Torna Bottega del Suono, alias Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro, e ancora una volta firma le musiche della fiction Rai “Rocco Schiavone”, tratta dai romanzi di Antonio Manzini. Anche per la quinta stagione di quella che si conferma una delle serie tv più amate dal pubblico italiano, il duo di compositori alessandrini ha curato la soundtrack raccolta nella release “Rocco Schiavone #5“. On line anche l’emozionante videoclip, per la regia di Lorenzo Morandi, con l’esecuzione live dei brani “Mani Libere” e “Vicino a Marina“.
Li abbiamo dunque intervistati in seguito all’uscita della serie, per cui i due compositori hanno già vinto il Premio, indetto da ColonneSonore.net, come “Migliore Musica per Fiction TV Italiana”.
- Siete autori delle musiche di Rocco Schiavone #5 ma, in realtà, è sin dalla prima serie che siete autori delle musiche di questa fiction Rai. Com’è nata questa collaborazione?
Nel luglio 2016, mentre le riprese sul set della prima stagione erano quasi terminate, fummo contattati dal montatore, Pietro Morana, che ci chiese la disponibilità a partecipare a una gara fra alcuni musicisti il cui scopo era quello di designare il futuro compositore delle musiche originali di “Rocco Schiavone”, grande successo letterario di Antonio Manzini e sul quale Rai Fiction e la casa di produzione Cross Productions stavano riponendo molte energie e aspettative.
Il test, a cui ovviamente aderimmo con slancio, si sarebbe svolto nell’arco di una settimana, come confronto sull’interpretazione musicale di alcune sequenze filmate, ricevute dal montaggio: musicammo il tragitto e il successivo ritrovamento di un cadavere da parte di un operatore di un gatto delle nevi, il dialogo del protagonista con l’amico anatomopatologo durante un’autopsia e quella che sarebbe diventata la chiusura del primo episodio, con la “morale” di Rocco e il successivo movimento di macchina a inquadrare le splendide montagne innevate della Valle d’Aosta.
Andò bene: regista, produttore ed emittente scelsero le nostre interpretazioni e ci preparammo a trascorrere un agosto in bottega, dato che il mix del primo episodio sarebbe iniziato a fine settembre.
- Com’è stato approcciarsi a tre diversi registi, come Michele Soavi, Simone Spada e poi Giulio Manfredonia nella seconda stagione, per uno stesso prodotto?
Il punto è sempre quello di cercare una “legenda” comune con artisti che solitamente non hanno una terminologia musicale specifica per esprimere ciò che si aspettano dalla musica scritta da altri per le loro scene: esempi musicali, riferimenti a sequenze di film, ascolti sono elementi fondamentali in questo processo.
Con Soavi, che abbiamo conosciuto ad Aosta il penultimo giorno di riprese, le suggestioni che abbiamo ricevuto sono state anche molto distanti tra loro: dall’epicità dei Pink Floyd al timbro dei caratteristici alpenhorn (i lunghissimi corni delle alpi), passando per il blues di Duke Garwood, l’intimità del piano di Nyman e il mistero delle musiche de “Il silenzio degli innocenti”.
Superato l’iniziale “disorientamento”, è iniziata la nostra ricerca di una sintesi, per arrivare a sonorità, linee melodiche e armonie che fossero rappresentative dell’anima di Rocco, epica e tenera allo stesso tempo: così abbiamo costruito il nucleo dei temi principali, poi declinati in varie configurazioni e arrangiamenti.
Nucleo che con Manfredonia si è arricchito di nuovi brani – Re di Roma, in particolare, in cui abbiamo chiesto al poliedrico Marco Giallini di cantare – che ne sondavano gli aspetti più “romani” e una strumentazione un poco più intima: se nella prima stagione avevamo utilizzato una grande orchestra, qui la dimensione era quella del quintetto d’archi.
L’approccio con Simone Spada, sempre molto positivo, ha indirizzato la nostra ricerca prima su un campo socio-antropologico (per accompagnare i temi della ludopatia, la povertà, la solitudine) poi su aspetti meno esplorati della personalità dei protagonisti, tornando a un linguaggio più sinfonico e magniloquente contaminandolo – incoraggiati da Simone – con l’elettronica alla M83.
In sostanza, avendo definito inizialmente un insieme di temi principali (la c.d. library, in gergo) e la “palette timbrica” della prima serie, il confronto con i registi delle stagioni successive ha riguardato essenzialmente l’integrazione con ciò che mancava per scandagliare altre linee di racconto, ponendo di volta in volta l’accento su personaggi secondari e nuove situazioni secondo le chiavi di lettura di ciascun regista, che ovviamente abbiamo in ogni caso cercato di assecondare al meglio.
- Sappiamo che siete autori delle colonne sonore di tantissime altre serie tv di successo come “Vostro Onore”, “Il Re”, “Oltre la Soglia”, “Non Uccidere” #1/#2. Ma come nascono le musiche per una fiction? Cosa accade quando Corrado Carosio e Pierangelo Fornaro iniziano a lavorare su un nuovo progetto del genere?
Il bello di scrivere la colonna sonora per una fiction è la possibilità di creare un mondo sonoro unico, personalizzato per quel progetto: questo implica la ricerca e la scelta degli strumenti acustici da utilizzare, la combinazione con gli quelli elettronici e la progettazione di un suono che si adatti perfettamente alle immagini, proprio come un vestito su misura.
Il confronto con il regista, come si diceva, è importante per individuare il linguaggio musicale e il tipo di sonorità da utilizzare; poi, noi cerchiamo la melodia giusta, la riconoscibilità della sequenza delle note, che è fondamentale perché diventa generatrice di ulteriore materiale.
In genere, succede che a uno di noi venga in mente un incipit: da qui si parte, al pianoforte, per dargli insieme una forma, svilupparlo in una struttura musicale più compiuta. Ed ecco il primo tema della serie, il “decìno” di Zio Paperone per intenderci.
Seguendo un principio di coerenza, facciamo in modo che quel tema e i successivi 3-4 motivi, con le concatenazioni armoniche che abbiamo “trovato”, siano presenti in modo costante nell’intera colonna sonora, anche se spesso li modifichiamo, riarmonizziamo o nascondiamo all’interno del discorso musicale.
A volte, poi, le esigenze del regista o della produzione cambiano in corso d’opera e dobbiamo essere reattivi per realizzare, a tempo record, brani o canzoni ad hoc per sequenze o situazioni inizialmente non previste.
- Com’è nata la vostra collaborazione?
All’inizio degli ani ’90 la band Trademark, in cui già suonava Corrado, stava cercando un chitarrista e Pierangelo si presentò… curioso che non ci fossimo mai incrociati in Conservatorio, che entrambi frequentavamo da anni. Da allora, anche dopo aver abbandonato i sogni da Rockstar, sono nate una bella amicizia e un progetto musicale, sfociato in Bottega del Suono, la nostra società di produzioni musicali e il luogo in cui ceselliamo quotidianamente le nostre musiche.
E’ qui che facciamo convergere tanti sogni in comune, affinità e molta determinazione (anche perché forse penalizzati dal vivere in provincia): spesso riusciamo a sintonizzarci, anche senza parlare e – sicuramente – le onde sonore favoriscono l’intesa.
- Oltre ad occuparvi di Serie TV, avete realizzato le musiche originali per le pubblicità di marchi come Bmw, Intesa Sanpaolo, Coca Cola e Fiat (per citarne alcuni). In questo caso, qual è il vostro approccio creativo?
All’inizio del percorso di Bottega, scrivere musica per il cinema e le immagini era il nostro sogno; cercando possibili collaborazioni, la vicinanza geografica di Milano e Torino ci ha fatto scoprire il mondo dell’ADV.
Lavorare per la pubblicità è stata (ed è tuttora) una grande palestra: approcciarsi a stili musicali diversissimi (dall’action Movie al Jingle per bimbi), condensare uno sviluppo musicale in 30”, generare melodie tormentone, ricercare sonorità sempre contemporanee, anche trattate in sound design e – soprattutto – produrre con tempi ristrettissimi, dall’idea alla realizzazione finale (anche con ricerca di vocalist e strumentisti ad hoc) sono il pane quotidiano del musicista pubblicitario.
Essendo sempre musica su commissione, creativamente il percorso è simile a quello per i film e le serie, anche se con soggetti e durate differenti. Al brief dei creativi, si aggiungono i desiderata del “Cliente”, qualche mood reference e la nostra sensibilità musicale, (perdonate l’allegoria) si “shakera”: et voilà!
- Ci sono già nuovi progetti in cantiere?
Siamo un po’ scaramantici, quindi forse aggireremo questa domanda.
Ci sono due progetti interessanti, ma ancora in fase di sviluppo; speriamo in una chiamata “last minute”, come spesso accaduto in passato.
Stiamo anche lavorando a qualcosa di “nostro”, non su commissione e chissà…