Si o No?

Referendum e democrazia (qualche riflessione)

Devo fare un paio di premesse, la prima è che non ho una formazione di studi in ambito giuridico, la seconda è che non ho una conoscenza totale e profondissima della riforma costituzionale, quindi quello che scriverò sarà basato sulle informazioni che ho recepito e un po’ sul dibattito che si è sviluppato.

Come prima cosa intendo dire chiaramente la mia posizione, ossia che una riforma servirebbe, ma non in questo modo.

Detto questo, argomento; non sono mai stato un fan di Renzi, come non lo sono in generale della politica 2.0 della mania compulsiva dei media e di un approccio semplicista e populista che riguarda un po’ tutta la classe politica, cresciuta più con la TV berlusconiana che con i libri di storia e scienze politiche. Per dire, il confronto tra Renzi e Zagrebelsky è stato per me irritante, si trovava da un lato una figura pacata, competente ed educata che esprimeva dubbi e perplessità e dall’altra una persona che con modalità irruenti ai limiti dell’isteria non faceva altro che interrompere e ripetere le stesse cose senza realmente argomentare. Renzi ha ripetuto costantemente che rispettava Zagrebelsky, che aveva studiato sui suoi libri con una frequenza che sapeva tanto di presa in giro, oltre al fatto che era il suo modo per non far terminare nemmeno una frase al costituzionalista, credo che sia stata la strategia consigliata dai suoi consulenti o semplice maleducazione, non so cosa sia peggio. Forse Zagrebelsky non ha i tempi della politica, ma dice delle cose molto sensate e pone delle domande e delle obiezioni che non ricevono una risposta all’altezza (e forse l’errore è stato anche la partecipazione di Renzi e non di un tecnico al confronto).

Il referendum è improvvisamente già campagna elettorale, Renzi mi sembra come Fanfani sul divorzio, il quale viveva con l’ansia che la sconfitta della sua campagna coincidesse (come poi è stato) con la sua fine politica (ma Renzi temo che sarà in attività per molto altro tempo dopo il referendum, al contrario dell’aretino).

Renzi ha prima personalizzato e politicizzato salvo poi fare marcia indietro, non che il premier sia nuovo a questo, è imbarazzante la mancanza di coerenza che ha, come riesca a dire qualcosa e poi a fare tranquillamente il contrario senza rendere conto a nessuno, specie ai suoi elettori (quelli delle primarie, gli unici ad averlo potuto votare in una qualsivoglia circostanza). Oltretutto mi perplimono i suoi collaboratori: dalla Boschi (banche) a Verdini (loggia massonica p3), che non credo, onestamente, abbiano le competenze per occuparsi di una modifica costituzionale e soprattutto non quel limpido passato nonché presente per trattare un tema così delicato.

Ci sarebbero molti punti da toccare, ma vorrei parlare del senato perché è la questione nodale a mio parere. Che il numero di parlamentari e senatori sia eccessivo mette d’accordo tutti, ma allora perché non ridurlo e basta lasciando un bicameralismo perfetto? Apparentemente, il nuovo senato sarà consultivo, si riunirà una volta ogni venti giorni circa e composto da sindaci e consiglieri regionali. Chi è a favore del Si dice che tu eleggi il consigliere regionale e di conseguenza hai un rappresentante eletto… ok, io lo eleggo per stare in Regione però, non per fare il senatore, e qui cadiamo in un vizio di forma, dal momento che anche l’attuale governo era stato eletto per fare altro (più frequentemente i sindaci, da Renzi a Del Rio) e che dalle urne delle ultime elezioni il vincitore era stato Bersani nel 2013. Mi chiedo come sia possibile snellire la burocrazia legislativa e mantenere la democrazia con un senato non eletto e part-time. Oltretutto il referendum è legato alla legge elettorale, l’Italicum, che concede un premio di maggioranza veramente troppo alto; la lista o il Partito che ottiene più del 40% al primo turno (o che vince al ballottaggio) prende il premio di maggioranza: 340 seggi su 630. I 290 seggi rimanenti devono essere assegnati agli altri partiti. Nel qual caso nessuno riuscisse a superare il 40% si procederebbe al ballottaggio tra i due partiti o coalizioni che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. Questa legge viene spesso paragonata alla legge truffa applicata alle elezioni del 1953 che dava il 65% dei seggi a chi aveva ottenuto il 50% più uno dei voti, per fortuna è ancora abbastanza lontana dalla legge Acerbo, ma i risultati, con un premio di maggioranza così alto e un senato selezionato, potrebbero portare comunque a derive autoritarie.

Mi spiego meglio: io vinco le lezioni con il 40% dei voti più uno, ottengo 340 seggi e fondamentalmente scelgo i senatori tra i miei consiglieri regionali, oltretutto posso prendere anche i consiglieri coinvolti in indagini poiché gli posso promettere l’immunità, quindi saranno anche ulteriormente condizionabili o ricattabili; fondamentalmente il mio Partito ha il potere assoluto e una forte coercizione dai vertici verso tutti i deputati e senatori/consiglieri/sindaci.

Ma i Partiti contano qualcosa in un momento in cui le lobby, la massoneria e le banche fanno le leggi e mettono i loro uomini a rappresentarli? Nel momento in cui voto Berlusconi ma poi al Governo deve andare Monti? Quando voto Bersani ma a Palazzo Chigi deve andare prima Letta e poi Renzi?

La democrazia nel mondo è un problema enorme, l’Italia non è da meno, cambiare la Costituzione con questa legge elettorale può spalancare il baratro, ambedue devono essere cambiate, ma non così.

Questo articolo non è contro Renzi ma è contro un’ipotesi oligarchica che potrebbe diventare realtà.

 

Nicholas Ciuferri

 

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