Una mostra in Germania vuole farci riflettere su una situazione sempre più diffusa: l’accumulo dei dati da parte di chi è al potere e la censura che è applicata. È un problema solo degli stati arretrati, in via di sviluppo o storicamente tirannici, o anche di quelli più civilizzati e democratici?
Un sacco di gente si è riunita per dar vita alla mostra che fino a maggio sarà esposta allo ZKM – Center for Art and Media di Karlsruhe, in Germania, e che si chiama “Global Exhibition“. Infatti per realizzare il tutto, si sono riuniti: scienziati, attivisti, artisti e giornalisti, provenienti da oltre venti Paesi diversi. Inoltre la mostra vanta anche la cooperazione di varie organizzazioni: German PEN Center, il Chaos Computer Club, Reporters Without Borders e piattaforme, come netzpolitik.org, digitalcourage.de e WikiLeaks. Insomma, un bel po’ di teste, di conoscenze e punti di vista critici per una mostra che oserei definire interdisciplinare e che si concetra criticamente e argomentativamente su una questione.
Il tema centrale della mostra
Qual è la questione? L’argomento su cui la mostra vuole sensibilizzare e allargare il dibattito pubblico è quello della sorveglianza e la censura, che sono temi “caldi” al giorno d’oggi, considerando le continue evoluzioni della tecnologia, i costanti aggiornamenti dei mezzi e ciò che i media ci riportano. A tutti questi elementi si aggiunge l’ostruzione sempre crescente che è attuata nei confronti di queste pratiche.
Il concetto portante che è alla base di tutto è: la conoscenza è potere. Questo è un po’ anche quello che viene detto ai protagonisti magari non troppo forti dei film che non avendo dalla loro parte la forza, hanno, gli viene detto, dalla loro parte l’intelligenza e la conoscenza. Invece dell’ormai abusato cogito ergo sum di cartesiana memoria, potremmo parlare di un cogito ergo poteo, cioè un “penso quindi posso” dove “pensare” è inteso come conoscere, sfruttare ed elaborare le conoscenze a propria disposizione.
Piccola parentesi Social
In questa era digitale dove sta il potere? Probabilmente il potere vero sta nelle mani di chi controlla il flusso delle informazioni. Con la velocità a cui viaggia il World Wide Web, non abbiamo idea della velocità a cui viaggiano le informazioni che ci riguardano. Avete idea di quante informazioni su di noi possiede Facebook o che Google è in grado di reperire dalle nostre sole ricerche? Ok, non voglio gridare al complotto, ma sono cose che si devono sapere. Ogni cosa ha una doppia faccia, positiva e negativa. Così anche che Facebook abbia informazioni su di noi è positivo per alcuni versi e negativo per altri. Non sono un radicalista della privacy, visto che il mio profilo è abbastanza sputtanato.. Cioè è pubblico in quasi tutte le sue parti… Gli strumenti per la privacy ci sono, sta ad ognuno di noi utilizzarli o meno.
Noi e loro
Le speranze tradite erano quelle di una partecipazione democratica a questi dati. Queste speranze erano nate proprio dal diffondersi di quei mezzi di comunicazione digitale che erano così alla portata di tutti… e invece questi mezzi sono serviti a diventare strumenti di controllo, o più semplicemente di monitoraggio, diciamo così. Non vorrei far nascere delle paranoie! O alimentare quelle già presenti. Sappiamo che è una cosa che esiste ok? Però facciamo un respiro profondo e non cominciamo ad inneggiare al complotto: cerchiamo di non finire in un film di fantascienza. Comuqnue questi dati non è che sono serviti solo a controllare i singoli cittadini, no. Infatti sono stati utilizzati anche per tenere sott’occhio, militarmente, economicamente e socialmente, gli altri Stati.. ok, forse non dovevo sottolinearlo, ora sì che andrete in paranoia complottista!
Il problema della censura
Un altro elemento che si affianca all’accumulo dei dati che in un modo o nell’altro ci riguardano, è la crescente censura che, palesemente o subdolamente esercitata, è applicata ai dati stessi. La censura può essere anche clandestina sì, attuata in modo sottile e compiuta sui dati che sono stati raccolti. E lì dove la paura di questa censura non attecchisce, non serve da deterrente a tenere buoni gli animi, allora si passa al rapimento o all’assassinio dei giornalisti, oltre che il semplice intralcio delle pubblicazioni.
Considerazioni finali
Questa esposizione vuole farci riflettere sul fatto che la condizione umana del nostro tempo, quella più diffusa, è diventata proprio il controllo di autorità sempre più potenti, rese tali proprio dall’avere facile accesso a questi dati e riuscire a praticare la censura. Ma quindi, mi chiedo, dovremo aver paura che gli Stati stiano segretamente diventando tirannici? Meglio la tirannia o l’anarchia dissoluta dove non c’è proprio nessuna legge a regolare la libertà dell’individuo? Voi cosa preferite? Terra di nessuno o terra di uno e un po’ anche degli altri, ma in maniera controllata e regolata?
Mi vorrei permettere di dare un consiglio letterario, sfruttando il tema esposto. Vorrei consigliare la lettura di “1984” di George Orwell. La tematica del “Grande Fratello” è lì che fa la sua prima grande comparsa, quindi può essere adatta come lettura. Voi l’avete letto?
Roberto Morra
Molto interessante
speriamo passi anche per l’italia
1984 è sempre attuale, poi in questo caso….visto il tema, direi che è proprio perfetto
che belle cose che scova il nostro Roberto… grazie per questa interessante mostra. sarebbe bello andare a vederla ……..
arte,come e’ giusto che sia,si preoccupa della censura, dovrebbero farlo tutti i cittadini ormai, oggi come oggi la censura e il controllo e’ sulle spalle di tutti noi
bel post di Morra! (y)
grazie Roberto, è bello sapere che c’è chi continua ad insistere su queste tematiche
e di come tra l’altro le organizzazioni a tema si mettano in sinergia anche con l’arte per combattere il controllo globale