Christian Muela: “Offline” – memorie arcaiche e contemporanee sotto il segno del Didjeridoo

Un gioco di arcaiche frequenze che si inseguono e si riflettono in un’imprevedibile sintonia: nuove danze ipnotiche per un affascinante misticismo sonoro

Nella percezione più comune, il veicolo principale che esprime sensazioni, pensieri ed emozioni è il linguaggio verbale. Ma in un momento dove l’inflazione della parola – presa soprattutto nel suo versante di significante vuoto – si trasforma spesso in slogan o in meccanismo autoreferenziale, che cosa può sopperire al difetto di espressione? “Offline“, ultimo lavoro di Christian Muela, può fornire una risposta abbastanza interessante ed esauriente. Se è vero che il suono, preso nella sua accezione di purezza di onda, è uno dei fenomeni percettivi più radicati nella mente umana (se si pensa che fin da un tempo embrionale questo viene avvertito dal feto come sollecitazione stimolante), ne consegue che la cura maggiormente congeniale al logoramento della parola risiede proprio nella ricerca del suono nella sua componente più assoluta.
Le dieci tracce di “Offline” si potrebbero leggere come un percorso verso le profondità più nascoste dell’Io in cui le onde sonore sono il viatico per una sorta di risveglio della coscienza. I tappeti di synth si configurano come un lastricato sonico entro cui si innestano dei segnali-risonatori dati dai bordoni creati dai didgeridoo. La particolare associazione timbrica crea un connubio originale in cui memorie arcaiche e mistiche incontrano spettri sonori decisamente più contemporanei.

La scelta del didgeridoo, inoltre, sembra suggerire l’esistenza di una ricerca musicale a monte che confermerebbe un’implicazione concettuale di non poco conto: con la volontà di adottare uno strumento antico e sostanzialmente estraneo alla tradizione musicale occidentale è come se si volesse sottolineare quell’assolutezza del suono cui si faceva riferimento in precedenza. Un suono ancestrale inteso come universalmente valido perché profondamente interiore, una sorta di voce continua che risuona dalle cavità più profonde dell’essere.

Tuttavia, i paesaggi sonori creati da Christian Muela se da un lato richiamano quello che sembra essere un preciso codice simbolico e concettuale, dall’altro si incanalano in un panorama musicale ampiamente consolidato e ricco di modelli: si pensa alla musica Ambient, e non mancano suggestioni che potrebbero rimandare a diversi lavori di Brian Eno.
Un rilievo molto interessante, inoltre, è dato da una scelta che potrebbe apparire secondaria ma che a tutti gli effetti segna un’ossatura ugualmente significativa: i tappeti di synth e i disegni sonori del didgeridoo si muovono su ritmi che in non pochi casi evocano scansioni tribali o su pattern percussivi vòlti a sottolineare una certa velocità del contemporaneo. Ancora una volta, quindi, l’associazione di timbri apparentemente molto distanti segna un piano di contrasto che però la liquidità del suono rende armonico e decisamente significativo; in altre parole, originale.

Offline” è un lavoro che, in qualche modo, uscendo parzialmente dal contemporaneo finisce inevitabilmente per tornare nel contemporaneo stesso. È perciò un percorso ciclico, un po’ come gli andamenti della coscienza, molto come il suono che infrangendo alcune barriere riesce sempre a creare un nuovo significato.

Mario Cianfoni

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2 Comments

  • davvero una gran figata! il video e’ bellissimo. tra il didgerido, le trombe e l ‘elettronica si crea un mix davvero coinvolgente. altra bella recensione,grazie Cianfoni….segnalazione molto interessante!

  • atmosfera mantrica. progetto interessante. grande Mario!!! grazie per questa bella recensione….. mi metto il disco in cuffia e inizio il viaggio ! ;)))

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