Cohiba 55

Un racconto breve in cui l'amore è lo spazio di una perduta follia

Era il tempo di uno strano colera e Francisco Luis Martí dovette scegliere.
Non c’erano ore o minuti per riflettere, non c’erano segnali sicuri da aspettare.
I pronti soccorsi, colmi all’inverosimile, peggio di un vagone della metro all’ora di punta, ribollivano di malati amplificando così il contagio.
I camion militari viaggiavano in fila con a bordo decine e decine di bare, vittime di un mostro invisibile.
Il virus era più forte e veloce di tutti quelli che lo avevano preceduto.
E Francisco Luis Martí doveva scegliere, nessuno lo avrebbe potuto fare al suo posto.
Salvare due vecchi malati, che lo avevano messo al mondo, o restare protetto nel letto caldo della sua amante?
Lei, gli aveva rapito i sensi e non solo, lo pretendeva e lo manipolava con la sapienza di una maga.
Già da molto, molto tempo i pensieri migliori di Martí non erano più cosa sua. Egli cercava di non accorgersi di quello strano stato di sospensione, ma era un Ulisse perso negli occhi di Circe. E lei gli ripeteva: “Devi accettarlo, sono vecchi. Pensa a noi!”
Tuttavia, in un istante improvviso, un’energia ancestrale lo destò e Francisco Luis si vestì e uscì velocemente dalla stanza. Dalle radio stavamo annunciando l’avvio di un coprifuoco totale.
L’uomo scelse i due genitori e avvolgendoli con tutto l’amore che conosceva si chiuse in casa con loro.
Il tempo e innumerevoli vite passarono sotto i colpi della pandemia, ma i tre sopravvissero all’inferno che qualche Dio o uomini poco accorti avevano scatenato.
La donna, rimestando nel suo livore, percependosi seconda e rifiutata, gridò più volte tutta la sua insostenibile sofferenza. Giunse perfino ad augurare la morte ai due malati entrando poi in uno stato di profonda depressione.
Quella volta, il controllo e la sua arte seduttiva avevano fallito. Di fronte all’amore per chi era più debole Francisco Luis Martí scelse, senza dubbio alcuno.
Un giorno, dopo aver ascoltato le maledizioni della donna, Francisco Luis Martí si espresse con disprezzo e riattaccò.
Lei, anticipando i tempi, precauzionalmente, si era gettata tra le gambe di un bravo sostituto. Tuttavia il nuovo amante non le impedì di piangere di nascosto, sola, nel silenzio, tra le confezioni di psicofarmaci.
Nel corso degli anni Francisco Luis Martí pensò spesso a quanto fosse stato giusto scegliere i due familiari malati, nondimeno un senso di colpa gli pesava sul cuore per aver abbandonato quella che pensava fosse il suo amore.
Una sera, dopo aver festeggiato con tutta la banda il rinnovo del suo incarico da professore precario, Francisco Luis Martì si diresse al vialone del parco. Voleva rallegrarsi con una passeggiata solitaria e un buon Cohiba 55, custodito da tempo per le occasioni speciali.
Camminando lentamente, e gustando il fumo del sigaro, la sua attenzione venne richiamata da un colpo di tosse prolungato come un mugugno. All’ombra dell’ultimo lampione, Francisco Luis Martí riconobbe il timbro, si voltò e incrociò lo sguardo. Era lei, in compagnia. Da quegli occhi gli giunse tutta una spietata e silenziosa malvagità covata da un dolore ciclopico.
In quel momento Francisco Luis Martí provò una disarmante compassione e capì di essere fortunato. Davanti a uno straziante rancore punitivo egli era ancora capace di donare il bene. Francisco Luis Martì si voltò, continuò a camminare e fumando il suo raro Cohiba 55 comprese che il vero salvato, in tutta quella sciagura, era stato, senza saperlo, inequivocabilmente lui.

di Stefano Pavan

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11 Comments

  • Ci sono scelte che il cuore ha già fatto prima ancora del pensiero…
    In queste, c’è la salvezza dell’umanità, del nostro essere essere umani.
    Semplicemente perché l’amore puro, vero non chiede di essere scelto.

    Complimenti Stefano
    J.D

  • Una delle più belle storie che hanno come sfondo il covid. La scossa ricevuta da un vero Amore che prevale su uno surrogato dalla possessività w che mette in evidenza la vera natura di Luis Francisco.
    Complimenti Stefano.
    Fausto Gasperini

  • Una narrazione che appartiene alle corde più intime dell’anima, in cui l’amore e il delirio danzano di concerto in un abbraccio pressoché malato. “Era il tempo di uno strano colera” ci getta fin dall’inizio in un momento di drammatica emergenza, in cui la guerra interiore di Francisco Luis Martí fra l’amore filiale e quello passionale è il campo di battaglia. L’autore rende brillantemente il sacrificio disperato, personificato nella pandemia come una figurazione metaforica della battaglia del protagonista, per esprimere come le decisioni in materia di vita possono essere dolorose ma inevitabili. Il conflitto morale è così vividamente reso che attira il lettore al punto da soffrire diviso tra compassione e giudizio. La trama è abilmente costruita, i personaggi ben delineati, ognuno imprigionato nel proprio dramma. Il carattere dell’amante manipolatrice, che cresce da intrigante a diventare una schiava delle proprie fantasie e menzogne, è un modello particolarmente tagliente e definito.

    Ciò che emerge molto chiaramente è il tema della forza umana e della redenzione. Francisco, nonostante sia colpevole e stia soffrendo in tempi avversi, alla fine perviene alla sua pace interiore, imparando che l’amore vero è quando si sacrifica il proprio interesse. Una storia breve, commovente e profonda che porta a riflettere sulla vera natura dell’amore e il prezzo della libertà individuale.

    BELLA STE’

  • Francisco cammina lungo il vialone, ritrova, negli occhi di lei, il motivo che lo ha portato a fare quella scelta che lo ha salvato ma soprattutto per non aver permesso ai “quei due vecchi malati” di salire su quel camion militare.
    Come scrive Stefano in Cohiba 55….”ma era un Ulisse perso negli occhi di Circe”, potrebbe rispondere Gaber quando recita in Piccoli spostamenti del cuore…. “Ora il sublime se n’è andato… ma automaticamente anche il dolore. II mattone è tornato al suo posto. L’amore, che invenzione! Possibile che sia solo questo piccolo spostamento del cuore?”.
    Quando riusciamo a fargli fare al nostro cuore quel piccolo spostamento siamo già in un’altra dimensione.
    La nostra.
    Quella dimensione che ci consente di vivere l’unico vero Amore.
    “Fai le cose che stai bene” diceva la mia Mamma.
    In questo breve racconto Stefano è riuscito a trasmettermi lo stesso messaggio.
    Fare le cose che ci fanno star bene, senza calpestare alcuna dignità, aiuteranno sicuramente a far star bene anche tutte le persone che amiamo con quell’unico vero Amore, puro ed incondizionato.
    Grazie Hermano

  • Finalmente ti rileggo Ste’.
    Ogni scelta è una rinuncia. Sempre meglio rimorsi che rimpianti, soprattutto in amore.
    Aspetto altri racconti allora.

  • Racconto quasi romantico, di altri tempi. Un grande amore ti riempie la vita ma l’amore per i genitori non si baratta …
    Una bellissima storia… Forse mi ricorda qualcosa o qualcuno …
    Grande Stefano

  • Riecheggiano nel testo le paure e le angosce che , seppur alleggerite dal tempo , come ombre stanno nella nostra memoria a farci da monito. Una sintesi perfetta, figlia di un uso abile della parola e di un pensiero pulito.
    Stefano Pavan, regala con la sua penna scritti leggeri ma densi, che stimolano il lettore a riflessioni continue, fissandone indelebilmente nella memoria la magia delle trame. PS: questa storia si sovrappone a quella di un mio caro amico, chiamato a decidere in egual modo quale amore proteggere. E non ebbe dubbi. Un esempio per tanti, ma non per tutti. Destinato solo ai produttori di amore.
    Complimenti Stefano.

  • Il racconto è un potente ritratto di scelte morali in tempi di crisi, carico di emozioni contrastanti e di profonda introspezione. La narrazione di Francisco Luis Martí, che si trova di fronte a una decisione straziante in un’epoca di pandemia, cattura con maestria la tensione tra l’amore e il dovere, tra la passione e la responsabilità.

    La scrittura è avvincente e ricca di immagini vivide, come quella dei pronti soccorsi sovraffollati e dei camion militari che trasportano bare, che rendono palpabile l’angoscia della situazione. La caratterizzazione dei personaggi è altrettanto ben fatta, con Francisco Luis Martí che emerge come un uomo complesso e profondamente umano, diviso tra i suoi sentimenti per l’amante manipolatrice e l’amore per i suoi genitori malati.

    L’evoluzione del protagonista è resa con grande sensibilità: il risveglio della sua “energia ancestrale” e la decisione di abbandonare l’amante per prendersi cura dei genitori è un momento di grande intensità emotiva. Il racconto non si limita a una semplice dicotomia tra bene e male, ma esplora le sfumature di colpa, rimpianto e redenzione, culminando in un finale che, pur nella sua tristezza, offre una nota di speranza e di pace interiore per il protagonista.

    In definitiva, il racconto riesce a toccare corde profonde e a offrire una riflessione sull’importanza delle scelte che definiamo come esseri umani. La scrittura è fluida e coinvolgente, mantenendo il lettore avvinto fino all’ultima riga. Un’opera che invita a meditare sulla vera natura della salvezza e dell’amore.

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