È una questione di sensibilità.
“SupraNatura” è un film ma sembra essere più un’esperienza catartica, un alchemico rito d’iniziazione compiuto da due straordinari artisti, Dem e Seth Morley, attraverso fotogrammi intimisti, dimensioni reali ed oniriche… tra simboli pagani e primordiali che ci trasportano in un viaggio spirituale nel rapporto tra uomo e natura. Un percorso disseminato di maschere, animali, creature surreali, silenzi e fragori esoterici… tra scorci urbani e naturali in un sottobosco che sembra oggi esser dimenticato. Gli autori riportano in vita, infatti, quel ʿsetʾ che circonda ognuno di noi, volenti o nolenti. La “location” in questo film riacquista il “primo piano“… volgendosi sopra ogni logica… “supra” l’essere umano stesso. Di fatto, è proprio la natura a narrarci la storia, quella di un uomo ed una donna… e dello stesso Dem, che si fa portatore di un’esperienza sensoriale attraverso rumori, echi, silenzi, sguardi, immagini… fino all’istante in cui si fonde l’inizio dell’uomo con la fine della natura, e viceversa, tra la vita e la morte.
È la rivincita di una nuova religione animista, un’artisticità del tutto pagana. È l’apoteosi dell’istinto, di quella “supravita” oramai persa dal momento in cui ci fu il distacco dell’uomo dalla natura, dai suoi cicli ritmici, dai suoi valori assoluti e significati istintivi.
Il protagonista fa sogni premonitori, ha a che fare con linguaggi simbolici alla ricerca delle origini, cerca di rinnegare tutto ciò che l’ha diviso dalla ʿconsapevolezza esistenzialeʾ e da quei sottoboschi spirituali che pulsano nell’anima di ognuno di noi. È dunque la storia di una “rinascita“… così come dal ciclo Vita/Morte la Natura si rigenera all’infinito. Ed è questa finanche l’esperienza dello spettatore: un rito iniziatico alla ricerca delle proprie origini. Quando la Maschera seppellisce Dem, l’oscurità cinge ognuno di noi, fino al fotogramma successivo… di nuovo in braccio alla luce, forse.
A ricamare il tutto c’è la musica, che sembra nascere dalle immagini stesse, grazie alle atmosfere firmate Comaneci, oltre ai contributi di Larva 108, Aquarius Omega, Corpoparassita, Ayarkhaan e Garaliya.
In un certo senso, “SupraNatura” ci mette davanti il fatto che l’uomo non potrà mai liberarsi dal confronto con la Natura. L’impasse che ne è originato è stato la degenerazione del paradigma cartesiano, ancora oggi dominate, che vede la natura come “sfera del non umano”. Oggi l’umanità ha di fatto escluso ogni legame tra oggettività e soggettività togliendo ogni elemento di finalità alla natura, ormai ridotta a meccanicità materiale. L’uomo stesso è a questo punto un’oggettivazione di tipo sperimentale (in passato schiavo della ʿMonarchia della Conoscenzaʾ, oggi della ʿTecnocrazia dell’Informazioneʾ), giacché svuotato della propria soggettività. Siamo alla sfida odierna del prendere consapevolezza della relatività storica e culturale della dicotomia natura/cultura, che andrebbe di fatto ridimensionata all’interno di una pluralità di modalità di oggettivazioni del mondo.
Ecco dunque lo spazio urbano del film: calpestato da persone anonime che gioco forza agiscono immerse in un’ambientazione naturale, fatta di una flora e fauna quanto mai angosciante… solo perché non sappiamo più riconoscerla, perché abbiamo reso innaturale il naturale. E questo è grave.
Per questo motivo, il film è forse una delle più potenti esternazioni critiche ai meccanismi criminali e tendenziosi della società moderna, altro che “gomblottismo”… qui si parla anche di economia, delle sanguinarie riforme Monti, del terremoto in Emilia, di scie chimiche… Il messaggio arriva in sordina ma ti colpisce come un fendente a lasciare una ferita gocciolante di sangue… avvelenato.
D’altronde l’uomo è il “luogo della natura” in cui la natura diviene cosciente di sé. L’essere umano non può essere scisso dal mondo universale/naturale, se così fosse, qualsiasi motivazione all’azione sarebbe incomprensibile… questo tormenta il protagonista del film. In effetti l’uomo non è mai esulato da una certa intrinseca finalità: non può staccarsi da una certa naturalità mossa da finalistiche tendenze e inclinazioni a cui solo successivamente subentra la “Ragione”. Ed è proprio questo che il film sembra voler denunciare… e lo fa semplicemente montando una serie di immagini -lente, emozionali, immense, piene di delicato pathos- con una ʿstoriaʾ che in realtà sembra improvvisarsi ad ogni successivo fotogramma. Un miracolo artistico riuscito ai due autori che vale un applauso sincero e mirabile.
Oltretutto, il film ci suggerisce come non vi sia opposizione tra natura e ragione, poiché allo stesso modo non ve n’è tra natura e libertà. In questo senso il film critica l’idea fondante l’ethos occidentale contemporaneo: la libertà intesa come assoluta autonomia e autodisposizione -sradicata da legami, inclinazioni e tendenze naturali– priva di una sua ontologica finalità.
Il merito di questo film è dunque quello di riuscire magistralmente a metterci di fronte allo “stato delle cose naturali nella Vita”. Come se in ogni centro urbano ci fosse sempre un barbagianni su un albero ad osservarci, una pianta a scortarci, un fiore a profumarci, un insetto a pungerci su per il culo. Le maschere di Dem (davvero straordinarie e suggestive) ci ricordano che tutto ciò che è velato ritorna attraverso ataviche memorie. Gli autori riescono in questo attraverso il lento ritmo delle loro riprese, il montaggio emozionale delle scene, un racconto più onirico che visibile: una sensibilità messa a disposizione della sensibilità stessa della natura che ci circonda.
È tutta questione di sensibilità: manifestazione e riconoscimento di fatto definiscono il nostro immediato rapporto con la realtà, e il film mette in luce il nesso tra etica e spiritualità, ossia il percepire le cose nel loro “essere-proprio”… un’arte platonica difficile da ammirare oggigiorno.
In sostanza, “SupraNatura” sa restituirci la gratuità delle cose e del loro essere in sé: la finalità della loro “natura”. E lo fa attraverso la bellezza immaginifica delle riprese, capaci di creare istanti intimamente intrecciati di un’unica, ontologica ed etica, esperienza.
Dem e Seth Morley in poco più di un’ora, dimostrano che l’ambiente che ci circonda non è un oggetto, ma è qualcosa di semplicemente reale… ogni vita è un essere in sé, il loro film perviene così ad una meravigliosa rappresentazione spirituale (ma secondo “Ragione”) di una Natura finalisticamente strutturata.
“Supra Natura” è un film da vedere… un opera imperdibile!
Tenete d’occhio il sito ufficiale amici, o la Pagina Facebook di Dem ..dovessero proiettarlo dalle vostre parti.
Fatale
.
.
.
Musiche di: Comaneci, Larva 108, Aquarius Omega, Corpoparassita, Garaliya
.
splendida recensione del Fatale per un film che visto da qua sembra un capolavoro
mamma che curiosità!!!! voglio vederlo!
fighissimo!!! surreale ed evocativo!
il trailer è stupefacente. di altissimo livello,se poi aggiungiamo le parole del Fatale….il film è da vedere assolutamente! :O
in effetti,tutta questione di sensibilità
bello!
caspiterina! un immaginario naturalistico e culturale davvero immenso
wao!!! grazie a A. Fatale per la dritta!
un’arte platonica difficile da ammirare oggigiorno….
..in effetti! Sono davvero curioso di vederlo!
una figata Uki questa! 😉
Bé, del Fatale c’è da fidarsi… dal trailer sembra essere davvero interessante. Dagli spunti di riflessione qui sopra… il film sembra avere respiri atavici ma allo stesso tempo contemporanei. Sono molto curioso. Ho visitato il sito di Dem… non conoscevo. Un personaggio molto interessante, da tener d’occhio! Grazie Uki!
Amazing!!!
Mi hai incuriosito! Spero di riuscire a vederlo.
LOL
sembra molto interessante. bell’articolo andrew!
Le cose che ti faccio scoprire.
Le piccole perle di Bellezza.