Ciò che resta di Priscilla (o qualcosa del genere)

Brevi ricordi di altri universi... [Racconto breve]

Non si vive solo d’amore, diceva lei. Si vive di un sacco di altre cose, diceva, come il pollo fritto o le sigarette. E io la guardavo timorato, quasi ossequioso, come il cerbiatto guarda il cacciatore. Priscilla aveva due occhi grandi e un marito volgare, e amava vestirsi come la cameriera di un fast-food degli anni Cinquanta. Quando il marito la possedeva nell’altra stanza, alzavo il volume della televisione al massimo. Non era una situazione agevole, lo riconosco, essendo sì io innamorato di lei, ma anche e soprattutto loro coinquilino. È impegnativo convivere con una coppia sposata, in particolare quando si fa la spesa o quando i due fornicano. Priscilla aveva vent’anni, due mani distinte e un tono solenne, e questo mi impediva solitamente di prenderla sul serio. Si vive di una marea di altre cose, diceva, come i tramonti o le cagne che fanno i cuccioli. Suo marito -suvvia, non ridete- si chiamava Mario ed era un uomo banale, oltremodo eccessivo nei momenti d’ira, dal portafoglio gonfio e totalmente privo di poesia. Io, per quanto non avessi un soldo, la poesia la trovavo dovunque. Nelle crisalidi ghiacciate dall’inverno prede di una ragnatela sul quadro elettrico in terrazzo, nella polvere al mattino o in Priscilla che si metteva lo smalto sui piedi. Le piccole cose, diceva lei, mi mettono tristezza. Questo, ovviamente, le piaceva. Credo amasse la mia malinconia di seconda mano o il mio abbigliamento elegantemente fuori luogo. La faceva sentire corteggiata. Quando la portai al cimitero delle auto abbandonate, indossavo un frac e le dissi «Qui è la notte» e lei rise, rise, e nel vento agitava la gonna. Non si vive solo d’amore, no, diceva lei. Si vive soprattutto di desiderio. E intorno a noi arrugginivano le macchine, e tremava un bisbiglio di vento, e la notte finiva lì, almeno per me.

 

di Carlo Massimino

 

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19 Comments

  • toccante e evocativo, sinistro ma distensivo, malinconico e avvolgente ….. davvero ben scritto.
    complimenti all’autore..

  • pochi secondi per tuffarci in un mondo a se stante,nella testa del personaggio
    scritto benissimo… ci piace il Massimino! 😉

  • Breve è breve, ma non hai raccontato assolutamente niente.
    Sicuramente è stata una tua scelta, intendo la mancanza totale di qualcosa che interessi il lettore.
    Come vuoi, ma non ti permettere più di utilizzare le parole di mio fratello Andrea Pazienza per descrivere la tua miseria interiore. Non se lo merita, non trovi?

    Saluti, Lacriticasuicida.

      • Baby, stai confondendo soggettività con oggettività. Per farla la breve, quel mucchio di parole messe lì alla rinfusa non sono oggettivamente un racconto. La trama è inesistente, il “protagonista” non è altro che l’immagine distorta che l’autore ha di sé. Gli altri personaggi non sono né delineati né tantomeno compiono azioni tali da renderli essenziali al fine del racconto, ma sopratutto -e tono a ripetermi- quell’insieme di parole non racconta alcun fatto. Questa è oggettività. Soggettivamente ti può piacere quel cazzo che ti pare. Baricco, il caffè col sale o farti un’iniezione sottocutanea all’altezza delle palle. (Tra le due io sono per la seconda). Capito?

        • tesoro, il sito non fornisce una consegna da svolgere, “raccontami una storia”, non è il tema libero delle elementari. e la letteratura offre innumerevoli esempi di narrazioni brevi in cui non è delineata una trama, basta pensare ai bozzetti fisiologici di turgenev o a tutta la produzione giovanile di carver. e soggettivamente, come ci insegni, ti puó piacere il cazzo che ti pare. quindi levati dai coglioni.

          • Dio che palle. Allora, giusto per fare un po’ di chiarezza, in qualsiasi concorso SERIO un racconto breve va dalle cinque alle quindici pagine. Poi naturalmente se uno è un giovane Carver può venire in questo sito di merda e scribacchiare mezza pagina di stronzate.

  • che poi “Io per quanto non avessi un soldo, la poesia la trovavo dovunque. Nelle crisalidi ghiacciate dall’inverno prede di una ragnatela sul quadro elettrico in terrazzo, nella polvere al mattino o in Priscilla che si metteva lo smalto sui piedi.” è una cosa che può scrivere solo un fotti-maschi.

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