliersi in silenzio dentro di sé ed essere in “Presenza” con se stessi. Centrarsi e sentirsi;
– Ascoltare in modo distaccato l’emozione che ci opprime -se si riesce individuare lo stereotipo che ci tormenta;
– Rimuovere quell’emozione diventandone consapevoli, togliendo importanza e spostando l’attenzione;
– Creare un flusso di azioni coerenti a un nuovo fine in accordo con la propria ragione e la propria coscienza (intenzione e volontà).
Se ci poniamo in una posizione di osservazione, il nostro autentico fine si svelerà inequivocabilmente. Le terapie attuali dimostrano che solo il fatto di essere “presenti” alla nostra emozione, il solo fatto di sentirla ed osservarla in modo distaccato, già questo la trasforma, già l’atto di osservarla in modo spassionato attiva un meccanismo di trasformazione dell’energia stessa, tanto che potrà essere trasfigurata! Ormai so bene che il mio passato, con tutti i relativi fallimenti, non conta, come non contano le influenze altrui, ciò che conta è soltanto il presente in cui posso agire cercando di attuare un futuro in grado di raggirare il problema e raggiungere il mio scopo. In questo modo posso diventare consapevole del mio “blocco energetico” e potrò allora riprendere il controllo del “flusso di energia” che era ristagnato in assenza dell’azione consapevole – che si matura facendo sì che l’intelligenza emotiva della nostra Coscienza ritorni in prima linea. Quando il flusso viene finalmente riavviato le soluzioni arrivano da sole, in itinere, proprio perché la coscienza può disporre di nuova energia libera, vedere con chiarezza e dirigere la volontà. Attenzione, quando dico ‘arrivano da sole’ non parlo di soluzioni magiche o di quelle boiate sulla “legge di attrazione” o il potere del ‘pensiero positivo’… C’è un modo con cui la mente elabora e seleziona le informazioni principali mascherando quelle superflue o quelle che gli recano sofferenza. La mente lavora per schemi, e cerca schemi logici. Il trucco sta nel fornire uno schema di osservazione corale, ovvero uno sguardo imparziale esteriore che lega le informazioni reali agganciando la mente a questo schema attraverso una lettura emozionale serena e più ampia, e non consentendole di andarsi a cercare la visione parziale (le risposte standard che cercano di mascherare e rimuovere la sofferenza). Infatti, questi “modelli standard”, spesso indotti, ci portano a trarre solo una certa logica (contaminata dal mondo esterno) che lega le informazioni di fronte a situazioni critiche -giacché sappiamo che il sistema sociale ci costringe a sottostare ad uno schema di inquadramento fittizio (mistificato dalle élite di potere) che lega le informazioni reali, intrappolando la mente a questo schema e impedendole di ricavare una visione complessiva e lungimirante da cui potrebbe al contrario intuire l’unica prospettiva davvero vantaggiosa che lega quelle informazioni.
Si tratta in sostanza di vederci chiaro, di darci una cazzo di calmata, respirare, contare fino a tre, cambiare prospettiva e leggere il problema attraverso un’altra chiave di lettura. Trovare una soluzione il più possibile fluida, senza strappi, senza problemi, litigi, oppressioni, inganni o ingiustizie. Raggiriamo il problema, allontaniamolo, gettiamolo via, diamogli la giusta “definizione”… collochiamolo dove non può farci del male, perché il male non esiste (è solo un gioco di logica). Tutto passa. Guardiamo avanti. Fanculo pure al problema! Non esistono i problemi, ci sono solo cose da fare o non fare con una certa consapevolezza!
Oltretutto, guardarsi indietro per analizzare continuamente ciò che “è stato” ci impedisce di essere totalmente nel “qui” e “ora”. I vecchi pensieri, i vecchi modelli di comportamento, i vecchi sogni… tutto questo ci impedisce di averne di nuovi. In quel momento infatti l’emozione entropica, quella che tende al disordine – la forza distruttrice della Natura – trova e riconosce il suo scopo, entra quindi in azione e per effetto delle nostre “convinzioni” ci ferisce (portandoci dunque via una chance… in attesa semmai del prossimo treno da prendere al volo! Ed infatti l’entropia è quella forza che ci insegna le cose attraverso la sofferenza: la nostra consapevolezza in ogni caso aumenta… però ne soffriamo, e neanche poco!). Il vuoto nondimeno guarisce, non si fa problemi.
Bisogna girare le carte in tavola. Sto provando a smetterla di pensare solo con la testa mentre il cuore si fa il mazzo per rosicchiare qualche briciola. Devo al contrario sentire il cuore, e, nel caso, solo contenerlo con la testa. Questo è il segreto dei segreti, se vi piace chiamarlo così. Altrimenti, io mi sono rotto le balle di soffiare nel vento. Dal campo magnetico del cuore si contrae il medesimo sistema di frequenze tipico dell’evoluzione cosmica. Sono quantisticamente connessi. Le risonanze che li uniscono vibrano nell’inconscio. Sappiamo che l’evoluzione cosmica progredisce lungo i “miglioramenti” delle sue leggi di natura, esperienze che, nel fenomeno qual è la vita, significano felicità: ossia realizzare la propria Volontà. Quindi l’inconscio, che ha lo stesso traguardo della coscienza cosmica integrata, sa quale è la mia natura, sa bene ciò che voglio. È solo da lì che il mio cuore con le sue emozioni, mantenute sobrie ed equilibrate dai giusti pensieri, può cogliere le migliori informazioni per acquisire l’esatta consapevolezza di ciò che è giusto per me, e per l’ambiente che mi circonda. Per godermela felice di realizzare tutto ciò di cui sarò capace.
Come il seme si nasconde nella terra per creare la pianta, come l’uovo fecondato è al riparo nell’utero, quando ci rifugiamo in noi stessi entriamo nell’uovo cosmico, come dicevano gli alchimisti. È li che possiamo trovare le soluzioni giuste per noi stessi, solo lì dentro ci conosciamo così bene da scegliere di fare la cosa giusta per noi, perché lì dentro abbiamo a che fare ‘non’ con la nostra “identità egoica e socio-culturale” ma con la nostra “natura“. E se le cose non si risolvono ancora, allora vuol dire che ci abbiamo pensato troppo, che abbiamo portato con noi, lì dentro, troppo della nostra identità. Significa che, per noi stessi, siamo diventati una zavorra da cui liberarsi in fretta. Ogni volta che qualcosa non va nella nostra vita c’è qualcosa di sbagliato in noi. Se ciò che vediamo è qualcosa che non ci piace o magari un nemico, o qualcuno con un tratto caratteriale che troviamo negativo, significa che noi per primi non siamo concentrati su un ‘livello migliore di esistenza’. Ogni esperienza che viviamo può avere un’interpretazione a seconda delle caratteristiche della nostra personalità: il mondo che ci circonda è la fedele riproduzione di ciò che siamo interiormente, l’esterno è interno ..e la realtà ci fa praticamente da specchio. Questa è la cosiddetta “Legge dello Specchio“, una proiezione psicologica strettamente correlata con la “Legge di Risonanza” che governa anche le onde cerebrali e quelle del sistema cardiaco (emozionali), richiamando su di noi tutte quelle energie che vibrano in modo simpatetico con noi. Non a caso i nostri fastidi attirano in base alla “Legge di Risonanza” tutte quelle persone e situazioni che ci permettono di osservare da vicino ciò che è al nostro interno. Questa sorta di “dissonanza cognitiva” ci permette di vedere all’esterno l’ingrandimento di quelle “zone buie” di noi stessi che preferiamo non vedere e cerchiamo di nascondere nel nostro subconscio. In sostanza il nostro mondo non riflette ciò che desideriamo ma ciò che siamo! Sarebbe il caso di usare questa tendenza psicologica per lavorare su sé stessi, attraverso l’ “autosservazione“. Osserviamo i nostri fastidi e cerchiamo di capire per quale motivo proviamo l’emozione del fastidio con una determinata persona o in una determinata situazione. Questo ci permetterà d’indagare meglio su chi siamo realmente.
Oltretutto, ricordiamoci che non è possibile pensare e vivere emotivamente in modo focalizzato due cose contemporaneamente. Quando la nostra attenzione è rivolta ai valori spirituali, è impossibile per noi avere sentimenti bassi come avidità o rabbia. Dovremmo quindi girare a nostro favore quest’altra legge di natura. Anche perché è ora che tutti capiscano che violenza significa paura! I bulli, i prepotenti, i padroni, i comandanti, i politicanti, i clericali e gli azzeccagarbugli… sono dei cagasotto! Nessun animo coraggioso e sicuro di sé userebbe la violenza o il sotterfugio per godere della vita, basterebbe la coerenza e l’assertività delle proprie virtù… e sarebbe poi una festa continua!
Attraverso una costante pratica della contemplazione interiore, i cambiamenti neurologici si verificano nelle regioni relazionate con l’apprendimento e la memoria, le quali si ampliano. In concreto, l’amigdala si rafforza – ossia quella parte del cervello che è la sentinella delle emozioni, infatti si incarica di reagire dinanzi alle minacce e di avvisare il resto del cervello.
Potremmo dire che una piena “attenzione” (centrarsi su se stessi) aumenta la nostra consapevolezza per ottenere un cambiamento di atteggiamento, prospettiva e vita. Non è che dobbiamo semplicemente innamorarci della vita, ma dobbiamo semmai accettarla e affrontarla così come è. L’esercizio mentale della piena coscienza riguarda lo stare attenti, lucidi ed adottare una disposizione libera di critica con l’obiettivo di essere più consapevoli dei propri pensieri, in modo da evitare di essere sopraffatti da essi e poterli semmai maneggiare meglio. Sappiate che quando siamo sempre sotto pressione, correndo avanti e indietro per fare mille cose, sperimentiamo la stessa risposta emotiva di una preda che fugge dal predatore. Questa sabota la nostra capacità di concentrarci e dedicarci ai nostri veri desideri. Sappiatelo!
Io mi sono allenato a fare questo: se ho un problema, ad esempio un problema di lavoro o qualche grande preoccupazione personale che dovrei superare, mi ritiro qualche minuto solo con me stesso. La cosa che faccio è: non pensare ad un cazzo! Non penso a soluzioni, modi per risolvere il problema o alle angosciose conseguenze in cui potrei trovarmi nel caso in cui tutto finisca a puttane. L’unica cosa che faccio è semmai quella di immaginare come mi sentirei o come vivrei se il problema fosse superato in modo giusto e appropriato. Immagino in piccoli e brevi passaggi/visualizzazioni come giungere ad una situazione migliore. Basta, nient’altro. Una volta rigenerata la mia mente, le soluzioni verranno da sole in quanto saprò decidere la cosa migliore non appena mi si presenterà l’occasione. L’aver contemplato il mio futuro in una situazione più ampia ed entusiasta in cui la difficoltà era stata superata, mi darà quella lucidità mentale per capire quale sarà la mossa giusta da fare non appena le circostanze richiederanno le mie decisioni. La strategia è quella di seminare energie positive nell’inconscio, dopodiché abbandono ogni ansia, e fiducioso agisco passo dopo passo. Di fatto, dire che le cose verranno da sole non significa non fare un cazzo, anzi, dobbiamo agire… ma agire in seguito ad una contemplazione significa farlo con un’altro tipo di serenità mentale. Una condizione che attiverà la nostra intelligenza emotiva in grado di trovare le soluzioni giuste… ecco che sparlare, arrabbiarsi o deprimersi con ansia non saranno più condizioni ordinarie dell’esistenza.
Il pensiero emozionale è un attributo della coscienza che agisce come un sistema di filtraggio e di messa a fuoco. Uno dei maggiori ruoli del pensiero è quello di mettere a fuoco tutto il mondo esterno in ologrammi, che sono proiezioni di pensiero (idee del Vuoto). Un ologramma è simile ad un’immagine ma è tridimensionale e multidimensionale in natura.
La coscienza integrata – o l’inconscio collettivo – non capisce le “parole” o le lingue. Comprende solo le immagini mentali. Le immagini mentali che consciamente o inconsciamente disegniamo (o immaginiamo) sul nostro schermo mentale sono pienamente comprese dall’inconscio collettivo. In altre parole, gran parte delle nostre fantasticherie dettano i segnali e le frequenze della nostra realtà e vengono a connettersi in risonanza secondo la realtà che appunto abbiamo desiderato per il futuro. Allora, il futuro è per la maggior parte un riflesso, sulla nostra dimensione, delle immagini più ricorrenti che abbiamo visualizzato sullo schermo della mente, e le immagini che hanno di noi coloro che ci conoscono. Più volte immaginiamo mentalmente una cosa – in modo del tutto emotivo – e maggiore sarà la probabilità che questa forma-pensiero (funziona d’onda) si manifesti nella nostra realtà… giacché perpetuata dalla simile elaborazione neurale del Vuoto. Per capirci, le nostre fantasticherie sono come una semina a favore o contro gli eventi che desideriamo che accadano nel nostro futuro. E succede incessantemente dentro la nostra testa tutto il giorno e in tutto l’universo!
Per usare queste abilità inconsce con un certo grado di controllo, la mente cosciente deve comunicare con l’inconscio collettivo (inviare l’ordine) nella sua lingua: con immagini mentali intenzionali.
Oggi ho imparato a fare tutto questo attraverso la Meditazione e lo Yoga, ma si può fare anche attraverso una semplice raccolta in se stessi, un prendersi alcuni momenti di silenzio interiore, un riflettere in cui immaginiamo semplicemente la nostra vita epurata da quelle difficoltà. Questa condizione interiore permetterà che dal nostro inconscio affiori il meglio di noi e non certo il peggio (impulsività, angosce, paure.. che invece emergono quando ci agitiamo). Di fatto questa rigenerata condizione ci consegnerà una nuova prestanza mentale in grado di renderci preparati di fronte ai segni sincronici (“coincidenze”) che la Vita ci presenterà. Inoltre se necessario potremmo, attraverso l’intelligenza emotiva (e non solo una mera razionalità logica), pianificare un piano d’azione e pure un piano B! Il giusto equilibrio tra ragione ed emozione sarà la nostra arma segreta. A quel punto avremo tutte le carte in regola per affrontare il problema… non ci resterà che saltare con una grande forza di volontà! E alla sesta parte di questo Speciale oramai sappiamo cosa s’intende con questi discorsi..
Ad ogni modo è bene ricordare che la maggior parte delle volte, nella virtualità, ci vuole tempo affinché l’ “informazione pura” (ad esempio le soluzioni che il nostro Sè vuole suggerirci) venga a galla a livello del conscio – nel peggiore dei casi lo fa infatti con ansie, depressioni, vite sregolate, infelicità… perché nella vita ordinaria, se noi non ci educhiamo in strategie di modellamento emozionale, rimane solo il filtro delle logiche della mente, che spesso cadono in contraddizione (infatti per sopravvivere usa la paura e la rabbia come mezzi per difendersi e conservarsi, ma finisce quasi sempre per incasinare tutto).
Eppure, c’è sempre da tenere a mente questa cosa: anche se sono sproloqui che tendono al disordine, questi rimangono pur sempre indispensabili per interpretare e organizzare il nostro mondo… è la funzione del disordine entropico che dalla distruzione permette la rinascita… perché anche gli impulsi di sopravvivenza conservano il meglio dell’evoluzione. Dobbiamo accettarli, fanno parte del gioco… tuttavia possiamo scegliere di non farli “nostri”. Comunque sia, senza il Male non c’è Bene, pertanto per primo il Male non esiste.
In conseguenza di tutto ciò possiamo allora affermare che nessuna “colpa” esiste: ci sono solo azioni motivate dalla mancanza di consapevolezza.
Lottare contro i propri “demoni” (le emozioni ed energie negative, ergo pensieri egotistici), nel senso di non dare loro adito, in questo periodo di cambiamento epocale, è una benedizione. Di fatto è possibile ricevere qualcosa in cambio solo se tu hai fatto qualcosa. Il vero valore di qualcosa è il risultato diretto dell’energia e dell’intenzione che vi mettiamo. Se io pianto il seme di una mela non può nascermi un albero di banane. Ogni contributo personale è anche un contributo al mondo. Stiamo plasmando la coscienza collettiva dei nostri figli. È sempre stato così. È il nostro tributo all’essere umano, all’umanità intera… perciò alla Vita, alla sua sacralità, dunque alla sua divina esseità creatrice (direbbero quei sapientoni degli orientali)… creatrice dell’esperienza, ciò che dovrebbe essere un’emozione pari ad un orgasmo cosmico collettivo, troppo spesso invece mercificato in un coito interrotto, vomitato sotto criminali sproloqui da vigliacchi psicomani. A questi dobbiamo dire di no… a noi stessi e alla vita intera invece, dobbiamo aprire il cuore.
Fatale
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«Se semplicemente si riuscisse a lasciar andare le cose, ci si accorgerebbe che il male si esaurisce, e si afferma il bene».
(C.G. Jung)
«C’è una verità elementare, la cui ignoranza uccide innumerevoli idee e splendidi piani: nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti mai sarebbero avvenute… Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, incominciala. L’audacia ha in se’ genio, potere, magia. Incomincia adesso».
(Johann Wolfgang Goethe)
«Non bisogna accanirsi nel capire, ma tentare di sentire, con abbandono».
Federico Fellini
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> Part. 1 – LA MATRICE NATURALE DA CUI SI GENERA L’UNIVERSO E LA REALTÀ DELL’ESSERE UMANO
> Part. 2 – LE INTERAZIONI TRA IL VUOTO, IL CAMPO PURICO E LE COSCIENZE NASCENTI: LE REGOLE DEL GIOCO DELLA VITA E IL DESTINO DI OGNUNO DI NOI
> Part. 3 – RIPERCUSSIONI E IMPLICAZIONI DEI SISTEMI NEURALI DEL VUOTO SUL CICLO DELL’ESISTENZA COSCIENTE: LA REALTÀ CONFLITTUALE DELLA VITA UMANA
> Part. 4 – IL GIOCO DELLA PARTI DI FRONTE I SISTEMI ENERGETICI DELLA VITA: PAURA O REALIZZAZIONE / PADRONI O SCHIAVI
> Part. 5 – BLOCCHI NEGATIVI E SLANCI POSITIVI NELL’EVOLUZIONE (REALIZZAZIONE) DELLA VITA
grazie tante Andrea di questo immenso regalo
Ci sto mettendo una vita a leggere tutte le parti ma sto prendendo la cosa come fosse un libro …. ed è uno dei migliori libri su tema che abbia mai letto
Altro che The Secret…. questa è l’unica via maestra! Teorie scientifiche comprovate e argomentazioni oggettive e coerenti. Ne è valsa la pena seguirlo tutto
Ora il problema e’ entrare in questo mood
ci vogliono le palle per trovare l’equilibrio senza cedere a impulsi negativi, come dice Fatale :))
non a caso i saggi orientali, che più di tutti hanno studiato la coscienza, hanno sempre usato la meditazione come mezzo assoluto per modellare la realtà e rigenerarsi
Usare L’introspezione e ritrovarsi in se stessi, riflettendo e dialogando nel silenzio della coscienza ,è l’unico modo per raggiungere una comprensione chiara di ciò che proviamo e di ciò che ci accade intorno, ecco perché questo può donarci serenità e motivazione per realizzare la nostra vita.
Sono profondamente d’accordo con Fatale. Il difficile è attuarlo certo…. ma alla fine basta impegnarsi un minimo e comunque vada sarà un successo
Fatale e’ un iniziato, ormai lo sappiamo (poi magari ci dice quale e’ la tua scuola), e questo speciale e’ da studiare attentamente,e’ ricco di insegnamenti e consigli preziosissimi….una via maestra da seguire con consapevolezza
grazie di tutto Uki !!!
<3
se ci si pensa questo discorso viene ripreso da molte scuole spirituali ed esoteriche. sicuramente e’ il metodo piuì potente che abbiamo. usato solo dall’oriente e appunto dalle scuole misteriche e di illuminazione. tuttavia come dice fatale le psicoterapie attuali stanno scoprendo a modo loro il potere della contemplazione interiore e dell’autoriflessione, senonché oggi la fisica quantistica ci sta spiegando pure come tutto questo sia possibile. ne risulta che questo speciale è davvero il Graal della crescita e dell’ evoluzione personale, uno studio davvero prezioso per ognuno di noi. se non altro per la capacità di Fatale di riassumere e riordinare tutte queste teorie e metodologie in un unico discorso mirato alla ricerca di se stessi…….e poi con la sua solita scrittura talentuosa e coinvolgente tutto diventa così affascinante
grazie Fatale ….. che Uki ci guidi sempre … eheheheh . :)))
MI SONO MESSA A STUDIARE ….. HO DA PARTE L’INTERO SPECIALE … PER LA FINE DELL’ ANNO CONTO DI RIUSCIRE A TROVARE IL MIO MODO PER SEGUIRE QUESTI CONSIGLI E REALIZZARE TUTTO CIO’ CHE DESIDERO , MA PRIMA DEVO FARE I CONTI CON ME STESSA
🙂
ne ho lette di cose su questi argomenti, anche di baggianate, ma questa è la cosa più completa, chiara e pratica (seppur difficile) che io abbia mai trovato in rete.
complimenti A.Fatale, un lavoro eccezionale!
la cosa estremamente interessante è come qui Andrea ci spiega il modo in cui il vuoto pensa anche attraverso le nostre esperienze,e dunque come riuscire a guidare quei pensieri secondo i nostri desideri. è davvero qualcosa di innovativo in linea con le recentissime scoperte del vuoto neurale.
tutto è possibile ora ….
..Andrea condivido i tuoi studi ed il tuo pensiero, ti ringrazio di cuore per questo dono…
Sempre un piacere leggerti
certo non basta solo contare fino a tre e riflettere il più possibile distaccati, o almeno quello è solo l’inizio. il difficile è non giudicare e non farsi influenzare dagli stereotipi sociali… spegnere la mente e accendere la coscienza è complicato, ci vuole allenamento, anche perché l ‘ inconscio in quei momenti ci vomita addosso di tutto …. ecco perché Fatale dice che la cosa più importante è sentirsi come se avessimo già nelle mani ciò che desideriamo… perché a quel punto sono le emozioni che vanno ad attirare le idee del vuoto che desideriamo si realizzino …
Insomma, questa era la via finale dell’iniziazione esoterica… non certo una passeggiata
Il rimodellamento emozionale nell’assenza è prerogativa irrinunciabile per un percorso di evoluzione personale completo.
Grazie. Volevo chiedere qual è il significato della parola ogotistico, o se forse è un semplice errore di battitura e si tratta di egotistico. Posso mangiarmi il cervello per ore circondata da dizionari, per questo tipo di cose.