Dente @Teatro Quirinetta (Roma) – 12/2014

Un cantautorato leggero per liriche di angoscia...

Erano passati ormai due anni dall’ultimo volta che avevo visto Dente. Una giornata romana molto calda, a quel San Lorenzo Estate, ottima manifestazione che per qualche motivo a me oscuro non esiste più.Comunque arrivato al Teatro Quirinetta aspetto con trepidante attesa l’inizio del concerto, che arriva all’epilogo di un tour che l’ha visto calcare i palcoscenici di tutta Italia.

Dopo aver spiegato, con cura maniacale, la differenza tra prevendita e pass stampa agli inservienti del teatro, riesco finalmente ad entrare, e la prima cosa che noto è che il teatro è molto simile ad un grande salone di feste liceali e inizio a tornare un po’ indietro nel tempo.

Quando si assiste ad un concerto di Dente si è come catapultati in uno spazio temporale che ricorda, a detta di chi era nato a quei tempi, gli anni 60.

 

Dopo i classici tempi di attesa, si da inizio alla danze, partendo subito con un brano molto caro all’artista e ai suoi fan, “La Presunta Santità di Irene“.

Il concerto è un excursus tra i vari album che accontenta tutti i fan, compreso il sottoscritto, accompagnate, tra una canzone e l’altra, dalle solite gag di Dente, che dimostra sempre di sapere tenere magnificamente il palco.

Le chicche delle serata sono sicuramente i nuovi arrangiamenti di alcune canzoni, accompagnate da un ottima sezione di fiati (una tromba e due sax) e da una chitarra elettrica, che permettono all’arista di esplorare nuove musicalità che lo rendono sempre più uno dei migliori artisti della scena italiana degli ultimi tempi, anche se Vincenzo Mollica non ne parla.

 

Il concerto termina con una spolverata di coriandoli sugli ottimi musicisti che sempre accompagnano Dente, che ricorda in maniera molto ironica, e forse anche più naturale, l’epilogo del concerto degli Arcade Fire al Rock in Roma.

Quello che penso al termine della serata è che sicuramente non aspetterò altri due anni per rivederlo, visto quanto mi sono divertito e sopratutto quanto il ragazzo è cresciuto musicalmente, ma sopratutto come con grande semplicità ed intelligenza si possa riprendere un genere passato e contestualizzarlo perfettamente ai giorni nostri, dove sempre di più la musica è mercificata e distrutta dai talent con partecipanti costruiti in provetta e senza alcun tipo di personalità.

Federico De Feo

Foto: Marta Siriani

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