Come voi acutissimi lettori vi sarete accorti, non sono Aranzulla, e non ho alcuna intenzione di farvi un corso accelerato di alfabetizzazione digitale di primo livello (ctrlv + ctrlc = Azz-Si-Wow: funziona!).
La mia era una domanda più intima, più filosofica.
Proprio così.
Cosa può voler dire mantenere vivo un diario digitale nel 2020? È uguale al 2005?
C’è lo stesso rapporto con i lettori, o forse qualcosa è cambiato?
Forse chi scrive un Blog vuole solo diventare un Influencer e mettersi i soldi in saccoccia, mentre chi legge è un cannibale in cerca di stili di vita ed idee altrui di cui cibarsi con vorace bulimia, chi può dirlo.
Ricordo che tanti anni fa avevo un rapporto vivo con i miei lettori, umano, vero, li incontravo, scambiavo idee con loro, punti di vista; non avevamo voglia di dirci qualcosa, volevamo dirci “tutto“.
Oggi sui Social i commenti sono di due generi di vuoto: il vuoto a favore (sei un mito, hai ragione da vendere, posso condividere? questa te la rubo), ed il vuoto contro (sei un pezzo di merda, non capisci un cazzo, devi solo andare a zappare, quelli come te non hanno mai lavorato, e le foibe?).
Il tutto contro il “vuoto“.
Ci starebbe bene la Marcia dell’Impero come colonna sonora.
Ho scritto per UkiZero per tre anni (09 gennaio 2014 – 30 dicembre 2016) e devo dire che il rapporto con i lettori era davvero entusiasmante, ma inquietante allo stesso tempo, perché ogni settimana sapevo che qualcuno – i cannibali di cui sopra? – aspettava anche l’uscita del mio articolo per la folle rubrica “Il giorno della Quaglia“.
Ukizero resta, però, un baluardo di follia lucida.
Ora invece ci sono i Social.
Leggeteli, ‘sti specie di social-antisocial, è incredibile la voglia di distruggersi a vicenda, come onorevole il tentativo di qualche povero eroe d’altri tempi che cerca di divulgare stralci di idee proprie, senza condividere “Meme“.
I meme. Cosa cazzo sono i meme?
Altrettanto incredibile è la voglia di emergere facendo “Tutorial” di ogni tipo, dal come mettersi le dita nel naso senza lacerarsi i capillari, a come fare il pane in casa con la ricetta della nutella; dalla costruzione di una bicicletta con le ossa del tuo cane morto, alla tinta col l’olio del motore dell’auto, opportunamente filtrato con bustine di camomilla.
In questo periodo di virus, ho visto un moltiplicarsi di corsi di teatro on-line.
Sono stato tentato anche io, sapete, i soldi.
Non ce l’ho fatta, però, perché una cosa è fare della teoria, e allora ci sta, un’altra è trasmettere l’arte fisica per eccellenza via video conferencing.
Lo fate solo perché volete diventare influencer, ve lo dico io. Il teatro è altro.
Il Blog è altro.
E… se avete letto fino a qui, anche voi siete altro.
Al prossimo post, miei cannibalissimi lettori.
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> Link sui “Pensieri di Rò“
noi siamo altro
Sì, Elena, ma non spargiamo troppo la voce, prima che si finisce per fare assembramento eh
non siamo piu’ abituati a leggere. i blog stanno sparendo,i contenuti persino,cosi’ anche io oggi sono abituato a leggere
Fabio, Fabio, (e te lo direi doppiato da Michele Gammino), sono certo che un giorno ci ritroveremo nelle foreste a raccontarci i libri che abbiamo imparato a memoria ma… fino a quel giorno, cerchiamo di tenere vivo il popolo dei Blogger con la Blogger maiuscola!
concordo con questo simpatico post
siamo passati dai blogger agli influenzer… e questo la dice lunga, anzi, la dice tutta!
:O)))
Simpatica Laura, è per questo che sto cercando di conciliare l’uno all’altro: diventare blogger e “influenzer” al contempo, cioè ricco e arrogantemente satir-intellettualoide de noiarti.
Ci vorrano un paio di secoli, ma ho pazienza.
Non so come commentare positivamente e mettermi dalla tua parte senza rientrare nel “vuoto a favore”.
Scherzi a parte, bellissimo!