Beatrice Filippini: intervista in bici sulle Ande

11.500km in solitaria dalla Colombia fino all'estremo del Sud America. È una storia di incontri, di cuori e di fatica, alla ricerca del sapore e della leggerezza nella Vita

Beatrice Filippini ha fatto un viaggio, un lungo viaggio. Non uno di quelli prenotati tramite Booking, Expedia e simili. Non si è rivolta neanche alle più tradizionali agenzie di viaggio. Tutto questo non faceva al caso suo. A lei servivano una bicicletta, uno zaino di quelli capienti e tanto coraggio. Quello che serve per mollare tutto e stare dieci mesi in giro su una bici, in un continente che non si conosce, il Sud America.
Al ritorno ha scritto un libro, “PedalAnde“, i cui proventi sono destinati ad un’associazione di Perugia, La Gomena Odv, che si occupa di dare sostegno e aiuto a quanti si trovino in difficoltà di ogni genere.

Beatrice ci ha raccontato la sua esperienza in questa intervista.

Quando e perché hai deciso di partire all’insegna di questa avventura?

Nel 2017 vivevo a Londra, stanca dei ritmi veloci, tra studio e lavoro, ho deciso di rallentare. Di prendermi del tempo per riconnettermi con me stessa, con le persone e la natura. Mi sono licenziata. Sono partita senza sponsorizzazioni. Senza nessuno supporto, alla ricerca del vero sapore delle fragole e forse della vita.

Quanto è durata l’organizzazione del viaggio?

Tre mesi.

È andato tutto come previsto?

Niente è andato come mi aspettavo. È stato molto meglio!

Quanti mesi è durato?

Dieci mesi.

Quali paesi hai visitato?

Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Cile, Argentina.

Sei sempre stata sola oppure con te hai avuto compagni e compagne di percorso?

Ho pedalato una settimana con una coppia di ciclisti e tre giorni con un ragazzo tedesco.

Come si è posta la tua famiglia rispetto a questo tuo progetto?

Mi hanno lasciato partire, accettando le mie scelte. Mi hanno seguito in questi dieci mesi con grandissimo coraggio. Penso molto più di quello che è servito a me per partire!

Quando è nata l’idea del libro?

Ho iniziato a scrivere, appena tornata. Per poi continuare in modo discontinuo. Finalmente quest’anno sono riuscita a finire!

Perché hai deciso di devolvere i proventi delle vendite all’associazione “La Gomena Odv”?

Ho ricevuto molti aiuti dalle persone incontrate e con questo libro vorrei provare a ricambiare. Non potendo aiutare le stesse esatte persone, ho deciso di sostenere questa associazione di Perugia. Ho vissuto tanti anni a Perugia, conosco la Gomena ODV e i fondi che ricevono vengono interamente indirizzati ai loro progetti. Realizzano progetti di aiuto a persone in stato di necessità di qualsiasi genere: economica, materiale, morale spirituale. I Progetti già realizzati sono in Chaco Argentino, Kenia, Haiti, Congo, Italia, Kosovo, Ucraina. Ora stanno raccogliendo fondi per un progetto in Ucraina per la realizzazione di una casa di accoglienza a Kiev aperta a tutti: bambini, disabili, profughi, poveri e emarginati della città.

Quanto è importante cercare di ridurre il proprio impatto sull’ambiente?

Tantissimo! Anche per questo ho scelto la bici.

Tu come hai fatto durante il tuo viaggio?

Viaggiavo in bici, ho dormito piu possibile con la tenda o ospitata nelle scuole, dai pompieri, a casa delle persone. Mangiavo poi cibo di scarto dei supermercati e negozi, cucinando con un piccolo fornellino.

Ci puoi raccontare qualche episodio che ti sta particolarmente a cuore?

Certo! Cito dal libro un momento del viaggio che non dimenticherò:
ARRIVANDO VALLENAR, CILE
«Esco dal deserto con un senso di solitudine addosso e una voglia matta di dolci. Mi manca mia mamma con le sue torte, mio papà con i suoi i cioccolatini. Arrivando a Vallenar è strano attraversare il centro. Le strade sono piene di gente, per fare compere prima che tutto chiuda. Passo in una panetteria, uscendone con una busta piena di pani per Hamburger del giorno prima. Mi tengo la voglia di dolce. La notte vorrei accampare vicino a un benzinaio, orami sono la mia catena d’hotel 4 stelle. Si può mettere in sicurezza la tenda, fare la doccia, wifi e spesso c’è un caffè aperto tutta la notte. Mentre cerco il più vicino sulla mappa, si avvicina una signora, con lei c’è un ragazzo alto e magro capelli lunghi. Qualche domanda: «Dove dormi stasera?» Accenno all’idea del benzinaio e perplessi insistono per in- vitarmi da loro. “Ma chi sono? Forse una signora che aiuta i viaggiatori?” Fidandomi decido di seguirli, pochi minuti e siamo in casa. Il papà, quasi alto due metri, con una barba folta, mi aiuta a portare dentro la bici. Loro figlia, Aylin ha appena aperto un suo negozio di pasticceria. La cucina è un sogno, mi fa vedere una pila infinita di barattoli con praline di tutti i colori. C’è un profumo! Il ragazzo con i capelli lunghi è Riccardo, suo fratello. Bevendo un the in giardino, capiamo subito di avere tutti e tre tanto in comune. Ci ritroviamo a parlare delle scelte, di come non fermarsi alla prima fermata, per continuare a cercare, fino a trovare il proprio posto in questa vita. Riccardo, vegano da qualche mese, quella sera deve tornare a Val- paraiso. Sorridendo il papà mi dice: “E beh, tu sei la figlia che aspettavamo, puoi stare in camera sua!” Per lui hanno hanno organizzato una cena con Hamburger di lenticchie, patate dolci e majonese, tutto rigorosamente vegano. Manca solo il pane, si sono dimenticati di prenderlo ed ormai tutti i negozi sono chiusi.
“Ehi, ma io ne ho una busta piena!”.
A cena scopro che alla mamma di solito non piace andare a fare la spesa, in mezzo alla confusione. Ma quel giorno ha voluto uscire. Mi ha visto ed è stata lei a voler venire a parlarmi. È proprio sconcertante quando tutto si incastra. Che senti che sei sulla strada giusta e non hai perso la direzione. Finiamo con una fantastica torta fatta in due secondi da Aylin per me! Di notte, in questa camera piena di poster, penso a quanti fratelli abbiamo in questo mondo. Se solo riuscissimo a lasciar più spesso aperto il cuore oltre che agli occhi. Mi addormento leggera, la solitudine e la voglia di dolci sono già lontani».

La tua vita è cambiata dopo questa avventura?

Sì, molto.

Cosa ti è rimasto?

Sono tornata mentalmente alleggerita. Sto cercando di mantenere questa leggerezza, cercando di non fermarmi all’apparenza delle cose. Dando meno importanza alle cose materiali. Continuo a spostarmi con la bici. Continuo a mangiare con gli scarti dei supermercati.

Cosa non è cambiato rispetto all’inizio di questo viaggio?

La bici e i copertoni… sono ancora gli stessi.

Ilaria Pantusa

COME ACQUISTARE IL LIBRO?
Potete contattare Beatrice Filippini tramite i seguenti link:
> SITO WEB
> Pagina FACEBOOK
> INSTAGRAM
Scrivetele specificando
1. l’indirizzo dove spedire il libro (email o di casa).
2. Cartaceo o eBook.
3. Numero copie

Share Button
Written By
More from Ilaria Pantusa

Spaghetti Night @ Largo Venue (Roma) – 11/2017

Spaghetti Unplugged ha inaugurato il suo "Night Party": una festa all’insegna della...
Read More

5 Comments

  • a quel ‘’ niente è andato come mi aspettavo’’ … ho avuto un sobbalzo di paura e adrenalina…. tanta stima per Beatrice Filippini …

  • deve essere interessantissimo il libro per capire un esperienza come questa
    grazie Ilaria…bella storia!
    ..e complimenti al coraggio di questa ragazza

    • Oi Fra..grazie!..se vuoi il libro è offerta libera..soprattutto eBook!..ma va be se nn ti interessa libro..dai un occhio alla pagina fb o sito..dovrei venire a Roma per una presentazione..prima o poi!
      Buona giornata!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.