Melania Mazzucco: “Sei come sei”

Etichettato come romanzo gay, si tratta in realtà di un ritratto famigliare, dove il rapporto genitori figli si tinge di colori contemporanei

Il libro è di quelli che hanno fatto scalpore. O meglio ha fatto scalpore la notizia che un insegnante di italiano di un liceo classico romano l’abbia proposto come lettura ai suoi alunni. A Natale viene assegnata a due V ginnasio del Liceo Giulio Cesare di Roma, la lettura di “Sei come sei” di Mazzucco. Il compito si integra in un progetto biennale di incentivo alla lettura. Come di consueto, al ritorno dalle vacanze, i ragazzi, che avevano svolto la relazione del libro, sono stati coinvolti in una discussione guidata. Il libro contiene un passo in cui si descrive il rapporto orale tra due giovani calciatori.

Il 28 aprile arriva la notizia che alcuni genitori –che avevano contattato l’Associazione Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus– hanno sporto querela alla Procura di Roma contro le insegnanti responsabili: corruzione di minori. I querelanti ipotizzano che gli studenti sarebbero stati “obbligati a leggere il romanzo a forte impronta omosessualista.

Viene da chiedersi: qual’è il concetto che questi genitori hanno dei propri figli? Non individui critici, capaci di intendere e di volere, cui la scuola sta offrendo la possibilità di approcciare temi reali e concreti attraverso la letteratura; ma deboli e permeabili, acritici e incapaci di esercitare pensiero autonomo.

 

A questo punto quali altri libri dovrebbero essere censurati? Il “Decameron” del Boccaccio? I libri di Pier Paolo Pasolini o di Oscar Wilde? E quali personaggi storici dovremmo cancellare dai libri di testo perché omosessuali? Dovremmo cancellare tutta la storia della Magna Grecia, cancellare Achille e Patroclo e le poesia della poetessa Saffo?

 

Il romanzo racconta la storia di Eva, una bimba di undici anni, fiera e orgogliosa, ma che già conosce il dolore e l’abbandono. Senza famiglia, perché la sua ha smesso di esserci quando è morto il padre, Christian, giovane professore di latino. L’altro genitore, infatti, per la legge italiana non esiste: nel suo caso non è la mamma ma un altro uomo, ancora un padre, Giose una meteora della musica punk-rock degli anni Ottanta. Padre esuberante e affettuoso, ha rinunciato a cantare per starle accanto, ma la morte improvvisa di Christian ha mandato in frantumi la loro famiglia. Giose non è stato ritenuto un tutore adeguato, a causa di una cieca burocrazia che, in mancanza di leggi, non riconosce alcun diritto legale ai componenti di una coppia dello stesso sesso, e si è rintanato in un casale sugli Appennini, e la piccola Eva viene affidata ad uno zio di Milano.

Presa in giro dai compagni di scuola, Eva si ribella ai bulli e scappa, alla ricerca dell’altro padre, quello di cui non porta il cognome, quello che su di lei non ha potestà.

Il libro ripercorre le tappe della vita della ragazzina, racconta la determinazione con la quale due uomini scelgono di essere padri; narra con grazia l’amore tra un padre e una figlia, diversi da tutti e a tutti uguali, in cui ciascuno di noi potrà riconoscersi.

 

In tutto questo c’è ben poco spazio per il sesso, che compare in un cammeo malinconico e dal sapore amaro (una fellatio omosessuale), in cui si racconta la scoperta della omosessualità di Giose a 16 anni, con un rapporto sessuale con un compagno della squadra di calcio. Un passo definito “pornografico” dai denuncianti, che peraltro prosegue con un pestaggio omofobo di alcuni giovani ai danni del protagonista.

 

Amore e diversità sono i temi centrali di questo romanzo. Un ritratto famigliare, non solo vero, ma utile per capire che le famiglie non sono tutte uguali, così come le scelte e le convinzioni di chi segue una strada nuova, diversa.

In Italia un omosessuale per legge non può né sposarsi, né adottare un bambino o sottoporsi a inseminazione, quest’ultima vietata dall’art. 5 della legge 40/2004. Quindi per coronare un sogno proibito le coppie sono costrette ad andare all’estero dove possono ricorrere alla fecondazione assistita.

Un romanzo, questo, che pone quesiti che investano la sfera della coscienza. È Christian stesso che si chiede se la loro scelta non sia egoistica e non possa generare una crisi di identità sessuale nel figlio che desiderano avere, e quale credito si debba dare all’opinione corrente che un bambino debba crescere con una figura materna e una paterna. È Giose che trova le parole giuste per rispondere ai dubbi del compagno: «Alcuni hanno il privilegio di essere amati, altri no. Alcuni sono educati alla libertà, altri sono schiavi della guerra, della dittatura, del fanatismo religioso… Chi nasce nero non è bianco, chi nasce malato, non nasce sano, chi nasce povero nasce svantaggiato… I figli… sono individui… ciò che ci rende diversi dagli altri può salvarci».

Katia Valentini

 

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