Viviamo solo una breve parte della vita. Perché tutto il resto non è vita: è tempo
.
Il viandante si trascinava stancamente con un fagotto sulle spalle. Il tramonto si avvicinava. Un giovane, dopo aver ascoltato il precettore, se ne stava seduto su una fontana e delicatamente sfiorava il pelo dell’acqua.
VIANDANTE: Salute, ragazzo.
GIOVANE: Salve.
VIANDANTE: Sono uno straniero, vengo da un paese lontano e non conosco la zona potresti aiutarmi? Cerco un ostello dove poter passare la notte.
Il giovane sembrava disinteressato e continuava soavemente a lambire l’acqua che sgorgava limpida in vivaci zampilli. Il viandante attendeva…
GIOVANE: Scusami, sono distratto… Devi procedere su questa strada e in fondo svoltare a destra, te lo troverai proprio di fronte l’ostello che cerchi.
VIANDANTE: Distratto da cosa? Se non sono indiscreto…
GIOVANE: Oggi il mio precettore ha parlato della nascita, del venire al mondo. Alcune riflessioni mi rimbalzano nella testa, non mi danno tregua. Dice che nascere è un trauma, il passare dal caldo ventre materno al freddo del mondo è un’esperienza durissima, più terribile della morte di cui forse non ci accorgeremo.
VIANDANTE: Il tuo precettore ha ragione. Non ricordiamo la nostra nascita, il brivido che deve attraversare il nostro piccolo corpo, fragile e indifeso… Il pianto disperato…
Il giovane intervenne con foga…
GIOVANE: Il pianto!.. È la prima cosa che facciamo, per taluni anche l’ultima… Tu straniero, cosa cerchi? Qual’è l’ultima cosa che vorresti fare?
VIANDANTE: La sto già facendo… Sto cercando la virtù.
GIOVANE: La cerchi spostandoti di luogo in luogo? Come un pellegrino?
VIANDANTE: Siamo tutti pellegrini su questa terra. Tu sei forse qualcos’altro?
Il tramonto illuminava i due da sinistra proiettando le ombre a destra. L’acqua era uno specchio lucente. Si alzò un vento leggero…
GIOVANE: Io so di essere nato… Ma non l’ho chiesto a nessuno. E soffro senza aver chiesto a nessuno di nascere. Alcuni dicono che abbiamo ricevuto il dono della vita a patto di morire… E soffrire! Io aggiungo.
VIANDANTE: La sofferenza e la malattia sono come i pezzi di una scacchiera. Se vengono meno prima di cominciare, la partita non si può giocare. Quella di noi uomini è una partita a scacchi con la vita… Talvolta subiamo lo scacco matto.
Il viandante si sedette di fronte al giovane e appoggiò il fagotto sulla fontana, modellata e levigata dal tempo.
GIOVANE: Il mio precettore sostiene che nascita e morte si rincorrono dall’inizio dei tempi. Tutto è scandito da questi due estremi e in mezzo ci siamo noi, quell’albero laggiù, questi pesci che nuotano sereni, senza sapere che un giorno se ne andranno.
VIANDANTE: Quel giorno verrà per tutti… e si farà una gran fatica, certo. Però quando verrà, tutto quello che poteva succedere sarà già successo. E chissà cosa avremo davanti agli occhi…
Il giovane si alzò e guardò il Sole che si inabissava per sorgere altrove.
GIOVANE: Avremo un ponte o un abisso…
VIANDANTE: Ti dico che siamo pellegrini e che a scomparire sarà la forma non l’essere, la nostra essenza è fatta di cielo. Ci fermiamo qui per un po’ e poi ripartiamo.
Gli uomini non devono perdere tempo, lo devono impiegare amando… Ogni giorno di più mi convinco che lo sperpero della nostra esistenza risiede nell’amore che non abbiamo donato. L’amore che doniamo è la sola ricchezza che conserveremo per l’eternità.
Il giovane si bagnò la fronte e si sedette di nuovo. Il Sole era tramontato…
GIOVANE: Sei più saggio del mio precettore, straniero.
VIANDANTE: No. Sono solo un uomo che è vissuto, che ha sempre cercato di fare tesoro di ogni esperienza. Il vissuto va donato.
GIOVANE: In che senso…
VIANDANTE: Vedi… Anche io ho avuto un precettore e l’ultima volta che lo vidi mi disse: «I mortali vivono di mutui scambi e come corridori si passano la fiaccola della vita»… Questa fiaccola la voglio donare a te.
La notte incombeva e decisero di separarsi. Da lontano si vedevano le luci del paese .
GIOVANE: È molto tardi devo tornare a casa…
VIANDANTE: L’ostello è a destra in fondo alla strada vero?
GIOVANE: Sì è così…
VIANDANTE: In gamba ragazzo!
GIOVANE : Ci proverò.
Giuseppe Cetorelli
mi è tornato in mente un episodio simile successomi….su una fiaccola…della vita
Sempre adorabile G.Cetorelli
LOL
riflessioni interessanti…
mi ricordava qualcosa già letto del Cetorelli,trovato: https://www.ukizero.com/lo-stupro-del-nulla/
😉
“Nei certificati di nascita è scritto dove e quando un uomo viene al mondo, ma non vi è specificato il motivo e lo scopo”. Anton Cechov
Vero, nessuno é capace di viverlaca fondo, tranne alcuni che sono predisposti, e pensare che é la cosa più importante che possediamo
bella storia, si. Se pensiamo che nulla sia crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma, è naturale che la morte non sia altro che la trasformazione del corpo e della coscienza.
Storia bellissima e molto profonda.
Per chi può essere utile consiglio a visionare il canale YouTube molto interessante.
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