Chiara Vidonis -il candore rumoroso dell’anima..

Un disco vario e denso, di musica e testi mai scontati, dagli arrangiamenti brillanti, dalla metrica affilata e stimolante...

Chiara Vidonis nasce a Trieste, per decenni città di confine per eccellenza, dove le influenze culturali, soprattutto mitteleuropee, non sono mai mancate anche grazie al porto più importante d’Italia. In questo quadro dalle mille sfaccettature si colloca la figura della cantautrice. Testi in italiano ma musica che risente delle suggestioni più disparate.

Il suo debutto discografico si intitola “Tutto il resto non so dove” (prodotto da Goodfellas). È un disco forte, intenso, a tratti violento, fatto di arrangiamenti precisi e diretti e musica mai scontata. Chiara Vidonis, nella sua prima fatica, ha voluto raccontarci, a proprio modo, il suo modo di vivere e, soprattutto, di affrontare un disagio che pure emerge prepotentemente nelle note e nella voce della cantante triestina. L’album grida riscossa, a suon di un rock declinato in una particolare forma pop tanto cara al cantautorato nostrano. Forte è l’influenza punk che però, anche in questo caso, viene addolcita dalla voce dolce e nitida di Chiara.

Sono 11 le tracce che compongono il disco. Accanto a quelle di rock più classico come “Quando odiavo Roma”, “Il mio peggior nemico”, “Eva”, abbiamo brani meno istintivi come “Immaginario” e “Le cose preziose”. Nei testi trova spazio, in un certo senso, anche la politica che, con il brano “Lo Stato mentale” emerge in tutte le contraddizioni del Bel Paese. “L’incendio” è il pezzo che sfoga tutte le tensioni interne dell’artista e il finale, “Cannibale”, appare forse, pur con le sue belle chitarre ruvide, più ragionato e pacato, una chiosa che si innesta perfettamente dopo il ‘caotico’ punk-rock precedente.

Il disco, rumoroso quanto basta, è una corsa frenetica che ben entra nella mente dell’ascoltatore, quasi un indie-rock, che a tratti, pur non volendo fare richiami grossolani, ricorda la musica di Maria Antonietta. Una bel lavoro quello della Vidonis che si è avvalsa anche dell’impeccabile lavoro di Daniele Fiaschi (chitarre), Andrea Palmeri (batterie), Simone De Filippis (synth, basso, ipad), che ha curato, in parte la produzione. Essenziale la presenza anche di Stefano Bechini, in veste di supervisore e sound engineer.

Che dire: Un album per chi è stufo delle solite canzonette!

 

Domenico Porfido

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