Biotestamento..

Quando la legge nega un diritto

L’esigenza di una legge sul bio-testamento è da ricondurre al caso mediatico di Eluana Englaro, che a causa delle proteste che suscitò, rappresentava per il Governo il rischio di perdere consensi popolari parlamentari ed ecclesiastici.

La legge sul bio-testamento, avente ad oggetto  le dichiarazioni di trattamento (terapeutico) anticipate (Dat), riconosce (o almeno dovrebbe) il diritto dell’individuo di esprimere le proprie volontà riguardo al trattamento terapeutico, che possano valere negli stati di incoscienza, nei termini della legalità e in attinenza ai principi della Costituzione. Sì, indiscutibilmente un tema delicato.

Due anni fa il Senato respinse la prima proposta di legge a riguardo; martedì scorso la legge è stata approvata alla Camera, a seguito di alcune modifiche.

Due anni di duro lavoro parlamentare per riuscire nella difficile impresa di conciliare tra l’altro:

-il rispetto dei diritti del cittadino, evitando di legalizzare il suicidio;

-il rispetto e la difesa “a tutti i costi” della vita (o semplicemente della Chiesa);

-la tutela del medico di turno che potrebbe incappare in un omicidio.

Alla delicatezza dell’argomento, e alla difficoltà di accontentare un po’ tutti, sta per contro l’evidente semplicità dell’obbiettivo naturale di tale legge: l’estensione del principio costituzionale secondo cui un paziente può rifiutare un trattamento terapeutico.

Ma  ecco il risultato:

-il paziente può dichiarare quali trattamenti ricevere, ma non può escludere quelli a cui non vuole essere sottoposto;

alimentazione e idratazione devono essere mantenute fino al termine della vita e non possono essere considerate oggetto delle dichiarazioni anticipate;

-le Dat non sono vincolanti per il medico curante, che comunque decide come procedere;

-Il fiduciario del testamento è l’unico che può interagire legalmente con il medico curante, ma anche lui non ha troppa voce in capitolo;

-le Dat sono considerate valide solo in caso di dichiarata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-spinale.

 

Dunque  il bio-testamento concede al cittadino la possibilità di esprimere delle “mezzevolontà che il medico (certo in base ad accertamenti clinici) può bypassare, ergo ignorare. Tradotto: la legge trasforma le nostre (ultime) volontà in semplici orientamenti non vincolanti, e il medico in un obbiettore di coscienza.

Incredibilmente una legge che nasce per estendere un già esistente principio finisce per negarlo. Certo non siamo estranei a leggi ineccepibili, sfornate dal governo italiano, ma è grave, molto grave, quando queste leggi vanno ad interferire con la sfera privata e altamente personale del singolo individuo. Riguardo ad esempio la vita, o anche la morte.

Può infatti una legge stabilire una morte più o meno giusta? O definire un trattamento indiscutibile se io lo rifiuto?  L’Italia vaticana, la casta ispirata solo da interessi politici e tornaconti vari, lo fa, violando così le libertà individuali, la dignità dell’uomo.

Perché si tratta evidentemente di una legge liberticida nei confronti del cittadino in quanto individuo, in quanto Essere. Se il cittadino è considerato tale all’interno della macchina statale, l’individuo è Essere sempre, dentro o fuori la legge. Quindi la vita del cittadino può essere regolata da leggi, la vita dell’individuo può essere solo  tutelata da queste. Che è ben diverso!

L’individuo sceglie per se, nel bene e nel male, per la vita, per la morte. Inoltre se l’individuo può scegliere per se in base alla propria coscienza, alle proprie esigenze o  alla propria fede, lo Stato non può scegliere per l’individuo in base a nessuna di queste ispirazioni. Neanche in base al principio secondo cui “riconosce e tutela la vita umana, quale diritto inviolabile e indisponibile, garantito anche nella fase terminale dell’esistenza e nell’ipotesi in cui la persona non sia più in grado di intendere e di volere, fino alla morte accertata nei modi di legge“, se questo in qualche modo può andare contro al rispetto di me stesso.

Io persona devo avere il diritto di decidere per me.

Io persona voglio vivere e morire in pace.

Caterina Froiio

 

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