Pensa a un concerto cromatico.
Pensa che la luce sia la colonna sonora della colonna sonora, che i fari si infrangano contro i video proiettati sul fondale fino a mescolarsi, che ogni video sia il sunto di quello che le casse ti stanno lanciando addosso con una portata di fuoco scrosciante che ti fa traballare le rotule per poi risalire serpente, sgusciandoti in mezzo alle vertebre.
Immagina una roba così.
Un palco che è già bello di suo, dietro al quale si dirama sporca e leggera la ragnatela di cemento dei cavalcavia della Tangenziale con la scia di fanali e gas di scarico che si porta in eredità. Poi all’improvviso tutto si accende di rosso e un “Welcome” enorme e inquietante ci informa che il concerto è appena iniziato.
L’impatto sonoro è devastante, milioni di volte più potente delle registrazioni in studio, e non è solo questione di watt. Sarebbe impossibile restare fermi se non fosse che il pubblico (meno numeroso di quanto sarebbe lecito aspettarsi) non fosse in fondo un po’ attempato: trentaepassaenni con troppa dignità da difendere e delle giunture che non sono più disposte a tollerare salti scalmanati.
Che gli Archive sia un collettivo di artisti è sottolineato dai due vocalist, che sembrano arrivare da due mondi diversi: uno col capello forse piumato e una mantella che nella Roma appiccicaticcia di Luglio ti fa venire angoscia solo a vederla e l’altro che sembra uno spin-off dei Coldplay. Ma le loro voci si impastano che è una bellezza quando cantano insieme e sanno incarnare le diverse anime del repertorio quando si dividono i brani. Tutti i musicisti sembrano in grado di suonare tutto, si scambiano gli strumenti, sul palco si vedono passare campanacci e maracas mentre i sintetizzatori, posti come due cariatidi ai lati del palco, insistono ipnotici e incessanti. Quando sull’ultimo pezzo vedi quattro chitarre in contemporanea capisci che è ora di arrenderti e chiudere tutto.
Il concerto inizia puntuale e finisce presto, meno di un’ora e mezza, ma talmente potente e intensa che il tempo lascia il tempo che trova. I nostri inglesi ragazzi salutano con una cortesia e spensieratezza che lasciano interdetti, fino a un istante prima stavano picchiando così duro che pensavi avrebbero ucciso qualcuno presto o tardi. Salutano, placidi, e placidi se ne vanno, evitando quel teatrino ridicolo delle false uscite, espediente talmente abusato da sembrare imprescindibile. Infatti i tretaepassaenni non ci credono che sia finita lì e non bastano i tecnici che smontano gli strumenti a farli arrendere all’evidenza.
Non è nemmeno mezzanotte, ma è stato davvero un gran concerto da mettere nel proprio amabile personale archivio.
Così, mentre tutto si spegne, mi ritrovo a girare per gli spazi dell’Ex Dogana. Una location attraente, viva e pulsante. Tra le varie situazioni per bere mi ritrovo davanti al Fuori Le Mura e decido – temerario – di prendere un cocktail a caso; mi fanno sborsare dieci euro (il biglietto per il concerto costava venti, per capirci) e sento il retrogusto di cinquanta centesimi a ogni sorso. Così, mentre immagino vergini albine a raccogliere con le orecchie menta sull’Himalaya per poter giustificare questi prezzi, spulcio la programmazione del Viteculture Festival che all’Ex Dogana si tiene. Una realtà solida, forte di una proposta variegata capace di attrarre varie fasce di pubblico, dai ventenni assetati di indie piagnucolante autoassolutorio a noi trentaepassenni, quelli che a fine concerto si ritrovano a chiedersi quand’è che abbiamo smesso di saltare.
Matteo Mammucari
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concerto strepitoso! Matteo, la prossima volta ti vengo a cercare ci sorreggeremo le giunture :)))
Guarda che io ci conto! E subito dopo il concerto andremo a guardare i cantieri insieme…
impressioni condivise in toto con Mammucari …. Gli Archive sono una band immensa,e dal vivo diventano un viaggio psichedelico potente,si molto potente
un gruppo magico. peccato solo sia durato veramente troppo poco e che loro siano stati un po’ troppo “formali “, freddini….. per il resto le sensazioni sono quelle descritte da Mammucari. dal vivo sono avvolgenti
li ascolto a anni ad intermittenza, quando capita pero’ e’ sempre un piacere…..mi state facendo venir voglia di andare a vederli dal vivo,se capiterà mai … :))
grazie Matteo mi ritrovo molto in questo tuo post. è stato un concerto speciale e devastante. si peccato solo per la poca durata,davvero un peccato. per il resto emozioni forti forti