Boxerin Club @Circolo degli Artisti (05/2014)

Nella “grande notte” un gruppo destinato a far parlare di sè..

Qualche giorno fa, Circolo degli artisti, ora dell’aperitivo… o dell’apericena, un termine che ora va molto di moda! C’è della musica dal vivo, non so bene chi o cosa suoni, ma ci vado. È il secondo anniversario della nascita di “Bomba Dischi“, etichetta indipendente che sta tentando di lanciare diversi protagonisti della scena musicale alternativa italiana, questa almeno è l’idea che mi sono fatto spulciando su internet prima di uscire di casa. Sono ragazzi romani i proprietari dell’etichetta, giovani appassionati, come i gruppi, emergenti e non, che si alterneranno sul palco durante la serata. Un evento che porterà nel live club capitolino concerti, animazioni, proiezioni video e che sarà ricordato come la “la grande notte” (per qualcuno sicuramente lo è stata). Artista di punta: Adriano Viterbini, voce e chitarra dei Bud Spencer Blues Explosion. Qualcuno conoscerà.

Così l’altro giorno ho avuto una “soffiata” da un uccellino che invece segue uno di questi gruppi da parecchio tempo. Sono stato invitato all’evento, ho accettato con immenso piacere e per questo mi ritrovo lì anche io, dopo aver ingozzato fugacemente una pita “dal greco” ar Pigneto, proprio a due passi dal club. Quando metto piede all’interno della sala stanno già suonando i Bamboo. Ma io non sono li per loro, in realtà. L’uccellino nella sua soffiata ha parlato chiaramente di un gruppo: i Boxerin Club, che saliranno sul palco subito dopo. E allora permettiate che vi parli un po’ di loro.

 

Questa band si forma nel 2010, a Roma, mischiando sonorità rock, world music e ritmiche selvagge (suggestioni caraibiche, ritmi samba e tocchi di tango). Una band a cui piace (e a cui riesce bene) suonare dal vivo, da veri buskers, come amano definirsi loro. Ma soprattutto artigiani di una musica che lascia interdetti per il respiro internazionale (non il solito indie rock nostrano) e che proprio per la sua sperimentazione si è guadagnata da subito importanti quanto impegnativi paragoni: dallo “spirito pop devoto ai Talking Heads di Naked”,  passando per “i gioiosi cori dei Beach Boys” e il “rock britannico ma spensierato dei Django Django”, fino alle “sperimentazioni afro dei Vampire Weekend”. Per chi recensisce dischi, queste classificazioni sono tutte utili e indispensabili e mostrano le qualità dell’orecchio che sono proprie di chi fa questo mestiere. Non necessariamente, tuttavia lo sono per chi si gode l’esperienza unica di una performance live.

Aloha Krakatoa“, primo Lp dei Boxerin Club dopo il fortunato Ep “Tick Tock (Here It Comes)“, andato sold out, prende il nome dell’isola/vulcano indonesiana che, il 27 agosto 1883, esplodendo provocò il rumore più intenso mai udito sul pianeta e corona un 2013 che ha visto la giovane formazione capitolina impegnata in un lungo tour che è culminato con l’apertura agli Egyptian Hip Hop, la vittoria del premio “Sonic Bids” dell’Arezzo Wawe e la conseguente partecipazione alla Cmj Marathon di New York (sempre nella Grande Mela hanno improvvisato un concerto in strada per Puff Daddy). Ultim’ora: “Black Cat Serenade“, ultima traccia dell’album, accompagna il teaser del MI AMI 2014 con Bruno Pizzul

Questo, insomma, è il loro curriculum e considerando che stiamo parlando di cinque ragazzi compresi fra i 22 e i 24 anni non è male per niente. Ma il curriculum è un modo orrendo, a mio avviso, per parlare di musica, di artisti, di buskers. Per questi, solitamente, parlano le canzoni (“Carribean Town“, “Bah Boh“, “Northern Flow” su tutte),  gli strumenti (chitarre, trombe, percussioni), gli accordi. Rispondono a queste voci le movenze delle gambe e delle braccia del pubblico in sala (all’aperto o al chiuso non fa differenza) e giovedì sera, al Circolo degli Artisti, la gente si è divertita sul serio, ha ballato, ha cantato, regalando sudore e sorrisi all’uscita del locale. Esame superato, quindi.

 

Personalmente, sono rimasto impressionato dalla naturalezza con cui questi giovani musicisti si sono esibiti dal vivo, pesante banco di prova che molti aspiranti colleghi spesso falliscono clamorosamente. A dimostrazione del fatto che questa è una band nata per suonare in mezzo alla gente, più che in uno studio dove a regnare sono le dinamiche della registrazione. Mi hanno così trasmesso un’energia positiva e la voglia irrefrenabile di un’altra canzone, che però, dati i tempi ristretti dettati dalla serrata organizzazione, è rimasta chiusa nelle custodie dei loro strumenti. Sarà per la prossima volta!

Per l’occasione ad accompagnarli sul palco c’era Marco Fasolo, leader dei Jennifer Gentle, il quale ha curato anche la produzione del disco. Un motivo in più per applaudire questi ragazzi e per sperare che continuino su questa strada. Una strada che per il momento li vede in tour per l’Italia praticamente ogni giorno. E a guardarli per un momento negli occhi si capisce quanto non abbiano nessunissima intenzione di fermarsi all’autogrill.

Lorenzo Fois

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