Celentano e la commiserazione flemmatica delle vecchie glorie

"Adrian" arriva in tivù, ma il nuovo progetto di Celentano si rivela sorprendentemente deludente: siamo sicuri che la “lentezza” di Celentano la scopriamo oggi?

Guardare Adriano Celentano in televisione e lamentarsi per la lentezza equivale a guardare un porno e lamentarsi per le scene di nudo. Cosa vi aspettavate da uno divenuto famoso per i suoi silenzi? Ancora oggi, nelle conversazioni accademiche, si parla di “silenzi alla Celentano”. Pensate che lo dicano per indicare giovialità e dinamismo? No. È lento. Ma non l’ha mai nascosto, eh.
«Esco di rado e parlo ancora meno», vi dà l’idea di uno che si alza alle sei ogni mattina per andare a correre? No, vi fa venire in mente qualcuno lento, flemmatico, indolente. E chi l’ha scritto? Celentano! Ecco chi.

Sapete cos’è veloce? Il digitale terrestre, che ha un telecomando: usatelo, cambiate canale, non dategli Audience. Così, da lento, Celentano diverrà una gloria televisiva passata. Un fenomeno che ricorderemo fulgidamente nei ritagli di tempo senza alcuna pretesa. Che, poi, detto in confidenza: nessuno gli ha detto niente quando ha fatto “Rugantino” a 35 anni – che parlava romano come Siri parla nell’Iphone – e viene criticato adesso a più di ottant’anni?

Celentano appare in un cartone animato perché nella realtà non sa dove sia, e c’ha ragione: all’età sua bisognerebbe guardare i cantieri e non rompere le palle, come è giusto che sia. Ma a casa propria, non in tivù.
Lo chiamano perché la tivù non ha più idee, se non quelle riciclate male dal Web. E allora ripescano Celentano, Arbore, Frassica: perché sono come Papa Wojtyla. Acciaccati, ridotti all’osso, eppure al balcone (della ribalta) si affacciano sempre. Perché mica conta la dignità, mica si guarda il carisma: oggigiorno, il vero spettacolo è stare lì e dire “Ma come si è ridotto questo, incredibile”. Il compatimento porta miliardi: non solo adesso, non solo in tivù. Questo Celentano – e non solo – lo sa e ne approfitta. Sempre. Come può. L’unica cosa giusta l’ha detta Natalino Balasso: «Celentano sembra che non c’è, ma quando arriva rompe i coglioni».

 

Andrea Desideri

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