“Superficial Hygiene”: l’arte digitale e non solo…

Una mostra rappresenta una virtualità sempre crescente che complica e influenza il rapporto con il mondo fatto di cose e oggetti

Arte digitale e non solo: “Superficial Hygiene” è una mostra internazionale, ospitata nel ‘De Hallen Haarlem’ di Haarlem (Paesi Bassi), cominciata a metà aprile e che sarà visionabile fino all’inizio di giugno. Gli artisti esplorano il modo in cui è cambiato il rapporto fra il corpo fisico e l’ambiente esterno e quotidiano

 

L’arte digitale, ma non solamente, di Superficial Hygiene” è preceduta da due installazioni permanenti già presenti nel Museo di Haarlem e che già affrontano la questione del rapporto tra superficie e sostanza, rappresentazione e corpo.

Le domande fondamentali che queste installazioni suscitano riguardano la nostra capacità di rapportarci ad un’immagine contemporanea, sempre più sottile ed alle volte anche impalpabile, non sostenuta da un corpo fisico. Le tecniche utilizzate sono le più diverse e sono sia classiche (sculture, dipinti, ecc…) sia appartenenti al mondo virtuale.

 

L’arte digitale di Superficial Hygiene: un nuovo tipo di realismo.

La nostra relazione con la realtà è caratterizzata da nuovi impulsi. L’animazione 3d e l’audio sorround, solo per fare un paio di esempi, hanno creato nuove possibilità formali ed estetiche e queste a loro volta modificano il nostro rapporto col reale, la nostra percezione di questo. La superficie digitale ha dato vita ad un nuovo tipo di realismo, in quanto la nostra consapevolezza fisica cambia: si amplifica, diventa più stimolante e forse anche più inquietante. Ormai software, sistemi operati e schermi sempre più funzionali fanno parte della nostra quotidianità e hanno cambiato l’approccio alla produzione delle immagini e all’organizzazione delle informazioni.

 

L’arte digitale di Superficial Hygiene: mission ed alcuni esempi.

I lavori dei nuovi artisti della mostra riprendono il tema del rapporto superficie-corpo-percezione introdotto dalle installazioni già presenti nel Museo e guardano anche al rapporto più generale fra il reale e l’artificiale.

Tauba Auerbach, per esempio, dà vita a una spazializzazione tridimensionale utilizzando l’intero spettro cromatico e dando vita, pensate un po’, ad un libro!

Attraverso video in HD c’è invece chi, come Ed Atkins, crea ambientazioni artificiali altamente realistiche. Come può una tecnologia puramente digitale dar vita ad una materialità così tanto realistica? Una materialità tipicamente umana tra l’altro, fatta di peli, pelle e corpo.

 

L’arte digitale e oggettuale di Superficial Hygiene.

Magali Reus realizza oggetti. Riproduce gli oggetti che quotidianamente ci circondano, rendendoli splendenti. Egli riesce a rendere seduttivi e alla moda oggetti quali frigoriferi, sediolini da stadio e pentole da cucina. Così facendo riporta alla luce il dibattito relativo alle diverse incarnazioni del “Minimalismo“, riguardante il tema della superficie. A questo si aggiunge un commento relativo alla vulnerabilità del corpo umano.

 

L’arte digitale di Superficial Hygiene: riflessioni sul titolo.

La parola “superficial” vuol dire “superficiale”: è un aggettivo e quindi va prima, in inglese. O sbaglio? “Hygiene” significa “igiene”. Allora come è da intendersi il titolo “Igiene superficiale”? Io credo che il titolo sia da interpretare. Abbiamo capito che tutte le opere vogliono portare a una riflessione sul nostro rapporto con le superfici, con ciò che ci appare superficialmente e che al giorno d’oggi può essere diverso da quello che è in realtà. E che c’entra l’igiene? Credo che la parola “igiene” sia da intendersi come -perché in effetti è così- campo che studia l’interazione tra ambiente e salute umana. Se per “salute umana” intendiamo “l’uomo nella sua quotidianeità”, allora capiamo che “l’igiene superficiale” non è altro che una riflessione sul rapporto (interazione) tra l’uomo e le superfici (ambiente) che avviene quotidianamente.

 

 

A parte le specificità del titolo, questa non è altro che una delle tante mostre in cui l’uomo è seriamente portato a riflettere sul cambiamento che si sta attuando nelle nostre vite. Una riflessione quindi consapevole e cosciente di come questo momento sia di cambiamento sotto molti punti di vista, compreso quello evolutivo.

Roberto Morra

 

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