Cappiamoci un po’

La rassegnazione è in fondo solo uno stato di consapevolezza estrema

L’ho fatto.
Minchia. L’ho fatto per davvero.
Mi sono messo lì, senza pensarci, e ho iniziato a spostare le chitarre un pò più a destra, le giacche più a sinistra.
E’ stata la prima volta, il primo giorno. Quello in cui le fai spazio nell’armadio, e diventi scemo per capire dove ficcare i pedalini, gli amplificatori, le custodie, il Wall-e che risponde automaticamente, il salvadanaio a forma di vespa, Remì con il mestolo.
E poi la tazza dei Beatles, quella dell’Hard Rock Cafè. Penne a forma di chitarra, chitarre a forma di penne. Metro, fogli A4 scarabocchiati, spartiti, spartiti, spartiti e ancora spartiti, cavetti, cavetti Usb, alimentatori. Potrei non finire mai.
Si ragazzi, l’ho fatto, ho iniziato a convivere.
E la convivenza è un passo breve a vedersi così, ma non lo è affatto a vederla bene.
Ti metti in casa un estraneo alla fine, e lo capisci da come i gatti la guardano. “Chi minchia sei?” fa Cagliostro, il mio gatto nero.
Lo capisci dal fatto che non ti metti palle all’aria, e mentre con la mano sinistra te le gratti, con l’altra fai zapping. No le palle le tieni dentro le mutande, e le mani spostano cose.
Sono quelle cose su cui non ragioni, su cui non devi ragionare, altrimenti mica le fai, vuoi mettere birra e rutto libero, anziché verdurine bollite?
Non devi conoscere la cosa, la immagini e decidi di viverla, di godertela, e poi vada come vada.

Molti di voi lo sapranno già, ma dicono che le donne vengano da Venere e noi da Marte, immaginate il casino se entrambi vengono da Saturno, o da Alpha Centauri. Il casino è bello che servito.

Quello che voglio dire però non è proprio questo. Cioè non è che volessi davvero parlare di me. Era più una considerazione in generale.
Dicono che la vita è una scatola di cioccolatini, e se invece fosse una scatola di arancine?
Una alla cacio e pepe, una classica, una alla amatriciana, che ne so… Pensateci un attimo. Cambierebbe parecchio non credete?
Oppure una scatola di cannoli? Al pistacchio, semplici… Vedete come cambia tutto?
Ecco, forse quello che vorrei dire è che la vita può essere una scatola di cioccolatini, di arancine, di supposte spesso, ma è pur sempre una scatola da aprire.
E allora fatelo il salto, sgarrate, mangiatevi pure il tavolino, perché la vita può essere una scatola di cose che possono fare male, ma che possono essere anche estremamente buone e gustose. La panza vi verrà comunque per cui fottetevene.
Prendetevi meno sul serio, prendetevi di meno proprio. Anzi non prendetevi affatto, fatevi prendere dalle cose, dal mondo, dalla parte buona dello stesso, e mandate a quel paese la parte peggiore.
E una volta fatto ciò provate a migliorarlo. Perché se il mondo vi da qualcosa, è giusto che voi diate qualcosa a lui. Il meglio di voi.
Poi andatevene a casa e godetevi lo spettacolo che avete lasciato dietro di voi.
Siate protagonisti del vostro spettacolo, perché come vada vada, nessuno vi dirà come recitare.
Quello che voglio dirvi è che a non tutti è data la possibilità di esserne parte, per cui se potrete farlo, ricordatevi che gli applausi dipenderanno solo da voi.
Ora scusatemi, ma torno a piegare le magliette.
Nel frattempo lei è con un vestitino da casa, su di una scala, piegata in avanti.
Io vedo tutte le sue grazie, eppure, nonostante ciò, mi avvicino, la tiro giù e le do un semplice bacio.
Dicono che l’amore quando arriva non ti fa capire un cazzo.
Ecco, io ho iniziato a convivere, e mi sa che non ci sto capendo un cazzo.
E la sensazione è davvero niente male.

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Matteo Madafferi

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