Il “Festival dell’Oriente” e “la via del Té” a Roma

Ancora il 30 Aprile e 1, 2, 3 Maggio: il Festival dell’Oriente torna presso il complesso fieristico di Fiera Roma

.«Esplorare l’universo d’Oriente, immergersi nelle culture e nelle tradizioni di un continente sconfinato. Mostre fotografiche, gastronomia orientale, concerti, cerimonie tradizionali, danze, spettacoli folkoristici e molto altro ancora si alterneranno ininterrottamente dalla mattina alla sera nei palchi e nelle aree allestite appositamente dalle ambasciate e dai consolati dei Paesi orientali presenti in un turbinio senza fine. Imperdibili concerti coi tamburi di guerra Giapponesi, funambolici acrobati Coreani , balli e canti tipici delle sconfinate steppe Mongole, fluttuanti corpi di ballo Indonesiani, sconosciuti e misteriosi spettacoli rituali Nepalesi,la magia dell’India, il folklore Cinese, le spettacolari evoluzioni delle danze sciamaniche Tibetane, l’accativante e sconosciuta terra Birmana, le sinuose e morbide evoluzione dei gruppi folkloristici Coreani in un crescendo emozionante e un esplosione d energia che vi farà letteralmente battere il cuore».
Questo è quanto si può leggere sul sito dedicato all’evento. Dunque, per gli amanti del mondo orientale, ma anche per i curiosi, sembra essere qualcosa da non perdere: un grandissimo, unico e formidabile happening dedicato al mondo orientale ed a tutti i suoi aspetti tradizionali e moderni.
Un susseguirsi ininterrotto di oltre 400 spettacoli, esibizioni, dimostrazioni, seminari e show che si articoleranno da mattina a sera nei 3 padiglioni e nelle decine di aree tradizionali che rappresentano il cuore pulsante della manifestazione.
Al ‘Festival dell’Oriente’ non solo esposizione ma anche spettacolo, con le rappresentazioni delle cerimonie del tè e le degustazioni di tè introvabili servite ai visitatori dai cerimonieri del museo.

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A questa bevanda sono dedicate diverse iniziative. Un corso che fornisce numerose informazioni agli appassionati di , dalla sua storia con tradizioni e leggende, cerimonie e rituali, come si beve il tè nel mondo; all’arte della preparazione e della degustazione; tè verdi, neri, bianchi: dove trovarli come esaltarne le proprietà; e infine la classificazione per tipologie di lavorazione, con suggerimenti per la preparazione e il reperimento dei più pregiati tra i tè verdi e neri.

Direttamente dall’unico Museo del tè in Italia un’esposizione di teiere e preziosi manufatti occorrenti alla preparazione del tè. Il Museo nazionale italiano del tè di Raddusa (Catania) è entrato per ben due volte nel Guinness dei primati, per aver collezionato più di 600 varietà provenienti da tutto il mondo e per possedere la teiera e la tazza da tè più grande del mondo.

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Il “Cha No Yu” (“acqua calda per il tè”), conosciuto in Occidente anche come “Cerimonia del Tè“, è un rito sociale e spirituale praticato in Giappone, indicato anche come “Chado” o “Sado” (“Via del tè”). È una delle arti tradizionali zen più note. Codificata in maniera definitiva alla fine del XVI secolo dal monaco buddhista zen Sen No Rikyu (1522-1591), maestro del tè di Oda Nobunaga (1534-1582) e successivamente di Toyotomi Hideyoshi (1536-1598). Il “Cha No Yu” di Sen No Rikyu riprende la tradizione fondata dai monaci zen Murata Shuko (1423-1502) e Takeno Joo (1502-1555).
«Il cuore della Cerimonia del tè consiste nel preparare una deliziosa tazza di tè; disporre il carbone in modo che riscaldi l’acqua; sistemare i fiori come fossero nel giardino; in estate, proporre il freddo; in inverno, il caldo; fare tutto prima del tempo; preparare per la pioggia e dare a coloro con cui ti trovi ogni considerazione»
L’importanza della cerimonia è lo spirito di accoglienza, cioè il rispetto per gli ospiti e per la natura.
La cerimonia del tè rappresenta il nesso tra la vita e l’arte, tra il sacro e il profano.

Essa è essenzialmente «..il culto fondato sull’adorazione del bello tra i fatti sordidi dell’esistenza; è l’adorazione dell’imperfetto, in quanto è un vago tentativo di realizzare qualcosa di possibile in questa cosa impossibile che è la vita».
Le connessioni del con il buddhismo, soprattutto con lo Zen, sono molteplici e non è un caso che siano stati i monaci i primi ad interessarsi attivamente a questa bevanda. Il con il suo tipico gusto lievemente amarognolo che rasserena e chiarifica, ben si adattava allo spirito austero della vita monastica.
Il “Sado“, la via del tè, nella sua sobrietà rappresentava quella costante ricerca della semplificazione che è tipica dello Zen e dallo Zen mutuava il suo peculiare senso estetico, propriamente quella sensuale consapevolezza del Vuoto espressa dal concetto di “Wabi“.

 

La cerimonia del Festival sarà condotta dalla maestra Kaoru Kobayashi: cantante lirica (soprano), Maestra di Ikebana (Scuola Ohara), Maestra di Cerimonia del tè (Scuola Omote-senke), ricercatrice di cucina giapponese tradizionale, e modella di kimono, e dalla Maestra Yoko Takada.

 

Katia Valentini

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7 Comments

  • indubbiamente la sottile eleganza dell’oriente specie per quella giapponese attrae. La poesia, la pittura, l’emblematico teatro del “No” si mescolano all’arte della spada e in contrapposizione all’Aikido, movenze eleganti nel massimo controllo del corpo guidato dalla mente. E’ invero una filosofia e un modo d’essere abbastanza distante da noi e dalla nostra filosofia che predilige la speculazione del pensiero accanto però ad un modello fisico che non ha eguali nella Storia dell’uomo. Tuttavia si scorge la possibilità concreta di una fusione delle due civiltà che completa come un incastro la figura dell’Uomo eliminando le contraddizioni creando quell’Armonia con se stessi e con quanto conosciamo che da millenni rincorriamo e che molto raramente raggiungiamo.

    • si sarebbe bello. unire oriente ed occidente significherebbe miscelare due visioni del mondo opposte ma complementari la cui sintesi ci farebbe scoprire l’armonia più sublime…

  • mamma mia questi qualsiasi cosa fanno, la fanno con immensa precisione, meditazione, tradizione, attenzione, calma……..ecche é????!!!! ahahah

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