Clima: vane ritualità e sconsiderate strumentalizzazioni

È il caso di notare che oggi come nelle Idi di marzo andava in scena la tragedia classica dell’ancient règime, il copione perfetto del cambiamento dei conservatori-rivoluzionari

Il 15 Marzo 2019 abbiamo assistito all’ennesima rievocazione storica di Valle Giulia ’68, una parata carnevalesca (nell’accezione dispregiativa del termine, nulla a che vedere con i Saturnali) che non a caso è andata in scena il giorno delle “Idi di Marzo”, appena qualche metro sopra il luogo che vide il marmo macchiato del sangue di Giulio Cesare.
Ma andiamo per ordine: che ci sia nel mondo, ed in Italia soprattutto, la tendenza ad accogliere indiscriminatamente ondate di qualsiasi tipo di movimento “anti” (anti che?) è cosa del nostro tempo; siamo ormai abituati a ricevere per settimane i bombardamenti dei mass media che ci presentano i nuovieroi”, descritti con le solite puerili caratteristiche: fuori da ogni logica di potere, da ogni interesse, nel sincero e sano spirito d’impegno per la collettività, acclamati e sostenuti dalle masse, queste ultime con un bisogno spasmodico dell’avvento che sia in grado di liberarle da potenti senza scrupoli che hanno reso le loro vite deprimenti, i mariti e le mogli noiosi, i lavori una routine, le loro città inquinate.
Questi “eroi” hanno la caratteristica di appartenere al mito per un tempo effimero, quanto basta per alimentare speranze di nostrane ideologie, per poi scomparire nell’angolo della vergogna senza che nessuno se ne accorga: Tsipras, Puigdemont, leader sud americani vari, democratici a stelle e strisce eventuali, Gilet gialli, girotondi, scarpette rosse, palloncini e stellette (5, 7, 9 quanto basta).

Per capire tutto questo è necessario focalizzare un aspetto cruciale della Weltanschauung contemporanea, e cioè che il simbolo è significato, una sorta di nuovo paganesimo inquinato dalle storture del consumismo, privo di radici antropologiche e dunque non focalizzato per propiziare una fulgida fecondità universalmente concepita, ma è l’attaccamento alla simbologia che rende le persone assolte dalla “ratio“, pronte a credere al primo nuovo aruspice di turno.

Ecco dunque la radice del rito pagano consumatosi oggi nell’Urbs Aeterna a mezzo di manifestazione (il più innocuo strumento di ribellione brevettato un paio di secoli fa) con tanto di simbolo ed eroe del momento: Clima e Greta Thunberg. Gli studentelli della nuova Valle Giulia – armati non di pietre, ma di smartphone ultramoderni, costruiti con componenti stoccati in una discarica del terzo mondo da un qualsiasi ragazzo loro coetaneo – nel praticare il culto del Clima hanno paralizzato per l’ennesima volta la città, provocando un’impennata d’emissioni di CO2 non indifferente.
Gli stessi ragazzi che vengono portati fin davanti le scuole a bordo delle automobili da madri e padri premurosi, gli stessi che non entrano a scuola quando non funzionano i riscaldamenti (grande impedimento che non permettere di onorare il privilegio allo studio), gli stessi che negli anni si sono adoperati a suon di manifestazioni per combattere riforme abominevoli, ed infatti i loro metodi marxisti hanno portato a grandi risultati: zero!
I cartelli gridavano “Klimatet” perché al fascino dell’esotico non si può certo resistere. Sono culti in cui è fondamentale la discriminazione profonda delle proprie tradizioni: la radice latina almeno l’abbiamo salvata, è andata peggio all’etimo greco, che starebbe per “piegare, inclinare” in riferimento all’asse terrestre, ma si sa “graecum est, non legitur”, non aspettiamoci che questi ragazzi leggano Omero o peggio Platone.

Gridare e bloccare la città è l’unica arma che hanno questi ragazzi. Sembrerebbe l’unica arma, il condizionale è d’obbligo; se non fosse che avrebbero potuto protestare con i distretti scolastici di competenza affinché siano installati pannelli solari sopra i tetti delle loro scuole (ove non si rischi il crollo del tetto ben inteso), chiedere l’ammodernamento degli impianti al fine di evitare la dispersione energetica, impegnarsi nell’istituto e nelle case nel controllare la regolare differenziazione dei rifiuti, spegnere per un giorno (o anche più?) i cellulari che una volta messi in carica provocano un consumo ingente di corrente (moltiplichiamo per milioni di apparecchi in carica ogni giorno), magari cogliendo l’occasione per leggere un libro o passeggiare nel bosco, passare dall’immaginazione all’intellezione, seguire una morale e non le piazze.

La spregevole macchinazione, che è in atto in queste ultime settimane, non sta risparmiando una ragazzina di sedici anni, strumentalizzata da chissà quale lobby “verde”, designata come eroe del clima che una volta svolto il suo compito (una legge o un trattato internazionale volto a favorire la multinazionale “verde”) farà la fine che hanno fatto tutti gli altri: non c’è bisogno di chiamare in causa la dietrologia spicciola, stiamo parlando di realtà tangibile. È il caso di notare che oggi come nelle Idi di marzo andava in scena la tragedia classica dell’ancient règime, il copione perfetto del cambiamento dei conservatori-rivoluzionari (quelli che hanno inventato le rivoluzioni e le manifestazioni): cambiare tutto affinché nulla cambi.

Luca Renna

..e se voi, o qualche vostro conoscente è il classico rivoluzionario da tastiera, eccovi alcune dritte su come aiutare il mondo anche senza abbandonare il divano: “#ClimateChange e pigrizia: consigli smart per ambientalisti da divano“.

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