La rivoluzione è lenta, ma inesorabile.
Il primo quesito che viene in mente durante quest’epidemia di Corona Virus è: “sopravvivrò?”. Segue quello naturale di sapere se sopravvivranno anche i nostri cari.
Quello che credo non sopravvivrà sarà il nostro “modo di vivere“, almeno quello che conoscevamo fino a ieri.
Io sono fortunato, già lavoravo spesso da casa, sono abituato a non avere denaro e a non fare affidamento sulle ‘consuetudini‘; ho già vissuto una quarantena nel 1989, mentre ero militare ho contratto il tifo, dunque sto’ perpetrando uno schema che conosco.
L’unica cosa che mi scoccia è che se una rivoluzione arriverà come presumo, questa purtroppo sarà lenta, e probabilmente io non ne vedrò l’effetto. Tuttavia ne percepisco l’odore, la presenza… anche se le persone si comportano ancora in maniera simile a ieri l’altro.
L’ancien regime del XX secolo sta morendo assieme, e con, il corona virus, e ai miei pochi, cari preziosi lettori, tutto ciò si preannuncia con tutta la mia gioia, e mi piace questa “fine“… non prossima ma ventura del mondo come lo conosciamo oggi.
Spero che questo cambiamento arrivi nelle forme meno violente possibili, senza gente che si uccide nelle strade ma con un impeto abbastanza forte da limitarsi ad un decennio massimo due.
I segnali ci sono tutti, semplici inequivocabili, il massimo che si può fare è girarsi dall’altro lato e aspettare che ‘arrivi’ senza partecipare, senza agire… ma è inevitabile. Doveva, a suon di logica, arrivare. Con o senza guida le cose cambiano, e non sempre in meglio, anzi, ma ora che si manifesta una tale crisi spero che la gente veda davvero “cosa non funziona” in questo “mondo liquido“, proprio ora che gli effetti del Sistema (o meglio le sue carenze) ci appaiono evidenti.
Durante la quarantena e il necessario tempo di isolamento, si ha tempo per la riflessione.
Stiamo avendo un tempo necessario per riordinare le idee e darci conforto.
Le notizie che si susseguono sono, al solito, una serie enorme di informazioni spesso erronee e casuali che seguono la legge del caos, e le tante altre e usuali divagazioni sono lanci che nulla hanno a che fare con l’attualità, ma che anzi con orgoglio e fierezza definisco “fuori dal tempo”. Quello che appare oggi nello scenario della catastrofe del Corona Virus, o “Covid-19”, è lo scatenarsi di un primo fenomeno nefasto della globalizzazione finanziaria: la prima grande epidemia del XXI secolo è il primo mattone della rivoluzione che ci attende.
La definisco una rivoluzione globale perché si sta manifestandosi nell’intero pianeta. E se anche ci vogliamo girare da un’altra parte presto o tardi arriverà.
Siamo alle soglie del XXI secolo… Paul Kennedy nel suo “XXI sec.” (1984) aveva previsto il passaggio di potere globale tra Stati uniti e Cina nel 2013 (non aveva considerato la Russia come terzo attore ma negli anni ’80 del secolo scorso sembrava destinata al collasso). Si è sbagliato di poco.
Ora avendo in questa quarantena un sacco di tempo libero, mi sono dedicato alla rilettura o lettura ex novo di alcuni libri, che ho avuto per anni negli scaffali e che non avevo per pigrizia, letto o riletto, a seconda dei casi. Prevedere il futuro non è il mio forte e non ne sono in grado, ma sono fortemente convinto che l’umanità ripeta in genere gli stessi errori e che tutti facciano le medesime cose reiterandole nel tempo, esclusivamente cambiandogli nome, ripetendo i medesimi schemi. G.B. Vico li definiva “ricorsi storici“, l’economia e la storia lo dimostrano, Polibio addirittura li classifica in classi politiche. Ma non vi tedio con i “com’è noto”, piuttosto do’ per scontato il passaggio e salto all’argomento successivo.
Ogni secolo, e soprattutto il XX (quello breve), ha per ogni invenzione tecnologica di rilievo un cambio di prospettiva. Questi comportano mutamenti di natura sociale e politica; Jared Diamond lo spiega meglio di me in “Armi, Acciaio e Malattie”, e soprattutto nell’ultimo “Crisi”, che è un analisi sottile di come le varie Rivoluzioni (che sono anche culturali oltre che sociali) si siano nel tempo manifestate attraverso lunghi e profondi cambiamenti di abitudini e di certezze, e di come alcune delle nostre strutture societarie si siano evolute. Ora con l’avvento di Internet e della maggiore mobilità grazie al miglioramento dei trasporti, il mondo tutto è connesso o perlomeno raggiungibile, e mentre il capitale, principalmente finanziario (cioè numerico) è libero di muoversi, le popolazioni, cioè gli schiavi del XXI secolo, no.
Se gli Stati Nazionali sono ridotti dalle Multinazionali e dai poteri finanziari a semplici impiegati delle poste, oggi come oggi non hanno senso. Sono come il signorotto feudale che cedette il passo a Carlo V (d’Asburgo) che vedeva il suo Impero dominare il mondo, almeno quello che gli interessava.
Eppure la peste, la rivoluzione luterana, la fame e il troppo oro… lo ridussero in briciole entro cinquant’anni dalla sua morte. La Compagnia delle Indie e l’Impero Britannico si sono poi sgretolati di fronte alla produzione in proprio dei tessuti degli indiani.
Quello che attualmente sta accadendo…
Provo ad elencarvi quello che ho notato in questi giorni:
1) Il ricomparire della Chiesa e dei culti mariani – la peste curate dall’Arcangelo Gabriele e la neve a piazza Vittorio… se Dio ci può salvare allora ben venga.
2) Il “negazionismo” e perfino l’”immunità di gregge” delle razze superiori. Sapete che io non credo alle razze, se non quelle rostrate che vanno coi broccoli, ma se Johnson e l’UK avessero letto le Leggi di Murphy forse avrebbero fatto meno casino e avrebbero evitato la Brexit.
3) Anche i banchieri tedeschi sono al pari di tutti gli altri idioti. Sembra che basti sparare un paio di ‘negazioni’ per diventare presidente della BCE, ma essendo stato messo li per “mediocrazia” poi non si sa più che fare.
4) Ho desiderato tornare alla campagna di mio nonno… lui partigiano e contadino anche se quasi analfabeta avrebbe trovato la soluzione. Lui sapeva cosa fare, e cosa soprattutto non dire.
5) Le casalinghe, dopo anni di Masterchef, al primo avviso di quarantena hanno fatto terminare nei supermercati il lievito di birra e le farine (tutte)… un dolce e il pane non possono mancare.
6) L’unica lavoro che vale la pena di fare in Italia è il proprietario di terreni e case… o l’impiegato statale.
7) La burocrazia tutta non è in grado nemmeno lontanamente di capire cosa succede: cos’è un servizio, quali sono i principi del diritto, come funziona una società civile e soprattutto non ha idea di cosa sia il mondo che lo circonda.
8) La TV Italiana in mancanza di peggio ha un enormità di prodotti della BBC, anche notturni, davvero fighi e interessanti. La mia negazione della Tv generalista si è dovuta ricredere in questo periodo.
9) La Sanità era al collasso prima dell’epidemia e non credo si riprenderà…
10) La scuola del XXI secolo e molto simile a quella pre-riforma Gentile.
11) Quasi nessuno usa Internet, tutti lo smartphone. La riservatezza dei dati genera mondi difficili da prescrutare… abissi di ignoranza globale che neanche le scimmie di “2001 Odissea nello spazio”.
12) Siamo un popolo in finestra… a cantare, a stendere i panni sporchi, ma anche sempre a guardare.
13) Un’enormità di persone non ha idea di quello che dice, ma neanche di quello che fa.
14) Su 11 milioni di lavoratori censiti oltre il 75% è senza un minimo di garanzia o contratto. Sono Co.Co.Co, atipici, Partite Iva.. la qualsiasi cosa vi venga in mente.
15) La Cina è davvero una civiltà superiore… sconosciuta, ma oggi mi sono davvero simpatici.
16) Donald Trump è: o un genio del male, tipo racconti Disney, o un colossale coglione… ma non mi capacito di come sia possibile, lo vedo solo io?
Cosa succederà?
Qualcosa dovrà cambiare se vogliamo sopravvivere… basta con questi privilegi feudali!
Basta con gli acquisti inutili (ecco una delle cose buone della quarantena: che molte cose diventano inutili, superflue). La crisi c’è e ci sarà… sarà lunga e terribile, e colpirà duro, soprattutto te che stai leggendo.
Con i crolli della Borsa l’accumulo di denaro soprattutto se finanziario si riduce a polvere. Le verdure, il cibo diventeranno più cari. Oggi che siamo a casa restauriamo rapporti e mobili.. ci diamo alla cucina e alla sartoria, alle pulizie domestiche e ai rapporti umani… ho chiamato e sono stato chiamato da persone che non vedevo da anni, solo per chiedere “come stai?”. Non male, abbiamo di nuovo il nostro tempo. Il tempo che ci era stato tolto dalla velocità di questo XXI secolo ci viene oggi restituito (ed è un bene).
Uno dei libri che ho riletto è “Le Lezioni Americane” di Italo Calvino, il quale con superba lungimiranza prevedeva nel dettaglio il lessico e i cambiamenti culturali che si manifesteranno nel ‘divenire digitale’: esattezza, molteplicità, leggerezza, rapidità, visibilità… scusate le ho scritte in ordine sparso. Ma in sostanza la quarantena mi restituisce un sapore di pre-rivoluzione digitale, un mondo analogico fatto di letture e di tempi radi, di spazi per attività lineari, non molteplici.
Il crollo degli scambi commerciali tra Paesi dovrebbe riproporre l’”autarchia” almeno per l’indispensabile, per le certezze di sempre: il pane, il vino, l’olio. I rapporti resi così fluidi (e separativi) dalla modernità dovrebbero tornare ad una dimensione di vicinato, di comunità, non digitale ma appunto fisico.
Va rivisto il Welfare, e spostato il baricentro delle decisioni politiche dal globale al “localismo“, sebbene abbiamo imparato che il ‘globale‘ deve sempre essere contemplato a livello etico… se l’Africa muore, moriamo anche noi. Ci siamo commossi per le bare di Brescia e non avete provato pietà per le fosse comuni in Iran? il Virus non ha confine come non lo ha il denaro (sporco)… perché lo abbiamo noi?
Cos’è l’italianità?
Me lo sono chiesto. È il popolo che permette a Poggiolini di infettare di epatite un intera generazione? È un popolo che da al problema una distanza di non ritorno, “che mi frega mica ammazza i giovani”… Che va a correre al parco ed organizza barbecue, mentre i medici muoiono? È uno che vota Salvini e la Meloni al grido di “prima gli Italiani” e poi si fa arrestare per riduzione in schiavitù dei braccianti agricoli? È uno che acquista la casa dall’ente perché papà era ferroviere e poi l’affitta a 1000 euro al mese? È uno che non vuole fare la fila? È uno che guarda la Barbara D’urso? Che santifica Craxi? Che ha bisogno per forza di un fantoccio a fargli da sovrano?
No, Non è solo questo per fortuna.
Nell’essere italiani oggi c’è il sacrificio dei medici che muoiono per salvare altre vite. C’è Carlo Urbani, c’è l’agente che finisce ammazzato per scovare un mafioso. Ci sono tante cose e tante persone speciali… Eppure sembrano non contare nulla a livello istituzionale e globale, non hanno un contratto di lavoro se non uno atipico (se a-tipico non è un contratto, e non può essere la maggioranza), sono laureati che vanno all’estero per non morire di fame. Sono intellettuali che fanno i Ghost Writer, laureati che arrivano a insegnare a 45-50 anni, sono dei geni che alle volte cambiano il corso della storia. Tuttavia in un mondo così non c’è spazio per loro come per tanti altri… per tutti quelli che in un articolo meraviglioso Flavio Troisi chiama “quelli come noi“… io e voi costretti in qualche modo a sopravvivere a questo ancien regime fatto di mediocrati!
Bene, il domani ci attende e non sarà né radioso né felice, ma almeno sarà diverso!
Vi voglio bene.
–
Daniele De Sanctis
nuovo senso di comunita’ e localismo… questo ci auspichiamo . si , concordo .sarebbe bellissimo ricominciare da qua…
grazie De Sanctis…tvb <3
Grazie a te
Tutto molto vero. Siamo fiduciosi che questa esperienza ci cambi in qualche modo
concordo con il senso del post che dovrebbe essere critico con gli Stati.
gli stati nazionali sono un fallimento , bisogna riscrivere le regole del gioco,ormai e’ chiaro ….
..quelli come noi, sono pochi…
:(((
articolo simpaticissimo e di gran cuore. ti vogliamo bene anche noi Daniele, speriamo che da tutto cio’ anche gli altri arrivino alle tue conclusioni,anche se gia’ sento l’ odore del Mes