L’intelligenza artificiale si può fare, secondo alcuni. Ma intanto film come “Trascendence” ci pongono di fronte a dei quesiti vuoi etici, vuoi economici, che non possiamo prendere alla leggera. È davvero possibile creare una mente umana? Utilizzare la tecnologia per ricreare una mente è cosa buona e giusta? Aiutare una mente a sopravvivere al corpo invece? E se il corpo non c’è, cosa ci sarà ad occupare lo spazio fisico in precedenza occupato da un solo uomo?
Intelligenza artificiale: che cos’è?
Se ne parla tanto e anche noi ne abbiamo parlato già, ma abbiamo esattamente capito di cosa si tratta e in che modo si pensa di riprodurla? Di progetti che si occupano di perseguire e raggiungere questo obiettivo ce ne sono: “Blue Brain” dell’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna e lo “Human Connectome“, dei National Institutes of Health, per esempio. Ray Kurzweil, inventore, tecnologo e saggista degli USA, in “Come creare una mente. I segreti del pensiero umano” ci spiega esattamente in cosa questo progetto dovrebbe consistere.
Intelligenza artificiale: non neuroni, ma cortecce corticali.
Secondo Kurzweil è estremamente difficile ed economicamente dispendioso cercare di riprodurre con esattezza i rapporti esistenti tra i neuroni, così la riproduzione di una mente umana si dovrebbe concentrare sulla riproduzione delle cortecce corticali, che sono la parte del nostro cervello destinata al riconoscimento delle ‘forme’. Le forme non sarebbero da intendersi solo spazialmente, ma in senso più ampio, comprendendo anche l’elaborazione di concetti astratti. L’intelligenza artificiale quindi non dovrebbe fare altro che riuscire a riprodurre, tramite algoritmo, le “colonne” (insiemi di neuroni) in cui sono organizzate le cortecce. Dai neuroni che sono alla base delle colonne e predisposti al riconoscimento delle forme spaziali si salirebbe sempre più su fino all’elaborazione di concetti astratti. Ecco perché il termine “forma” è da intendersi in senso ampio.
L’intelligenza artificiale in Trascendence: una mente umana che rivive.
Nel film “Trascendence” (si quello con Johnny Deep), uscito nelle sale italiane immediatamente prima di Pasqua, il tema dell’intelligenza artificiale era legato innanzitutto alla volontà di far sopravvivere una mente umana che rischiava di deteriorarsi insieme al corpo fisico. Perché perderla? Allora si cerca di immagazzinare il geniale cervello in una macchina. La scelta è dettata però da un non riuscire ad accettare la morte dell’altro. La questione iniziale è: un’intelligenza artificiale ha coscienza di sé? All’inizio del film, la mente arificiale a cui ci si riferisce è una creata appositamente, e solo dopo arriva il momento di ricreare la mente umana a partire da una già esistente.
L’intelligenza artificiale in Trascendence: quanta umanità c’è?
Il desiderio di non perdere una persona ci può spingere a tentare l’impossibile. Così si procede al salvataggio di una mente all’interno di una macchina. Va detto innanzitutto che la macchina in questione né occupa poco spazio, né consuma poca energia elettrica, ma soprattutto: la mente umana immagazzinata fa davvero rivivere quella persona? O c’è qualcosa di strano? La mente immagazzinata è perfettamente logica, ma l’uomo sa essere davvero altrettanto logico? Forse fino a comprendere la complessità dell’uomo ce ne vuole!
Intelligenza artificiale: prima prospettiva.
Siamo quindi di fronte a quelli che quando parlano di intelligenza artificiale cercano di riprodurre la mente umana, magari in dei robot, il che impedirebbe di occupare troppo spazio.. ma ricordiamoci anche di riprodurre cose come la sensibilità per esempio! La mente senza corpo sensibile sarebbe più tale? Dei freddi robot che non fanno figuracce o che si preoccupano di evitare, quando ci riescono, gli escrementi da terra sarebbero altrettanto divertenti come un uomo con le sue colorite imprecazioni? Risolvendo il problema della caducità del corpo, probabilmente si andrebbe a creare quello della mancanza di sensibilità, a livello fisico e tattile.
Intelligenza artificiale: seconda prospettiva.
Come si vede dal film, c’è chi pensa all’intelligenza artificiale come capacità di immagazzinare la mente umana in una macchina grazie alla fiorente tecnologia… ma già lo stesso film ci presentava delle difficoltà nel fare questo. Allora? Che si fa? Mah.. francamente viene spontaneo pensare a questo: se l’evoluzione ancora non ha finito e se la nostra mente è ancora in via di sviluppo, perché forzare le cose? Fate un po’ voi…
Roberto Morra
..io non forzerei…
Anche perchè se poi forza la natura sono guai
Noooooo!!!!
Ma? Io credo che siamo ancora a teorie alla stregua di sceneggiature da film…..appunto!
La distanza tra la mente umana e la “mente” artificiale e` meno di quel si creda.
La vera differenza la fara` l’essenza dell’essere umano: quella non si puo` “emulare”.
Provo a dirla con una frase, a cui credo moltissimo, che lessi tempo fa`:
<>
Io non sono credente, quindi ” l’anima ” per me e` coscienza, se` profondo. Ma il concetto rimane.
La storia di Trascendence ha la stessa motivazione della storia di Frankstein… a buon intenditor..
il concetto di “complessità” ..dell’uomo, accennato da Morra mi sembra piuttosto rilevante e primario……..direi
LOL per R.Morra!