In occasione della festa per celebrare i cinque anni della Rassegna di Musica e Scrittura “Inkiostro”, Betterpress Lab, una delle realtà più stimolanti dell’artigianato culturale contemporaneo, apre le porte del suo laboratorio alle domande per raccontarci un po’ come è nato e come sta evolvendo questo interessante progetto. In occasione dell’evento le ragazze di Betterpress allestiranno uno spazio di stampa nella suggestiva location del Chiostro di Santa Oliva di Cori.
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– Ciao ragazze, ormai Betterpress Lab è una realtà così apprezzata che non ha bisogno di ulteriori presentazioni. La vostra storia ha qualcosa di affascinante e poetico, come se fosse una sorta di sfida al tempo che corre sempre più veloce. Volete raccontarci come questa vostra passione è diventata pian piano una vera e propria attività oltre che un punto di riferimento per chi è affezionato ad un certo tipo di stampa (che, a tutti gli effetti, si potrebbe considerare anche un vero e proprio prodotto artistico)?
Quando nel 2014 abbiamo deciso di aprire le porte del nostro laboratorio avevamo già iniziato da un paio di anni a cercare alfabeti di caratteri mobili e torchi tipografici manuali, andandoli a recuperare in tipografie storiche o nelle cantine e nei garage di chi aveva fatto per una vita il mestiere del tipografo. Abbiamo accolto le loro storie e i loro strumenti. Abbiamo sentito subito che era un tesoro inestimabile e una grande responsabilità. Veniamo da due percorsi diversi, artistico e letterario, condividiamo questa passione con tutte le nostre diversità anche caratteriali, ma è così forte per ciascuna di noi che abbiamo pensato (e ne abbiamo avuto subito conferma) che non era qualcosa solo di personale, ma riguardava tutti, appunto in modi anche diversissimi. Non si tratta infatti solo di comporre e di stampare, e te lo hai inteso bene perché parli appunto di tempo, di una sfida alla frenesia, quindi parliamo di un tempo interno e di una sfida anche ad un modo di pensare… siamo abituati a fare tante cose e in fretta (spesso per non pensare o proprio per non fare altro). Quando componi e stampi con i caratteri mobili non puoi sottrarti ad un pensare che è inscindibile dalle azioni che fai, perché non sono mai meccaniche, non esistono automatismi, è un continuo addentrarsi nel pensiero, anche fisicamente, perché prende forma con lettere di legno, marginature di metallo per gli spazi tra le parole, l’inchiostro macinato manualmente, anche i colori vanno cercati, è un continuo processo creativo. La tecnica e le regole sono rigorosissime, quello che ci piace di più è averne oggi una padronanza che ci permette di infrangerle e creare qualcosa di nuovo. Ed ecco che dalla stampa tipografica nasce una nostra ricerca artistica. O meglio, la nostra ricerca artistica ha trovato il suo modo più proprio di esprimersi e continuare ad indagare il senso delle parole, la linea, il colore. Più che un’attività crediamo sia una forma di “attivismo”, ci hanno detto che siamo delle attiviste poetiche. La nostra “attività” allora forse è nata dal fatto che molto più di quel che si possa pensare le persone sanno riconoscere la bellezza, e la verità. E la cercano, come noi.
Quando ci affidano un’emozione o un pensiero rivolto a qualcuno di speciale e noi possiamo dargli forme, colori, lettere… oppure quando organizziamo corsi e ci occupiamo di formazione – magari si dice appunto “attività” – per noi è un bellissimo impegno, quasi un privilegio.
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– Immagino che il vostro lavoro presupponga anche un impegno non trascurabile nel ricercare alcuni tipi di caratteri o determinati torchi per soddisfare a pieno le vostre esigenze o più semplicemente per avere un’occasione in più per sperimentare sulla pagina bianca. In un certo modo, quindi, il vostro è anche una sorta di lavoro di recupero “archelogico”, un qualcosa che mette costantemente in contatto con un tempo potenzialmente perduto, ma che voi avete il merito di riattivare costantemente: volete raccontarci cosa vi trasmette questa ricerca? Al di là del prodotto finito, come riuscite a trasmettere questa vostra passione?
Difficile dire “come si trasmette una passione”, perché una passione trabocca, è un’esigenza, quindi è un po’ “indomabile” ed è piuttosto naturale come ti coinvolga in tutto quello che fai. Per noi è da sempre stato molto totalizzante e le imprese folli fitzcarraldiane che abbiamo affrontato in questi recuperi sono state possibili proprio perché il punto centrale è il contrasto tra “archeologia” e nuova vita. Se pensi poi che sin dall’inizio, dall’invenzione della stampa con caratteri mobili ogni volta che c’è stata una guerra le tipografie sono state saccheggiate sia per impedire la comunicazione e mettere a tacere la gente, sia per i materiali stessi, per cui con il piombo dei caratteri ci facevano i proiettili; se pensi che da altrettanto sempre le tipografie sono state sia centri di cultura che di resistenza (anche la Resistenza con la R maiuscola, dei partigiani e delle tipografie clandestine); se pensi che ancora oggi c’è chi cerca il piombo per farsi le “pallottole in casa” e che la comunicazione e l’informazione ha altri bavagli e altre menzogne diffuse con la rapidità di tastiere e schermi… Allora sembra molto più attuale. Non è solo archeologia, né si tratta del fascino indiscusso che hanno questi strumenti. Al limite non si tratta più nemmeno di tradizione, ma proprio di storia, quella di ieri ma soprattutto quella di oggi che ha bisogno di un impegno e di una lotta diversi, di un pensiero nuovo.
Tornano le parole responsabilità e impegno.
Cultura e arte.
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– Spesso ci tenete a specificare che la stampa a caratteri mobili non implica semplicemente l’uso del torchio in quanto macchina, ma mette in gioco anche altre forze, come possono essere quella del lavoro manuale, dell’attenzione al dettaglio e anche quella che richiede un certo gusto e una certa originalità nel comporre la matrice che darà vita alla stampa. In un momento, come quello attuale, in cui la riproducibilità tecnica sembra aver preso il sopravvento su gran parte degli aspetti della nostra vita quotidiana, cosa significa per voi questo recupero della manualità e della lentezza?
Prendersi un tempo. Per pensare. Per sbagliare e dall’errore trovare nuove strade, spesso impreviste e magari anche più interessanti. È come andare in montagna, se sbagli un sentiero non succede nulla, ma farai un altro percorso, forse più faticoso, forse più rischioso, ma è un viaggio diverso da quello che avevi inizialmente immaginato. La maggior parte delle tecnologie si basano proprio sul limitare al massimo la possibilità di errore, o farlo scomparire. Si perde l’esperienza, intesa come possibilità di trasformazione.
Non siamo affatto contrarie alle tecnologie. Ma quel che conta di più forse è poter scegliere. L’importante per noi è che si conoscano le diverse possibilità, le varie tecniche di stampa e le tecnologie con cui possono interagire, e che alla fine si possa scegliere in base alla propria fantasia, a cosa si vuole trasmettere, alla storia che si vuole raccontare. E il racconto non può mai prescindere l’altro. Per questo condividere questa passione è così importante per noi.
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– Negli scorsi anni avete avuto modo di apportare un vostro contributo alla manifestazione “Inkiostro – Rassegna di musica buona e giusta” e oggi (venerdì 5 luglio), in occasione dell’evento che celebrerà i primi 5 anni di attività, tornerete su quel palco: c’è un aneddoto che vi piacerebbe condividere con noi legato a questa rassegna?
La seguiamo dall’inizio e ci piace molto che la scritta InKiostro tratta dalle locandine che avevamo stampato con i nostri caratteri per la prima edizione sia ancora oggi l’immagine di questa bellissima Rassegna. Vedi che la tecnologia serve??? Poi festeggiamo la stessa età. Non potevamo mancare quest’anno.
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Mario Cianfoni
ma sono gli antichi caratteri mobili di Gutenberg??? che figata! la prossima volta che scendo a Roma li andro’ a cercare
Meraviglioso questo connubio tra archeologia e nuove modalità di scrittura. Una creatività da tutelare, concordo!
Bellissimo !!!