Intervista a Gioia Colli: autrice fantasy de “L’invasione del paese già a soqquadro – Vol. 1 L’arrivo dei fantasmi”

Primo volume di una serie fantasy caratterizzata da caustico umorismo, bizzarre avventure e avvincenti misteri

Gioia Colli è nata a Rubiera (RE) nel 1991. Laureata con lode in Lettere moderne, è appassionata di letteratura fantastica e di animazione. Pubblica: “Cartoni Esaminati, saggio anarchico su stupidità, genio e inventiva”; “Lisa e i Succhia Talento”; “Viaggio a Tetraktys: Resoconti di uno Sceleriano”; “Il segreto di Peach”; “Roviglia Morr e la bottega dei racconti” e “L’invasione del paese già a soqquadro – L’arrivo dei fantasmi”, il primo volume di una serie intrisa di umorismo, azione e misteri

  • Ci presenti il primo volume della tua saga L’invasione del paese già a soqquadro?

Dal titolo può sembrare una storia di guerra, ma in realtà è una storia di adattamento reciproco: cattivi (letteralmente) da cartone animato che invadono la Terra a partire dall’Italia e l’Italia e il resto del genere umano che cercano di capirci qualcosa e prendere le misure. Curiosità, paura ed equivoci sono solo all’inizio e a questo si aggiunge la progressiva scoperta di questo mondo simile al nostro e del retroscena delle vite dei fantasmi. No, non è un paradosso.

  • A che genere letterario appartiene la tua opera?

Al postmoderno, ma ne rovescia le prospettive. Un filone specifico del postmoderno, presenta trame senza né capo né coda in cui tutto è possibile, compresa interazione alla pari tra esseri umani e cartoni animati o personaggi televisivi; lo scopo non era mai raccontare una storia coerente, bensì indurre il lettore alla resa nei confronti del marasma della vita moderna, in cui la costruzione di senso non è più possibile e forse nemmeno augurabile. Qua, invece, nonostante gli eventi assurdi e impossibili (che non hanno nemmeno raggiunto il culmine), la storia è coerente e i personaggi sono chiamati a rimettere insieme i pezzi, capire, migliorarsi, sfidare il labirinto, come diceva Calvino e addirittura, forse, vincerlo.

  • Vuoi descriverci l’originale personaggio di Camena Fiordibelli?

Una persona colta e informata con hobby normalissimi: lettura, serie televisive o animate, videogiochi… è gentile, ma non è disposta a farsi ingannare o mettere i piedi in testa da nessuno. È ironica, sarcastica e tende a pensare al peggio ma ad agire al meglio; nel primo volume la gioia e lo choc nell’incontrare i suoi personaggi preferiti rischiano di farla deragliare, ma alla fine non sarà questo a indurla a collaborare con loro.

  • Dalla tua opera: “Ho fiducia nell’ingegno umano; è nella morale che mi manca”. In questo primo volume vi è una velata critica alla situazione politica e sociale italiana. Quale messaggio hai voluto trasmettere attraverso la tua storia?

I messaggi sono numerosi, ma uno dei più importanti è questo: gli odi politici non risolvono un bel niente, anzi, sono un problema molto serio. Democrazia non è accordarsi su un unico parere e imporlo a tutti, ma saper collaborare e rispettare anche persone che sono diverse da te per opinione, credo e altri aspetti, altrimenti diventa difficile far funzionare il tutto.

  • Quali sono tre buoni motivi per i quali è importante leggere la tua opera?

Il primo è perché è qualcosa di veramente originale senza essere incomprensibile o inaccessibile, il secondo è perché ci sono questioni importanti trattati in modo indiretto, brillante ed elegante, senza mai scadere nelle solite barricate, il terzo è perché è una storia per tutti; l’unico requisito è sapere apprezzare le storie fantastiche. Ne aggiungo un quarto: è imperdibile se amate o avete amato i cartoni animati.

  • Cosa significa per te scrivere e raccontare storie?

Significa rendere più animato e più vario il già vasto mondo delle opere scritte, ma anche convogliare e rendere produttiva la mia immaginazione, arricchendo chi legge con una buona sostanza senza mai appesantire. È anche un mio modo personale per reagire a eventi della mia vita o a libri che non mi piacciono o trovo troppo simili fra loro. È mettere ordine nel caos senza irrigidirmi troppo.

  • Di cosa tratta la tua opera Cartoni Esaminati, saggio anarchico su stupidità, genio e inventiva?

Tratta di cartoni animati che esamino con un piglio da critica letteraria. Oltre all’amore (o disappunto) per le serie in questione, tra quali i classici come Tom e Jerry o più recenti come Ben 10, trovano spazio anche nozioni elementari di storia del cinema e dell’animazione, teorie, chiavi di lettura… e ovviamente umorismo. È un saggio unico nel suo genere, movimentato, mai noioso, in che altro modo avrei potuto trattare di cartoni animati?

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