Calvario e calvados…

di Fabrizio Rabottino

L’uomo sceso dalla macchina guardò di sottecchi la struttura bianca verso cui portava la scaletta. Gli inservienti stavano posizionandola, controllando gradino per gradino che fosse solida e sicura.. Emise un impercettibile sbuffo tra le labbra.

Rigirò la testa verso i segretari che si affannavano nei preparativi. Gli uomini della sicurezza si muovevano nervosi come ballerini. Finalmente incrociò lo sguardo di un giovane assistente, sorrise e accennò a sollevare un dito dalle mani giunte. Subito il giovane prete si avvicinò alla piccola figura bianca.
“Santità…”
“Don… non ricordo più zuo nome mi spiace…”. Il Pontefice parlava mantenendo il sorriso appena accennato
“Sono solo un umile…” il prete si schermì abbassando la testa. Una rapida alzata del dito ne interruppero il gesto
“Lasci stare… io quassù non salgo.. cosa è questo?” sussurrò dolcemente indicando con il movimento degli occhi la struttura bianca.
“Il mezzo meccanico che deve portarla in processione Santità”, il prete riabbassò la testa sia per rispetto sia per cogliere meglio le parole che il Pontefice, più basso di lui di 2-3 spanne, sussurrava appena.
“La strada tra Santa Maria maggiore e San giovanni, Santità, è lunga e il cerimoniale della processione del Corpus Domini prevede che Lei venga portato su questo mezzo”, il prete aumentò la superficie del suo sorriso.
“Grazie, ma mi dica meglio cosa é..”, sussurrò abbassando la testa anche il Pontefice.
“Giri intorno al mezzo, io zono Papa non posso girare attorno come meccanico per controllare pressione gomme, zia gentile guardi e mi dica”.
Il prete obbedì pur non capendo cosa esattamente dovesse guardare. La pressione delle gomme era sicuramente una battuta. Girò attorno al mezzo oltrepassando gli uomini della sicurezza che provavano il funzionamento degli auricolari.
“Santità…”
“Mi dica don…”, il Papa teneva le braccia alzate permettendo la vestizione dei paramenti sacri. L’assistente si avvicinò all’orecchio del Papa.
“Si tratta, Santità, di un camion con una struttura di tende bianche, sul pianale è stata montato un inginocchiatoio…
“Verniciato in oro..”, lo interruppe il Pontefice
“Si dorato” confermò il prete iniziando a capire
“..E con baldacchino di verdura.. come si dice in italiano?”, lo interruppe ancora.
“Non so.. esattamente”, la voce dell’assistente iniziava ad essere meno ferma: “Credo che il baldacchino sia stato addobbato con festoni di fiori.”
“Zia gentile, chiami responsabile del cerimoniale e dica che io li sopra non ci salgo, lei è zuo assistente giusto?”, il sorriso del Papa ora era soltanto una riga sottile. Voltò lo sguardo chiudendo la conversazione, pazientemente infilò il capo nell’apertura della pianeta dorata che dall’alto gli assistenti gli porgevano.
Il prete cercò nelle tasche il cellulare giusto, digitò più volte il nome del suo superiore trovando la linea spenta. Provò i nomi di tutti i cardinali, prelati, assistenti della catena gerarchica sopra di lui che potevano avere qualche potere. Nessuna risposta. Solo solerti segreterie comunicavano l’indisponibilità a poter essere raggiunti.
“Santità..”, si avvicinò al Pontefice ormai completamente vestito di giallo oro, “Santità, mi scusi. Non riesco a raggiungere nessuno. Dobbiamo far rispettare il cerimoniale…”
“Dobbiamo?”, il bastone pastorale oscillò pericolosamente nelle mani del Pontefice.
“Io li sopra ho detto che non salgo, non ha notato la rassomiglianza con vostro carro di carnevale di Viareggio? Io dovrei essere pupazzo inginocchiato sopra?”, le parole pronunciate con calma e dolcezza non avevano lo stesso effetto nel sistema nervoso dell’assistente. Dentro la tonaca sentì mancare il respiro.
“Santità la sua automobile scoperta è in Vaticano. Ci vorrebbe più di un ora per farla arrivare quaggiù..”, la lingua ormai inciampava sui denti ad ogni parola.
“Allora vado a piedi…”, gli occhi piccoli del Papa erano fissi sul viso dell’assistente.
“Santità. Per motivi di sicurezza Lei non può andare a piedi. Sono alcuni chilometri e con il personale del servizio d’ordine che si agita attorno a lei sarebbe…”
“Mi dica cosa zarebbe, zia gentile..”
“Sarebbe peggio del carnevale di Viareggio.. sembrerebbe il carnevale di Rio..”
Il Pontefice si appoggiò al Pastorale. Sospirò avviandosi verso la scaletta.
“Lei sa don.., prima o poi mi ricorderò il zuo nome, che non finisce qui. Con l’aiuto di Nostro Signore e del Papa, che sono io, non finisce qui… arrivederci don..”, sorrise ancora impartendogli una rapida benedizione.
Dall’altra parte di Roma, nella città del Vaticano, un 32 pollici a cristalli liquidi era sintonizzato sulla diretta della processione. Alcune berrette rosse stavano appoggiate sul tavolino di fronte accanto a dei bicchierini da liquore.
“Incredibile come la definizione di questi schermi riporti ogni minimo dettaglio.. quelle sono goccioline di sudore sulla fronte del Santo Padre? Non è vero?..”.
L’uomo seduto compostamente sulla poltroncina porse il suo bicchiere verso la bottiglia ambrata che gli veniva avvicinata.
“Già, realistica come trasposizione del Calvario.. un altro dito di calvados eminenza?..”

 di Fabrizio Rabottino

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