A sexy shop story: quando la crisi ti porta a vendere vibratori

Una chiacchierata con un commesso di un Sexy Shop. Tra sex toys, improbabili clienti abituali e la crisi del porno?

. Il cARTEllo

Quando la voglia di poter soddisfare appieno la tua donna ti porta a scoprire lati oscuri del tuo sexy shop di fiducia di cui avresti fatto volentieri a meno! (ora breve interruzione… immaginate di esser di fronte ad un video di “Vice News” dove, come ogni volta dopo un inizio da togliere il fiato, parte una musichetta dal gusto un po’ discutibile ma di effetto e fa la sua comparsa il titolo del servizio a caratteri cubitali… solo per voi “A Sexy Shop Story”…).

 

Il locale è privo di qualsiasi finestra rendendo così impossibile scrutarne l’interno dalla strada; come ogni sexy shop che si rispetti però, le decorazioni esterne lasciano davvero poco all’immaginazione: ogni parete è infatti una selva di foto di tette e natiche malcelate da costumini microscopici.

Una volta di fronte alla porta, suono il campanello, varco l’ingresso e con una certa baldanza per mostrare agli altri avventori che ormai sono più disinibito di Ron “il porcospino” Jeremy, mi avvio al bancone per domandare se abbiano un XXXXX. Alla mia domanda il buon Mario (nome di fantasia) controbatte esclamando che dovevo essere più preciso: chiedere di un XXXXX a base d’acqua non era sufficiente dato che per rapporti anali è consigliabile un prodotto contenente anche del silicone. Dopo questa scoperta epifanica cui segue la presentazione di numerosi prodotti dai nomi piuttosto folcloristici, decido di porre a Mario qualche domanda per conoscere più approfonditamente il suo mondo.

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IlcARTEllo: Toglimi una curiosità; cosa ti ha spinto ad intraprendere questa attività?

Mario: in realtà non sono il proprietario di questo negozio e purtroppo se vuoi qualche informazione a tal proposito devi andare in Bulgaria. In questo momento il capo si trova lì (ma guarda un po’ che caso, ndr). Comunque io lavoravo come commesso in un Disney Store, ma poi lo sai, la crisi ha morso un po’ ovunque e ho perso il posto; leggendo l’annuncio per lavorare in questo negozio mi sono detto, perché no! Ed eccomi qui.

 

Quindi è la crisi che ti ha costretto a passare da vendere pupazzi di Paperino alle bambole gonfiabili. Lineare direi. Ma dimmi un po’, qual è la tipologia di avventore che si presenta più di frequente?

Beh, direi uomo, spesso non più giovanissimo. Devo ammettere poi che di varietà ne esistono davvero tante; la maggior parte di loro può essere racchiusa però in tre grandi gruppi.
Il primo è formato da coloro che vengono qui di nascosto, rigorosamente da soli e in cerca di qualche Dvd che riaccenda i loro desideri ormai sopiti da lunghi anni di matrimonio. Di età avanzata, forse per loro fortuna non hanno ancora scoperto Internet e il magico mondo di YouPorn, o forse non sanno semplicemente come cancellare la cronologia del Pc, proprio come quel tipo laggiù (in quel momento un “losco” individuo fa la sua comparsa tra gli scaffali in fondo allo stanzone per poi dileguarsi nuovamente tra le tenebre del reparto video porno asiatici, ndr).
La seconda tipologia di cliente è invece il “timido”. Con la scusa palesemente falsa di voler fare un regalo simpatico ad un amico, si aggira silente osservando meticoloso il contenuto delle teche, per poi andar via con gli oggetti più singolari dello store (e.g. paperella da bagno, ovviamente con vibrazione).
Infine abbiamo colui che ha più di una compagna ed ha bisogno di un “aiutino” per mantenere le sue performance sempre al top o per non essere mai, direi, scontato.

 

Una “fauna” davvero pittoresca. La domanda successiva è poi d’obbligo: oltre ai Dvd, quali sono gli oggetti che vanno per la maggiore?

Perlopiù palline e vibratori, assieme a manette e lubrificanti. Come vedi però il negozio è disseminato di oggetti di ogni tipo ma i clienti sono scoraggiati dal loro prezzo. Non sai quante coppie vengono da me chiedendomi di frustini, costumi in lattice o lingerie più spinta della linea intimo di Valeria Marini. Vai a dare un occhio al reparto sadomaso e fai caso al costo di quel gatto a nove code in pelle (circa novanta euro, ndr). Tutti materiali di primissima qualità è vero, ma a che prezzo! Il vero problema è che a causa del web stiamo rischiando di diventare dei veri e propri musei (puntando con lo sguardo ai vari manichini che paiono usciti direttamente da un film BDSM tedesco di serie B, ndr). Oramai sempre più persone preferiscono acquistare online.

 

E quale pensi possa essere una soluzione praticabile?

Purtroppo non lo so con certezza, ma sono convinto che una direzione da intraprendere sia quella di rendere questi prodotti più competitivi. Slogan efficace: “Costumi sadomaso per tutte le tasche!”.

 

Grazie Mario, davvero d’impatto! E dopo questa tua attenta analisi delle tendenze del mercato hard, non posso che ringraziarti e dirti arrivederci a quando avrò finito il mio XXXXX.

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> FONTE da Il cARTEllo

> Pagina Facebool “Il cARTEllo

 

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