Amor Fou: Cento giorni da oggi, la superficie del tempo

Protagonista del nuovo disco è la gioventù cannibale di oggi, bombardata da una miriade di stimoli e presa nel bel mezzo di un deserto fatto di pixel

«…mi serve continuare
a confidare tu abbia
letto i libri sbagliati
per poi copiarne il male…»

 

Il 15 Maggio 2012 è uscito il nuovo lavoro degli Amor Fou dal titolo “Cento giorni da oggi“.

Una dozzina di brani in forma di concept ritagliati sulla superficie dei suoni alla moda, tutti dedicati all’attraversamento di quella galassia giovanile, come amano definirla i media, che si vorrebbe unicamente alle prese con la noia, lo sballo, la disoccupazione e la rete. Un viaggio in uno spazio-tempo immobile dove i brani coesistono in maniera concentrica per formare quasi un’unica interminabile canzone avviluppata sul vuoto. Un mondo sovraesposto che canzone dopo canzone gli Amor Fou, aiutati dal loro pop superficiale e sofisticato, cercano di raccontarci offrendo una molteplice visuale, trasformando particolari e manie spesso insignificanti, in un motivo di connotazione di questo tempo presente.

 

> Brani del disco:

Gli zombie nel video di Thriller: Una confessione intima e sgangherata incentrata sulla solitudine affollata di un ragazzo qualsiasi, scritta in un giorno qualsiasi su un blog qualsiasi.

Alì: Testo visionario su ritmica ipnotica. Scenari storici e geografici in una miscellanea rapida e altera. Primo singolo del disco. Bel video.

Goodbye Lenin: Tanto disincanto, tanto quanto ce ne può essere in un momento storico in cui delle ideologie non rimane più niente. Una soluzione ? La fuga, in qualsiasi modo.

Vero: Sarcasmo e frammentazione per raccontare, a contrasto, l’immobilismo dello stazionamento nelle Università con il provincialismo dei viaggi a Londra e Berlino che molti di noi hanno fatto. Secondo singolo del disco.

Una vita violenta: Ogni verità però è figlia di congetture, che sono in fondo l’unico modo di stabilire le basi di una teoria. Questo vale anche per i giovani, la bella categoria figlia del boom economico che ci piace pensare non al livello delle generazioni passate, come d’altronde è sempre stato.

I 400 colpi: Questo nel loro repertorio c’era già.

La primavera araba: Tecniche di attualizzazione dell’immaginario. Belle troie, brutte borse e un pizzico di omosessualità minimale formato Ikea.

Padre davvero: Ad un certo punto bisognava essere giovani in modo tale che questa categoria prendesse il sopravvento divorando i propri confini, estendendosi ed inglobando tutte le altre fasce di età. Per vendere. Per comprare. In modo da trasformare ogni essere umano occidentale in un compratore onnicomprensivo. Discoteca retrò.

Le guerre umanitarie: Liriche taglienti e melodie geometriche che si rovesciano in un finale rock un po’ scontato. Bella la strofa ma il ritornello è già sentito.

I volantini di Scientology: La malattia dei numeri annunciata dalla moda dei sondaggi. Chirurgica.

Forse Italia: Apre il coro dello Zecchino d’Oro ma l’incubo è dietro l’angolo.

Radiante: Strepito e furia.

Tigri (The Song): E poi il viaggio in Africa, imitando Rimbaud, fra suggestioni e droghe naturali. Lagnosa.

 

Saltando volutamente i riferimenti musicali che troverete più esatti altrove e le tante citazioni di cui pullulano titoli e testi, possiamo dire che questo album pur avendo i suoi limiti, rimane uno dei migliori tentativi in circolazione di vampirizzare la realtà. Una realtà che i testi di Raina, distanti dall’autocommiserazione che sembra aver invaso le liriche italiane, fotografano con arguzia, senza dimenticare la critica, spesso nascosta nel montaggio.

Cento giorni da oggi” è un disco tanto leggero nella musica quanto spietato nelle descrizioni, in cui vera protagonista è la gioventù cannibale di oggi, bombardata da una miriade di stimoli, presa in un mondo dove le informazioni si annullano a vicenda lasciando il soggetto al centro di un deserto fatto di pixel.

 

«…toglimi i mostri cattivi
li riconosci dal cazzo in pelle speciale
salvano la mia città
con un metodo sempre molto speciale…»

 

Piero Maironi

 

 

Alì

Vero

Gli Zombie Nel Video Di Thriller

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