Mercuzio tu parli di niente

Un racconto/reading che cita l’incompreso per antonomasia nel dramma umano dell’incomunicabilità: tra il valore dell’incoscienza, il fardello del primo amore... fino alla meravigliosa resa nel futuro che aspetta

.Non è più la patria dei miei ricordi.
Di quelli osannati o annientati poco più in là.
Non è soffitto dei pregiudizi, ne pavimento di ipocrisie congiunte …
E’ fasto metallico, nuovo suono gelido sul ferro, membra soffice d’acciaio …
Io casco impiastrato, non mi aggroviglio …
Sembro un lume:
“Tutto è scompiglio…”

 

 

Zelda era bellissima…

Le tette sode, impavide, sembrava annusassero il cielo.
I capelli rigonfi come tentacoli, proteggevano il suo viso arreso, lasciandolo scoperto quanto basta per innamorarsene.
Come premio di Laurea si era fatta regalare da suo padre (imprenditore)
una Porsche rosso sangue e da sua madre (mantenuta)
un frullino di sottomarca.

2+2

… Era chiara l’intenzione …
Con il risultato dell’impresa guarì da entrambi, diventando famosa per quello che aveva fatto, davanti la facoltà di Lettere, in quella fredda mattina di Febbraio.
A discapito però di molti genitori presenti all’evento che si videro costretti per orgoglio fallico a soddisfare i desideri post laurea dei propri figlioletti, che puntualmente vollero imitare la loro collega affettando come burro anch’essi l’auto di papà.

Bé se lo merita l’impero capitalista! (Pensarono gli operai nelle fabbriche di tutto il Mondo …)
E così Zelda diventò un simbolo di sovversione.
Ma ripensandoci bene capirono che il suo era stato soltanto uno sfizio da puttana materialista senza confini …

Quanto pane avrebbe tolto quel gesto emulato all’infinito, ai proprietari dei distributori di benzina, ai meccanici, ai titolari degli autolavaggi, ai mendicanti ai semafori !?!

Dall’altra parte gli ambientalisti più estremi esultarono all’idea
di un reale (quanto parziale) rimedio allo smog in città …

Insomma, quella bizzarra sbroccata aveva messo in moto una reazione a catena che stava destabilizzando, non il mercato delle automobili, ma il loro impiego nella società.

Quindi albergava dagli ingegneri agli operai (che comunque assemblano praticamente una macchina) il problema di come un prodotto così alto nella sua fattispecie e naturalmente utile come mezzo di trasporto, diventasse inutile nel giro di venti minuti per un semplice capriccio anti-stress.

Nascevano polemiche in TV, nei salotti gli esperti si farcivano la bocca di stronzate, puzzavano di retorica e moralità come quando sudaticci si dimenano egregiamente sparlando di come educare i teen-ager …
Ma la peste aveva preso tutti, era l’atto di libidine più alto di qualsiasi altro futile eccesso, le vendite delle auto sportive erano triplicate, nessuno investiva più al lotto (almeno non sul 53) e i più moderati preferivano impegnarsi la casa per poi sputtanarsi una Ferrari in mezz’ora con tanto di sega elettrica e machete!

 

 

Intanto mezzo Mondo affogava, l’Occidente impazziva e di Zelda nessuna traccia.
Me ne stavo rivolto verso la piazza che dominavo dall’alto di un muro di cinta di chissà
quale luccicante città.
La tipa si rollava una canna, qualche passo da me … “Ne respiro la colla!” (… Esultai)
“Ti dispiace se fumo Erba?” – Esordì educata …
“Per me!” – pensai

( … Io che da bambino inciampavo nei tossici in overdose uscendo sulla soglia di casa, salutando con impostata naturalezza il poveretto di turno perso tra i satelliti dell’amore celeste … )

Gli anni ottanta li ricordo soprattutto per questa signorina chiamata Eroina.

“Come ti chiami?” – chiese :
“Mercuzio …” – risposi
Poi l’assenza.
Osservammo a lungo la ferocia con cui alcuni preti smembravano
una Corvette sorcio-grigio metallizzato a poca distanza da noi.
Una nota radio del Vaticano da ripetitori sparsi nelle strade chiedeva offerte per comprare all’asta giudiziaria qualche esemplare confiscato per i più bisognosi …
“Non trovi assurdo che nel terzo millennio si sia arrivati anche a questo per giustificare la paranoia?” – esclamò indispettita …
“Ci sono perversioni peggiori, è soltanto la moda del momento … Tutto qua … E’ come un brutto incidente ma almeno qui non muore nessuno …” – risposi

Fece un tiro lungo un secolo e filosofò :

“L’integrità l’abbiamo persa quando siamo nati. Ora ci si illude di recuperarla ogni volta
distruggendo noi stessi e ciò che ci circonda, attraverso un progressivo vortice a ritroso …
Crediamo di fuggire dalle regole che qualcuno dice di approvare per il nostro bene …
Ci piace smentire quello che ci piace servire …”

Quella metafora mi fece pensare ai sensi di colpa e dato che ne avevo abbastanza mi alzai e me ne andai, compromettendo – ahimè – una probabile scopata.

 

 

Quando poi spararono in testa al ragazzo alla manifestazione capii di non essere di questo tempo.
Mi sentii impotente ma pulito … Non potevo essere ovunque …
Così rimasi davanti al televisore per restare dappertutto …

 

Mila correva come una forsennata, giù, verso il centro commerciale.

Non ne aveva trovata abbastanza di roba ed erano guai se non ne rimediava quanto promessa.
Si era impegnata la verginità del culo per quella partita …
Lei non si faceva più.
I soldi le servivano per affittare una Lamborghini Diablo, sfondarla a picconate e sparire prima che quelli dell’autosalone se ne accorgessero.
Comunque sono assicurate – pensò – sai quanto importa alle loro tasche …

Al contrario di Zelda, lei non aveva niente … Dentro.
Si era innamorata troppo presto dell’Amore e aveva accusato il colpo fregandosene poi di tutto …
D’altro canto io non ero pronto e lei non la prese bene.

La roba la smerciò tutta, guadagnò il doppio e affittò il bolide.
Si racconta che il mattino seguente mentre la nettezza urbana (che faceva affari d’oro)
Ripuliva i resti della Corvette “battezzata” dai preti il giorno prima, qualcuno ne investì il raccatta ferri di turno, andandosi poi a schiantare contro la spumeggiante fontana nel centro della piazza …

Visto l’infinito clima di guerra e di terrore imperante il giornale titolò :
“Kamikaze si avventa sul monumento alla pace”
Fu arrestata, scontando per buona condotta il resto della pena in uno sfascia carrozze di periferia.

“Che storia triste” – pensò Zelda.
Lei che aveva causato tutto.

Il senso di appartenenza non lo sentiva, non la turbava …
Come me, che da bambino quando tutta la classe dopo la messa Pasquale si alzava per prendere l’ostia, rimanevo seduto al mio posto, astenendomi dal rito nei confronti di quella religione così ipocrita quanto ingiusta, subendo le mie prime sottili discriminazioni per non aver fatto la comunione, rifiutando di conseguenza una precisa direzione di pensiero,
diventando tutto e il contrario di tutto, non accusando mai il peso delle mie mancate responsabilità.
Ma la gente dovrà pur credere in qualcosa !?
Era il nocciolo dei dibattiti avvenire.
Io non credo in niente e a qualsiasi cosa.
Probabilmente parlo di niente …
Io non voglio più alcuna promessa da chi non sa mantenerla …

 

Eppure sto mentendo …

 

 

“ … Illusi credenti del DOGMA.
Pelosi ragni che lagnano di nauseanti sciroppi marciti.
Fratelli con i pennelli ritti, toni oltraggiosi.
Mi preparo a scendere dalla carrozza dell’infamia.

Più della resa, il tradimento alla menzogna …”.

 .

.
Mi addormentai nel pomeriggio …
Il funghetto era svanito troppo in fretta.
Non avevo fatto un bel viaggio, almeno non superiore a quello preso in Olanda nel ferragosto dello scorso anno.
Il mare era bollente per quanto ricordo : alterazioni cromatiche, bidimensionalità dell’etere …
Rumori di passi distanti qualche chilometro da me, eppure così assordanti che non mi lasciavano appoggiare la testa sul bagnasciuga per quanto li sentivo stuprare i miei timpani oziosi di ascoltare …

Una cavalleria al trotto alla conquista della mia testa.

Zelda in quella occasione mi regalò una iguana che affogai nel gelato al limone che avevo comperato per riprendermi dalla pezza.

Nella notte non avvertii subito il tonfo di Romeo che rumorosamente frugava tra le cicche sparse sul pavimento del garage.
Scivolò nel silenzio e così mi svegliai …

“Andiamo!” – mi disse.

“Ieri hanno pestato un nostro compagno e tu dov’eri? A metterti la coscienza a posto dissociandoti dalla storia? Gli eventi ci trasformano, oggi io sono un uomo nuovo e voglio vendicare la morte della democrazia …”

Capii allora di essere morto, ma stetti al gioco e mi lasciai trasportare di peso in macchina.
Presi con me la mia spada, che afferrai e nascosi tra i denti … Un Samurai urbano …
Emancipato e stolto … Un fottuto rocker di provincia …

La Musica per me era la vera alternativa.

“La gente è impazzita” – continuò – ( sistemandomi le gambe sul sedile )
“ … Non c’era nessuno di chi aveva promesso di esserci alla manifestazione ieri mattina!
Erano tutti a masturbarsi in piazza per la giornata internazionale del seme!!
Video proiettori immensi con il meglio della pornografia d’autore degli ultimi anni
Un vero acquazzone di sperma e poi tutti giù di corsa con le scatolette nei freezer!!!”

Sbottai a ridere con me stesso per le assurde storie che stava farneticando in preda all’acido quotidiano.

Romeo era in mezzo al giro da tempo, possedeva una precisa quanto discutibile coscienza politica da cui ne aveva ricavato una convincente verità (di quelle folgoranti ai più) che lo aveva favorito nei rapporti sociali, procurandogli diverse soddisfazioni, soprattutto in campo professionale. Al contrario di me, lui era sempre disponibile con tutti
sempre attento a non offendere nessuno, si trattasse pure del suo peggior nemico.
Quel giorno però era talmente preso per via del corteo che lo trovai diverso, apparentemente uguale a sempre.

Non era colpa sua se mi trovavo lì.
Forse lo era per come poi è finita …

Controllano le menti dei più giovani le ideologie – gli dicevo – facendolo incazzare.
Offrendo loro una identità uguale a milioni di persone, che a loro volta subiscono
(o hanno subito) mirate operazioni di convincimento.
Indottrinati da falsi miti e falsi eroi da imitare nella forma e nelle parole, storditi di coca e polvere di marmo per ritrovarsi, frullati con pasticche al napalm per stordirsi, fatti di steroidi per cavalli intrippati come dessert per eccitarsi …
Diventando esempi di virilità sconnessa, priva di essenza, pregna di caos.”

Noi cresciuti e poi avviati al disincanto sappiamo eludere la poesia, altri integralisti fino in fondo, si fanno saltare in aria per bieca nostalgia …

“Mercuzio tu parli di niente! Pensi davvero di essere scampato a quello che critichi insindacabilmente? Ora con la globalizzazione ci si deve schierare, non c’è via di scampo …”

( Si affrettava a spegnere la mia diffidenza suggerendomi da che parte stare …)

Non trascurando poi il fatto che la figlia di un forte esponente del governo, nonché sindaco della città, si era invaghita dell’oppositore sopracitato Romeo alimentando così l’odio fra le frange estreme, specialmente dopo che il daddy l’aveva sorpresa sul tavolo di casa intenta a prenderlo in abbondanza dal suo boy flower-power …

Si chiamava Mila e fini in prigione per furto d’auto.
La stessa auto sulla quale viaggiavano in quel momento i miei sogni premonitori …

“Dobbiamo aiutare gli operai a ritrovare la meritata soddisfazione nelle funzioni da loro svolte, facendo crollare una volta per tutte, questo sporco spreco di massa” – gridava al megafono un manifestante barbuto …
Mi chiedevo il perché di tanto disordine dovuto ha un pazzesco gioco della follia di come se ne sentono tanti …

“La polizia ci ha caricato e tu ti sei messo in mezzo tra me e quella sporca guardia di Tebaldo, il cugino di Mila … Perché hai dovuto pagare per la nostra stupidità? Perché proprio tu che non sei mai riuscito a comprendere la naturale efferatezza delle nostre azioni?!?
Mosca bianca del cazzo!! “ – irruppe Romeo, scuotendomi per il braccio …
Veggente come un poeta …

Gli schiodai gli occhi e risposi :
“Io odio l’odio che è in tutti noi … Odio l’odio che è in me e consapevole del fardello che mi propini mi lascio morire per niente perché a niente è valso il sangue versato dagli innocenti crepati fino ad oggi per le nostre effimere comodità …
Per rammentarti la piccolezza che rappresentiamo di fronte a tutto questo io muoio per un nulla perché per un nulla mi deprimo …”

Romeo sbigottì ed inchiodò sul ciglio di un burrone chiamato rimorso.

Io scesi in preda a un delirio che mi apparteneva e ripresi ad imprecare :
“… La peste alle vostre famiglie.
Continuate a servire chi ingrassa delle vostre speranze di eguaglianza facendovi sentire impegnati e offensivi …
Ma alla fine è un alibi per tutti, quello di volersi sentire parte di un qualcosa che ci allontana dal senso del vuoto che ci accomuna, gemendo su obiettivi di potere, investendo sulla nostra crudele volontà …
Chiedi di me domani e mi troverai impalato al gancio del destino in posa da macello e in attesa di una mia retrospettiva degna della sagra dell’Arte!
Per questo mondo non vale la pena sperare ma solo sparare!

Maledette le Lobby che decidono per noi poveri numeri, ingrassando sugli investimenti più vantaggiosi, riscuotendo le donazioni dei poveri ai poveri, infrangendo indicibilmente i nostri sogni confusi …
Vampiri di un pianeta ridotto all’osso, quanta terra deve tremare per ritagliarmi un po’ della vostra falsa benevolenza?”
E ancora :
Maledette le domeniche e i palinsesti calcistici, maledette le polemiche su ogni inutile banalità.
Educate la feccia che s’appresta a ricattare il futuro di noi tutti con la strategia della paura, dell’eccidio illimitato, ciò che condanniamo è umiliato dalla nostra indifferenza e ci ucciderà comunque!
Ci rimproverano di qualunquismo quando sono loro i primi a sdrammatizzare per un errore nucleare …”

Eppure Zelda mi aveva fatto ricredere sull’amore.
Come quando a Natale mi portò alla presentazione di un libro “concettuale”.
Così lo chiamava lei, privo di parole …

La cosa si presentava come “Poesie inaudite di un poeta nato morto”
Totale arbitrio all’immaginazione.
Dopo averlo comperato leggevo quello che volevo leggere spazzando via anche la più accomodante disarmonia verbale che poteva accompagnarmi ha una conclusione soggettiva di comodo …
Le pagine erano bianche …
Anzi no …
Trasparenti.
E riuscii a vedere quello che credevo invisibile …

“Mercuzio tu parli di niente!” – replicò ottusamente Romeo.
“La tua bontà nei nostri confronti esiste incondizionatamente da quella che meritiamo veramente e noi ci nutriamo beffardi della tua inverosimile quanto inutile ingenuità!
Sei tu che sopravvaluti le cose dandogli enfasi e colore, sei tu che ti rapporti a noi sopravvalutandoci, mettendoci sullo stesso piano della tua sensibilità …
Ci reinventi diventando quello che noi sospettiamo di essere e non saremo mai!
E la fine per te sarà più dolorosa per questo.
Tu già immagini chi piangerà con sincera nostalgia per averti perso per sempre al tuo funerale …
Dannandoti l’anima per chi speravi ci fosse e invece non ci sarà …
Non sai che aspettarti simbiosi tra le persone ed è proprio quella che non ritrovi in noi e che tenti di salvare dalla verità che non riesci a trattenere per quanto ti sconvolge …
Nessuno è innocente!
Non invocare giustizia per non essere giustiziato.”
Attonito mi allontanai verso l’alba di un nuovo giorno
di quelli che sembrano gli ultimi del mondo …
Quella mattina le cariche si erano fatte più dure e di largo raggio, gli infiltrati si mischiarono fra la folla generando risse tra la gente che stava manifestando pacificamente.
Lasciato Romeo a coordinare i cortei, ero in giro con Benvolio a spacciare un po’ di fumo e ci ritrovammo in mezzo a degli scontri tra estremisti di opposizione contro alcune forze dell’ordine …

La tensione uccideva l’aria che soffocata si rintanava nei nostri affanni.
La città era un enorme cimitero di macchine in fiamme, un overdose di lamiere incandescenti …

Alla fine ci stringemmo in una gola che finiva negli occhi accecati dall’ira di un gruppo di fiancheggiatori dello Stato …
Ci fu una pesante carica su alcuni studenti conciati da rivoluzionari postatomici,
c’era il sole di Luglio che esaltava il bollore inguaribile dei precari nervi nelle nostre teste
e c’era Tebaldo che con il colpo in canna cercava il suo trofeo.

Ci incrociammo e fu l’epilogo:

“Cos’è che impugni, la protesi di ferro per il tuo uccello sghembo?
Perfetta per una finta erezione ma rischi di sparare più veloce di quanto fai già venendo
sfiorandoti il naso di fronte ad una scrofa farcita di sterco!
Converti l’arnese in altro più ambito luogo … Più nero e peloso, magari intriso tra le tue oscure chiappe … E spara!
Avrai un futuro come asessuale! “ – gli esposi.

“Non sei tu il mio uomo, ridicolo disobbediente da educare!” – Mi freddò …

“Il tuo uomo non esiste! Prendi quello che passa il destino, chi serve lo Stato non merita di scegliere!
Disobbediente poi?!?
E a cosa?
Vorrei disobbedire a quella parte di me più rissosa ma proprio non ci riesco! “ – Esultai …

“Me ne frego del tuo individualismo sfacciato, se non sbaglio tu sei il compare del pacifista di cui avrò lo scalpo, sei quello che sfrega la chitarra invece di suonarla per i pub più sfigati della città! Continua a perderti nelle filastrocche irreali che scrivi e che non riesci a comunicare a chi non sa o non vuole ascoltare, virtuoso fallito ed ingrato!” – Replicò, sapendo dove colpire.

Il cerchio degli sciacalli desiderosi di raccontare l’esito del dramma si era allargato
lasciandoci l’uno contro l’altro.
Eravamo le due facce della stessa medaglia. Esistevamo per contraddire il pensiero dell’altro, eravamo incoscienza contro coscienza pilotata, lui la sintesi dell’educazione conformista, io il cancro che ne oscurava il totale dominio …

Lo pseudo pacifista Romeo avvertito di quello che stava accadendo da Benvolio arrivò per cercare di sedare l’irreversibile e così in maniera irreparabile si mise fra i due decidendo per il mio ed il loro destino …

E mentre cercava di mediare, volendo competere con la paura di noi tutti, io tentai di sferrare un attacco con la mia spada pesante come un estintore per non subire la resa di entrambi …
Ma Tebaldo atterrito dal gesto, tirò dritto il braccio tenendomi in tiro e partì il colpo …

“Chi vive inconsapevolmente, muore colpevole …”

In quel momento l’orgoglio si trasformò in una chiara e oggettiva verità : stavo morendo.
Con questa posa mi congedo da tanto squallore? – Pensai …
Lo stesso che ho risparmiato hai miei sorrisi effimeri nei miei primi 5 anni di vita?
Prima di accorgermi concretamente che non siamo fatti per durare …
Uscire dalle regole per poi restare fuori … Declinando l’invito alla banalità come principale sedativo per le nostre immature ma quantomeno beffarde idee …

Era di questo che mi stavo convincendo?
Era da questo che mi stavo congedando?

Troppo tardi ormai per le prospettive.
Dovevo accettare le conclusioni.

Zelda arrivò innocua e consapevole di essere stata l’unica a immaginarmi come io volevo essere ricordato …
Non accennò alla commiserazione per quello che stavo provando …

Ne era passato di tempo, da quando nudi come bambini ci infettammo del nostro sangue negli afosi boschi del sughereto dietro la centrale elettrica … Eravamo felici perché non avevamo l’ossessione di essere infelici.
E tutto di quanto più brutto svaniva in quei momenti di totale anarchia …
Lasciandoci liberi di morire d’amore …
Sapendo di vivere ogni giorno il nostro viaggio irripetibile.

Sorridendo di dolore gli domandai : “Che cosa vedi?”
Non riuscii a sentire alcun parere, anche se mi fecondò la mente di un soffice suono …

Il cielo si squarciò filamentoso e roseo in un trionfo orgasmico di nuvole …
Pensai a quello che avevo ottenuto e a quello che di lì a poco avrei perso per sempre …
L’ultimo sussulto uscì dal labirinto del mio cuore e si sfaldò nell’aria rendendomi finalmente
libero.
I tumulti si erano spenti per altre dipendenze da esplorare …

Pensai al mare … A Shakespeare shakerato …
E a cosa tutto questo sarebbe servito …

Probabilmente come i buoni propositi di chi non sa di mentire …
A niente.

 

Daniele Cedroni

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mercuzio

> Intervista a DANIELE CEDRONI

 

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7 Comments

  • uno spaccato atemporale tra scontri generazionali. sembra di viverlo in prima persona tra le mure della propria cameretta e il tg del giorno. uno sfondo fatto di anime innamorate del’ amore e della vita.
    mi è piaciuto moltissimo . complimenti a D. Cedroni

  • Una rilettura del personaggio di Shakespeare molto audace. Bella la storia, immersa nella cronaca e nella società odierna. Meglio ancora le parti esistenziali,molto emozionanti

  • autobiografia adolescenziale riletta con maturità e sensibilità artistica credo …. su uno sfondo letterario che rimane incredibilmente così attuale
    molto intenso. parole forti e spiazzanti. un bel viaggio.

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