C’era una città che brulicava di persone, una piazza dai colori forti, un vento ristoratore alle 7 di sera, quadri esposti in un parchetto, donne bellissime, bambini con un pallone. Yerevan, Armenia, l’ammaraggio è completato, entriamo nel vivo del viaggio, penetriamo nell’anima più oscura, nella coscienza sporca di un posto con un’identità macchiata di sangue.
Nel mentre altrove un bambino siriano raccatta un giocattolo da terra. Un gioco è un gioco. Non c’è differenza a quale latitudine tu sia, a quale religione tu obbedisca o quali siano i tuoi programmi per la serata. È l’immaginazione la vera fuga dalla guerra. Allora ecco perché vedendo quel cavallino pezzato il bambino decide di raccoglierlo. Lo prende e lo strappa a quella strada sudicia e polverosa, attorno a quei palazzi scheletrici, sovrastata da quel cielo così grigio. Nella sua mente comincia una danza fatta di immagini e sogni. Il cavallo di pezza corre, corre veloce, corre lontano. C’era un re buono e c’era una regina ancora più buona, c’era il cattivo, ma c’era anche lui. Il vento, le montagne, il deserto, il dorso di un cavallo di pezza. La bomba esplode, il cavallo di pezza si porta via con sé il bambino. Lo porta lontano come desiderava, d’altronde non ci sarebbe stato niente per lui in questo mondo. Il pensiero era la sua unica fuga. L’immaginazione, il gioco e la morte.
Nel mentre altrove c’è un uomo che fuma. Fuma l’hasish buono, quello della Bekka, quello che ti aiuta a battere la paura. Nero come la notte, oscuro come la morte: il coltello in una mano, la sigaretta nell’altra, il Corano in grembo. Muove lentamente la testa, la canna sta facendo effetto. Adesso è leggero come l’aria di una mattinata di vacanza dopo un anno di scuola. Non sa chi è, non se lo chiede neanche. Ora lui ha un potere, ha il potere di donare o di togliere la vita. Si alza, è il momento: il video dura poco. «Devo fare il mio dovere», «Devo fare il mio dovere», «Devo fare il mio dovere». Butta l’hashish, quello buono della Bekka, alza il coltello e affonda con tutto l’odio che il nulla può dare, con tutto l’amore che il niente può ricevere. Lui non lo sa, è già morto, e con lui il suo ostaggio.
Nel mentre altrove siamo in un palazzo di Montecatini Terme, una Provincia italiana qualsiasi. Agosto: la calura, i rumori del tramonto, la spensieratezza. Gli invitati ci sono già tutti. La festa sta cominciando. Un ragazzo abbassa lo sguardo verso la polvere bianca che ha davanti: lui non sa cosa vuol dire, lui non sa come sia successo, lui non sa un cazzo. O non vuole sapere. Tira, aspira, sniffa. Sente il calore, l’energia, la forza, la spensieratezza, tutti i fantasmi creati ad hoc come giustificazione svaniscono nel nulla, spariscono inghiottiti nel corpo di una ragazza. L’amore meccanico, l’automa della vita. Lui non lo sa, ma è già morto.
Nel mentre altrove siamo ad Yerevan, due ragazzi percorrono una strada in una calda serata di mezza estate. Un vento leggero che spira da sopra le colline attenua la calura. Un gruppo di ragazze passeggia in senso opposto. Davide da un colpo a Gianluca «Ma hai visto quelle? Sono strafighe». Ridono, scherzano, passeggiano, fumano, bevono. Loro non lo sanno, ma sono già un po’ più liberi.
Nel mentre altrove… c’è il mondo ed il suo silenzio.
Davide Lemmi
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> TUTTI CONTRO TUTTI (Report esistenziale dai confini del Nero Califfato)
> IMMAGINA, PUOI.. (Report esistenziale dal confine con Gaza)
> ORA NOI SIAMO LIBERI (Report esistenziale dai confini russi)
> IL TERRORISMO DEL DEBITO ED IL TERRORISMO DELLE ARMI (Report esistenziale dai confini russi)
> IL NEMICO E’ ALLE PORTE (Report esistenziale dai confini russi)
leggere questi post mi dividono sempre tra l’ abbracciare Davide o partire e menare tutti !!!
un ‘ esistenza intera sotto l ‘ ombra della morte ……..
che tristezza
grazie Davide. la tua esperienza e’ il nostro lontanamento dall’ indifferenza
grande Lemmi! nel mentre altrove ripudiamo il silenzio
grazie Uki !!
Troppo spesso il luogo in cui nasci , sctive il tuo destino…
post emozionante!
nel mentre altrove, rimangono i sentimenti di chi è sensibile, come il grande Davide, ma rimangono anche le ceneri, dei corpo e delle macerie, per chi non lo è!
splendido post.
complimenti a Lemmi. sempre da seguire…..
intenso articolo, sospirato e ispirato. bellissima iniziativa di sensibilizzazione attraverso l’esperienza diretta di viaggi sui luoghi di guerra. eccellente rubrica. adoro questo blog
complimenti a D.Lemmi per le sensazioni letterarie e per il coraggio
Stavolta un post più intimista. Se possibile ancora più vero. Un punto di incontro tra la coscienza e la terra su cui viviamo, ovunque sia. Molto bello.