Beppe, dove vai?

Il M5S sarà il fazzoletto per il raffreddore... non l'aspirina!

È buffo ascoltare intellettuali, politici, critici, giornalisti di ogni schieramento ordine e colore bollare il risultato del Movimento 5 Stelle come “voto di protesta”.

Si, perché sono gli stessi che ad ogni lieve tumulto di piazza, manifestazioni troppo agitate e via dicendo, non esitano a condannare a tirarci la morale che “le cose si cambiano attraverso i sistemi democratici” ovvero il voto.

Allora, se uno non ne può più non può manifestare e nemmeno può votare qualcuno che gli prometta di cambiare le cose, no, l’incazzatura te la devi tenere e basta, al massimo puoi iscriverti ad un partito politico già esistente e aiutare ad attaccare i manifesti (abusivi) in campagna elettorale, questa è la vera democrazia secondo loro, la democrazia dei Michele Serra, dei Fassino e Veltroni e chi più ne ha più ne voti.

E il quadro politico che ci è stato regalato il 6 e 7 Maggio e confermato –e ampliato- dai ballottaggi del 20 e 21, è un quadro che nessuno sa interpretare perché nessuno si aspettava di dover interpretare.

Erano tutti impreparati.

Allora, con mia profonda modestia –si fa per dire- ho deciso di scrivere questo articolo-cronaca di una confessione, e dirvi qualcosa di più, visto che quasi per caso mi sono trovato a vivere in prima persona, anni fa, la nascita da zero di quello che potrebbe diventare il terzo partito italiano.

Non proprio per caso però, visto che sono stato, ad esempio, uno di quelli che dopo lo spettacolo in Rai (l’ultimo in TV) di Grillo nel 1993, il giorno dopo mandò la famosa lettera di protesta all’allora SIP per la chiusura dei numeri a pagamento 144 -che poi fu costretta a chiudere, tranne poi farli rispuntare con un’altra numerazione tempo dopo- e non avevo nemmeno quindici anni.

 

A ventisette, nel 2005 mi sono iscritto con entusiasmo ai meet-up lanciati sempre da Grillo, partecipando attivamente alla nascita di proposte e idee che oggi vediamo sviluppate in quello che è il programma del M5S.

È già da sette anni che Grillo lavora al lancio di nuove idee, anche questo dovrebbe far pensare i grandi traghettatori della cultura italiana al fatto che loro non sono riusciti a valutare il fenomeno e la sua ascesa, mentre lui aveva già capito che avrebbe avuto il suo spazio nella scena politica perché gli allora protagonisti non sarebbero durati.

E allora, perché me ne sono andato e perché ve lo sto raccontando? Solo per annoiarvi e poter fare il fico a dire “io c’ero”?

No, non è solo per quello.

Ve lo racconto perché forse è il miglior modo per capire come e dove andrà a finire Beppe Grillo.

Ho le vaga sensazione che finirà così, non ci posso fare nulla, sento che questo movimento farà “il botto” ma poi, alla prova dei fatti si scontrerà con le mille contraddizioni italiane e, come quando cercava di muovere i suoi primi passi, vidi scendere la scure dell’ “organizzazione” sulle idee, l’intrufolamento di personaggi poco chiari o talmente troppo chiari da risultare trasparenti, una certa puzza di nuovo stantio, in un mix confuso da assemblea d’istituto, ecco, fu allora che tagliai la corda e mi misi in finestra ad osservare.

Adesso, osservandolo dal di fuori, vedo che le idee che si discutevano sette anni fa sono ancora le stesse che oggi porta in giro per le piazze senza stancarsi di ripeterle o aggiornarle un pochino.

Certo, paragonate a quelle degli altri partiti che sono le stesse da venti, trenta o non ci sono proprio per niente, risultano efficaci ed è per questo che Beppe Grillo, comunque vadano le cose, sarà una piccola rivoluzione.

Ma le rivoluzioni finiscono presto e dopo la ventata, che servirà a svecchiare, ad introdurre nuovi meccanismi, ma non a cambiare le cose radicalmente, ci vorrà un’altra generazione per vedere i frutti, forse.

Beppe Grillo porterà un nuovo modo (o meglio, riporterà un vecchio modo diventato innovativo) di concepire la politica ma, purtroppo, per gli stessi motivi per cui lasciai questo movimento, non riuscirà ad apportare grandi modifiche nel giro di pochi anni, sarà forse il fazzoletto per il raffreddore provocatoci dalla vecchia classe politico-finanziaria, non l’aspirina.

Meglio di niente, direte voi.

Lo dico anch’io, e aggiungo che sarà un successo, sarà epocale, ma non sarà come se lo immagina.

Marco Caponera

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