Colapesce/Alessandro Baronciani: intervista su Concerto Disegnato..

Comics On My Back [Rubrica] > Licenziose contaminazioni tra musica e fumetti...

“Comics On My Back” è la Rubrica che presenta i sodalizi artistici creati da fumetti, illustrazioni e disegni.. contaminati dalla musica.
La copertina di Comics On My Back è affidata alle matite di Alessio Spataro

 

Una delle prime coppie artistiche che mi son saltate in mente quando ho iniziato a pensare seriamente a “Comics On My Back” è stato il duo formato da Alessandro Baronciani e Colapesce.
Fumettista il primo, cantante il secondo, hanno portato in giro su moltissimi palchi il loro Concerto disegnato, spettacolo da gustare seduti in poltrona in cui le canzoni di Colapesce prendono vita grazie ai disegni di Alessandro Baronciani.

 

Insieme hanno scritto un graphic novel uscito per BAO Publishing (potete vederlo qui) che ho trovato, personalmente, un po’ semplice nella storia e meraviglioso nel tratto; ho parlato di questa mia sensazione con Alessandro che ha praticamente demolito una dopo l’altra le mie impressioni, facendomi rendere conto di particolari che non avevo assolutamente colto. Neanche a dirlo sono corsa a rileggere il fumetto dopo le rivelazioni del disegnatore ed ho riveduto le mie posizioni.
No, non posso dirvi quello che ci siamo detti, ma leggete il fumetto con attenzione e qualcosa scoprirete!

 

– Avete iniziato a collaborare in occasione della fine del tour dell’album “La fine del declino”; come è iniziata questa collaborazione? Che ricordi ne avete?

Alessandro: La collaborazione è nata perché Lorenzo aveva dedicato una canzone al mio libro “Quando tutto diventò blu” (BlackVelvet, 2008; ndr). È stata una dedica inaspettata e ho iniziato ad ascoltare Lorenzo da questo brano.
Ci siamo conosciuti attraverso Emiliano Colasanti e abbiamo fatto un concerto insieme a Roma. A Lorenzo avevo regalato una maglietta con un mio disegno e lui, per ringraziarmi, mi spedì un pacco di prodotti tipici dalla Sicilia di produzione dei suoi zii: pesto di pistacchio, pomodorini pachino sott’olio, caponata e altre squisitezze. Poi un giorno Lorenzo mi ha chiesto se volessi chiudere le ultime 3 date in Sicilia del suo primo disco. Ho accettato subito! Secondo me il modo migliore per girare l’Italia è in tour, da musicista. È la condizione migliore perché ti permette di conoscere davvero i luoghi, le persone. Capisci veramente cosa è l’ospitalità.

Lorenzo: Ho un bellissimo ricordo di quei concerti, il consolidarsi di un’amicizia e la fase embrionale de “La distanza”. La prima volta ci mise in contatto Emiliano Colasanti, il mio manager, anche se già c’era una stima artistica reciproca che ha facilitato la collaborazione.

 

– Dopo il tour avete pubblicato insieme “La distanza” un graphic novel uscito per i tipi di BAO Publishing, di chi è stata l’idea di sperimentarsi in campo editoriale?

L’idea è stata mia, non avevamo ancora un editore.. era solo una vaga idea, poi si è affiancata BAO che è stato un motivo in più per darci una scossa, di base siamo due pigri anche se Alessandro non lo ammetterà mai!

Molte volte ci si incontra, ci si conosce e ci si propone di fare qualcosa insieme. Capita spesso ma non è detto che si faccia davvero qualcosa e che, soprattutto, sia qualcosa di veramente bello. Era nato quasi come un gioco, che è forse il modo migliore per iniziare seriamente. All’inizio la storia non era a fuoco: era un plot che aveva fatto Lorenzo per un libro. Ma, appunto, forse era bella per un libro e non per un fumetto, poi sono sceso in Sicilia di nuovo per un lavoro verso Natale ed è stata una bellissima occasione per conoscersi meglio e provare a buttare giù qualcosa insieme. Ma non abbiamo fatto altro che ascoltare dischi e vedere film.

 

– In “La distanza” troviamo tanta arte: oltre gli splendidi scorci delle città siciliane (tipo la fontana degli elefanti di Catania, la cattedrale di Noto…), anche i versi di Goethe, Sgalabro, Comiso, la musica (su tutte quella degli Smiths, quasi colonna sonora del libro); quali sono gli artisti che hanno influenzato la stesura della storia?

distanzaSono vari: “L’avventura” di Antonioni è stata una delle prime influenze per le ambientazioni e per l’idea di viaggio metafisico in una Sicilia pura, poi tanta musica, dagli Smog a Rosa Balistreri, Smiths, Mark Hollis e molti altri che si leggono in maniera più o meno esplicita nel libro.

Pensa che quel pezzo degli Smiths è successo davvero: eravamo in Sicilia ad una festa a sbarco ed il tipo ha messo su gli Smiths e siamo andati a ballare!
La stesura della storia è ispirata ad un film che ci piace molto, “L’avventura” di Michelangelo Antonioni. All’inizio Lorenzo voleva fare una storia tipo “Alta Fedeltà”, tutta incentrata sul negozio di dischi, che non è un caso sia il luogo dove tutto ha inizio; io, invece, volevo fare una cosa simile al videoclip di Modjo per il brano “Lady (Can you hear me)” in cui c’è una ragazza che deve scegliere tra due ragazzi. La situazione nel libro è ribaltata: in “La Distanza” un ragazzo deve scegliere tra una ragazza che è lì con lui e gli promette un’estate insieme, e una ragazza che non c’è fisicamente perché vive da un’altra parte ma è come se fosse un fantasma sempre presente.

 

– Il protagonista, Nicola, è un ragazzo che ha da ridire su tutto: le Birkenstock, la “moda della cucina”, le onduline fino in centro… Oltre che assomigliare fisicamente a Colapesce, gli assomiglia anche caratterialmente?

Sì, mi avete scoperto: sono un rompipalle! Nicola è più intollerante ma sì, c’è una forte componente autobiografica.

Il libro ha qualcosa di autobiografico: NiCola(Pesce) ha molto a che vedere con Lorenzo e con una sua storia finita male. Anche i discorsi di Nicola sono tutti veri, sono quelli che Lorenzo sbrodolava contro qualsiasi cosa. Mi piacciono tantissimo perché identificano molto bene il personaggio: un paranoico incattivito dalla vita e dalle delusioni. Io di solito nei miei libri scrivo molto poco, in questo modo, invece, la lettura si rallenta e dato che non dovevo preoccuparmi dei dialoghi, mi sono potuto concentrare sui corpi e sulle immagini e soprattutto ho sperimentato di più. Il libro non ha uno schema fisso a tre righe e due colonne, con tavole lunghe per le panoramiche come di solito si vede nei fumetti, sono tutte doppie pagine e danno l’idea sempre di una doppia tavola per via del fatto che non c’è mai un taglio pagina: le immagini ci vanno sotto e si fermano dopo; non c’è cornice bianca intorno alle pagine. È un libro difficile da leggere in digitale, a meno che tu non abbia un iPad da 20’’! Ci sono didascalie enormi disegnate a mano che segnano il tempo che scorre ed è a colori perché la Sicilia d’estate è colorata, tantissimo. Le persone vengono trasportate in maniera “disattenta” fino alla fine della storia, si accorgono che c’è di qualcosa di strano nel finale e poi ritornano indietro a riguardare meglio le immagini.

 

– Spesso le tue storie, Alessandro, hanno come protagoniste dei personaggi femminili, pur essendo tutte diverse sono tutte molto simili nei tratti: alte, belle, longilinee, coi capelli lunghi… c’è una donna (vera) che è la tua musa ispiratrice?

Non ci ho mai pensato… Mi piace tantissimo disegnare le ragazze, ci ho anche dedicato un libro, “I quit girls“! Per me disegnare è desiderare, anche se detto così sembra un po’ una frase brutta. Però mi piace capire una persona iniziando a disegnarla, mi viene spontaneo farle un ritratto; un po’ come gli uomini primitivi che disegnavano i mammut nelle pareti delle caverne, per loro disegnarli era come se li avessero catturati. Quando disegni immagini, e quando immagini, immagini sempre qualcosa che desideri.

 

– Hai lavorato e lavori con molte case discografiche e artisti ( La Tempesta, Perturbazione, Baustelle…) inoltre hai realizzato le locandine di moltissimi festival (MiAmi, La Tempesta, Indiepolitana…) come è iniziata la tua carriera nelle illustrazioni musicali?

Sono un grafico, curare la grafica è una cosa che mi piace molto. Per diversi anni ho lavorato come Art director in una famosa agenzia di pubblicità a Milano poi ho aperto una Partita Iva e mi sono messo in proprio. Per un lungo periodo in appartamento con me a Milano hanno vissuto un sacco di persone che appartenevano alla scena musicale alternativa italiana, per un periodo ha vissuto anche Davide Toffolo, di cui sono amico da un sacco di tempo. A casa girava sempre un sacco di gente soprattutto band che suonavano a Milano e poi venivano a dormire a casa nostra; avevamo fatto una specie di B&B per i gruppi che suonavano al Leoncavallo, visto che ci vivevamo attaccati: la mattina facevamo colazione tutti insieme e poi ripartivano.
Con La Tempesta collaboro da sempre: ho illustrato tutte le locandine per i loro Festival.
Ho iniziato a fare manifestini per concerti già dalle superiori: quando qualcuno aveva bisogno di una locandina per un concerto di solito veniva a trovarmi a casa, io gli aprivo il cassetto dove tenevo tutti i disegni che avevo fatto quel mese, loro ne sceglievano uno, scannerizzavo il disegno, creavamo la locandina poi la fotocopiavamo e le attaccavamo in giro.
Per un periodo abbiamo anche organizzato i concerti nei centri sociali!

 

– Sei lo Zerocalcare di Pesaro!

(ride) Ma guarda che, senza nulla togliere a nessuno, sembra strano ma Zerocalcare non ha fatto niente di diverso da quello che fanno tutti quelli che gironzolano nella scena. L’ha fatto pure Davide Toffolo – lo fa anche adesso quando gli capita – per esempio.

 

– Sei illustratore, grafico e un musicista, qual è la veste che ti piace di più?

Diciamo che il lavoro di illustratore e fumettista è un lavoro molto solitario per cui spesso ho bisogno di qualcuno con cui parlare, confrontarmi. È stata una delle ragioni per cui mi è piaciuto fare il libro insieme a Colapesce. Quando suono, invece, mi piace il fatto che si sta facendo qualcosa insieme contemporaneamente. È come se tutti e tre tenessimo in mano una matita nello stesso momento, ognuno fa la sua parte e insieme si costruisce qualcosa. Poi se si va fuori tempo è ancora più divertente.

 

– I disegni dei Concerti Disegnati cambiano in ogni data e, se sì, hai già un’idea di cosa disegnare o improvvisi?

Il “Concerto Disegnato” è uno spettacolo per cui ha una sua scaletta, una sua struttura; come se fosse veramente uno spettacolo teatrale. I disegni li realizzo improvvisando sul momento. Ma la cosa bella di quello spettacolo secondo me non è tanto il disegno in sé ma il concetto di “sfida” che si instaura tra noi e lo spettatore: lo spettatore rimane attento fino alla fine della canzone perché è curioso di capire se riuscirò a finire il disegno nel tempo prima della fine della canzone. Questa sfida cattura l’attenzione. Sei più attento a cosa succede nel testo – e le canzoni di Colapesce sono così intense che per gustarle di più hai bisogno di guardarle –, questa condizione ci permette di scherzare o di fare qualcosa di poetico senza essere pesanti. Il pubblico ogni tanto guarda Lorenzo che suona, poi magari si concentra di nuovo sui disegni, si fa coinvolgere; ci prendiamo in giro così allentiamo la tensione, ma dopo “Distruzione di un amore”, facci caso, io non parlo più perché ormai le persone sono tutte coinvolte e tutto corre come in una discesa!
Abbiamo provato diverse disposizioni prima di arrivare a questa: abbiamo provato uno accanto all’altro sul palco ma non mi piaceva molto, sembrava un’esibizione e uno che disegna su un tavolo sopra un palco non è “esteticamente” bello, al massimo muove i piedi… Una volta mentre facevamo uno spettacolo a Radio Popolare mi hanno messo un microfono per rispondere alle domande mentre ci intervistavano ed è stato divertente, io e Lorenzo creavamo dei siparietti e la gente si divertiva. Così abbiamo iniziato a mettere un microfono durante lo spettacolo alla mia postazione e la formula funzionava. Quando parlo è come se la gente parlasse con Lorenzo. Rompe il quarto muro, il muro del pubblico. La gente è coinvolta di più perché vede che non sta succedendo tutto sul palco ma anche intorno a se.

 

– Lorenzo, il disegno è diventato quasi un tuo tratto caratteristico: i video di “Reale” e “Restiamo in casa” sono disegnati ed animati da Bernardi; sul tuo blog troviamo molte illustrazioni che riprendono le tue canzoni; ci aspettano nuove sorprese disegnate?

Adoro le animazioni, i fumetti e le illustrazioni in generale quindi è molto probabile che ritorneranno in futuro.

 

– Ho letto “La distanza” ascoltando “Egomostro”, mi ha colpita molto un verso -molto difficile da applicare nella vita- “Amare e basta lo faccio a testa alta” (dalla traccia “Reale“); è un po’ quello che fa Nicola, il protagonista del libro; c’è una sorta di continuità tra “La Distanza” ed “Egomostro”?

Sono figli dello stesso periodo, quindi ci sono dei temi ricorrenti. “Egomostro” è un disco autobiografico e analizza degli aspetti anche scomodi della mia personalità, le cose che non diresti a nessuno. In “La Distanza” c’è un aspetto di leggerezza diverso, intesa alla Calvino, alla Woody Allen; una leggerezza che manca (volutamente) ad “Egomostro”.

 

– Lo scorso anno hai suonato nel carcere di Bollate; che effetto ti ha fatto portare la tua musica in un posto del genere?

È stata un’esperienza molto forte, bellissima, che mi porterò dietro per un po’. Difficile da descrivere a parole; le carceri spesso sono considerate dei luoghi pieni di mostri da tenere lontani dalla società, ma non è affatto così. Bollate fa un lavoro eccezionale di recupero, i detenuti fanno un sacco di attività sportive, musicali, creative ed esperienze lavorative e in molti di loro c’è una voglia immensa di cambiamento, elemento che spesso manca nella società “civile”.

 

– Lorenzo, hai raccontato Battiato, intervistato Gino Paolo, fatto una cover di Mina e Celentano, Lucio Battisti, gli 883… Qual è l’artista italiano cui sei più legato?

Difficile sceglierne uno; Battiato e Battisti sono sicuramente fra i primi classificati.

 

Giorgia Molinari

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13 Comments

  • bellissima collaborazione.
    altra interessante intervista. davvero bella questa rubrica. trovare tali sinergie tra artisti con questi risultati e’ raro e prezioso

  • Baronciani e’ figherrimo. sulle note di Colapesce poi …. i tratti e i disegni prendono vita
    gran bel lavoro

  • Colapesce è uno degli autori migliori del momento, a fianco ad un artista altrettanto eccezionale Un duo inevitabilmente d’eccellenza
    Essere artisti a 360 gradi , questo uno dei valori più alti espressi da collaborazioni come queste , che ci fa scoprire la Giorgia …. bellissima rubrica

  • be’ allora sto pensando seriamente di andare a gustarmeli il 16 giugno a bologna
    grazie giorgia. splendida intervista

    • Vai, Gabriella, non te ne pentirai! Io li ho visti a Roma e, per quanto non ami particolarmente Colapesce (di contro adoro i disegni ed il tratto di Baronciani), ho molto apprezzato lo spettacolo: ben architettato, ben dosato e molto emozionante!

  • ho assistito ad un Concerto Disegnato , e’ un esperienza fantastica
    ritrovo nelle parole di baronciani l’effetto che questo esperimento ha avuto su di me,sul pubblico. una sfida che ben cavalca le onde delle canzoni di colapesce,una cosa molto emozionante
    bellissima intervista della Giorgia per due artisti eccezionali

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