Guido Maria Grillo, musicista e autore teatrale tra i più promettenti della scena indipendente italiana, ripercorre con lo spettacolo “Il vangelo laico di Fabrizio De André” l’anima più intima e poetica de “La buona novella”, lavoro inciso dal cantautore genovese nel 1970. Attraverso arrangiamenti intimi e un racconto essenziale, Guido Maria Grillo porta sulla scena l’attualità rivoluzionaria di un lavoro che è a tutti gli effetti considerato una pietra miliare della musica italiana.
Il 3 febbraio l’artista sarà ospite della rassegna “Inkiostro – Musica buona e giusta” nel suggestivo scenario della Chiesa di Sant’Oliva (Cori): una location del tutto particolare se rapportata alla scarnificazione del sacro a favore dell’emersione dell’aspetto tragicamente umano della divinità resasi uomo messo in parole e musica da Fabrizio De André.
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– Lo scorso 11 gennaio sono trascorsi vent’anni dalla morte di De André, il quale ha lasciato un profondo segno sia nella musica italiana che nell’interiorità di moltissime persone: qual è il tuo rapporto con Faber? Cosa ha significato per la tua personalità umana e musicale?
È commovente comprendere quanto abbia lasciato, quanto amore, devozione, ammirazione, oggi, colmino il vuoto della sua assenza. Ciò che conta, che ha spessore, che è letteralmente straordinario può esplodere sulla lunga distanza molto più di quanto, spesso, non faccia nell’immediato. Certo, De Andrè ha raccolto consensi e ammirazione anche in vita ma a nessun artista contemporaneo scomparso, almeno in Italia, è stato tributato tanto.
Io sono semplicemente uno dei moltissimi che è stato travolto dalla sua bellezza, poesia, mente, sensibilità. Dal punto di vista artistico, credo che la lezione più grande che mi abbia dato sia dare peso e profondità di senso alle parole.
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– Si potrebbe dire che nutri nei confronti de “La buona novella” un rapporto di lunga fedeltà: come è nata questa particolare familiarità e che cosa ha significato (e significa) l’aver stazionato a lungo su questo lavoro?
Amo il De Andrè più sinfonico, anche barocco, in cui alla poesia si affiancano arrangiamenti solenni. È, forse, la ragione per cui La buona novella è tra i miei album preferiti. Sono andato più a fondo, poi, quando, all’università, un professore mi fornì un inaspettato e involontario assist insinuandomi l’idea di scrivere la tesi proprio su quel disco. La figura del Rivoluzionario, poi, dell’uomo virtuoso che lotta contro i soprusi del potere, che parteggia per gli ultimi, che preferisce i deboli e vive tra gli sconfitti è quella che più mi interessa e a cui mi piacerebbe somigliare.
– De André dichiarò più volte che per la scrittura de “La buona novella” trovò ispirazione tra le pagine dei Vangeli apocrifi, testi più volte sommersi dal canone ecclesiastico perché rivelano un’umanità sorprendente che nei Vangeli canonici spesso si perde per lasciar spazio al miracoloso, al divino. In altre parole, si può dire che i Vangeli apocrifi rivelano la debolezza dell’uomo di fronte ad alcuni misteri talvolta insondabili o molto più grandi di lui. D’altra parte, rivelando la fragilità della condizione umana, forse ci restituiscono quella che è la vera essenza dell’umanità: secondo te, cosa può significare “La buona novella” oggi? Quali messaggi riesce ancora a veicolare e come potrebbe migliorare le coscienze di noi tutti?
Certo che sì, a maggior sostegno della tesi, oserei dire che gli Apocrifi rivelano la verità dell’Uomo, certamente l’unica conoscibile, probabilmente l’unica in assoluto. La buona novella significa oggi esattamente quello che significava 40 anni fa e quello che significherà fra 100 anni. Capita a tutti i capolavori di essere immortali, così come alle verità della condizione Umana, la quale attraversa i secoli ed i millenni ma è inesorabilmente condannata alle proprie immutabili debolezze.
Il messaggio de La buona novella è chiaro, seppur non compreso dalla cecità dei suoi contemporanei (altra cosa che spesso accade ai capolavori): parteggiare per i deboli, le minoranze, opporsi alla violenza e alla spregiudicatezza del potere, amare il prossimo e riconoscerlo come uguale a sé, accoglierlo, comprenderne le debolezze, le difficoltà, la disperazione, guardare ad una società egualitaria e alla giustizia sociale. Cosa c’è di più attuale? I nostri governanti dovrebbero prendere lezioni quotidiane di “De Andrè e La buona novella”, Salvini dovrebbe imparare a comprendere il senso della musica che dice di ascoltare, coloro che agiscono in nome della legge che promulgano dovrebbero recitare a memoria Il testamento di Tito e forse allora saremmo prossimi all’Umano che ogni giorno calpestiamo.
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– Una delle maggiori cifre stilistiche di De André è il suo linguaggio ai limiti del poetico, anche in testi che narrano situazioni appartenenti ad un contesto umile e quotidiano. In alcuni passaggi de “La buona novella” queste accensioni liriche diventano molto significative (penso soprattutto ad un brano come “Il sogno di Maria”) e trovano spazio dei versi che non hanno nulla da invidiare, per piani semantici e suggestioni evocative, al linguaggio della poesia: in un presente dove spesso le parole sono tritate da slogan o da luoghi comuni abbastanza banali, l’essenza retorico-stilistica delle parole di De André, con la sua delicata e profonda limpidezza, può essere un atto veramente rivoluzionario?
Lo è, eppure non dovrebbe esserlo. La poesia dovrebbe far parte del nostro quotidiano, del nostro livello base di conoscenza, nel Paese di Dante, Leopardi, Ungaretti, Montale, Alda Merini. Sprofondiamo nell’impoverimento dell’intelletto, della forma e della sostanza. Ogni cosa sprofonda, complice uno sdoganamento trasversale del futile e del superficiale che investe ogni campo, complici le nuove frontiere della comunicazione e della vanità, i social network, la tv spazzatura, la radio da centro commerciale e via così, in un miserevole buco nero di infiniti abomini che celebrano il disimpegno in ogni sua forma. Tornando al principio della tua domanda, credo che De Andrè sia inarrivato tra i suoi colleghi cantautori in fatto di levatura poetica, in ogni sillaba della sua Opera.
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– Nel corso del tuo spettacolo interpreti le canzoni utilizzando soltanto la chitarra e la voce: oltre ad una scelta musicale, è anche un modo per rendere ancor più evidente quanto di più intimo è presente in quelle canzoni?
L’esecuzione cruda ed essenziale lascia spazi incontaminati di percezione, fantasia, interpretazione e slanci emotivi. È pieno di vuoti da colmare e non mente. La bellezza delle canzoni, la meraviglia delle melodie, l’eleganza delle parole sono in perfetta mostra, senza fronzoli. È così che le canzoni si rivelano nella loro nuda verità.
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– Dall’inizio di quest’anno stai portando in tour “Il vangelo laico di De André”: quali emozioni ti sta trasmettendo? Come sta accogliendo il pubblico questo tuo lavoro?
Mi sta riempiendo di soddisfazione perché raccolgo grandi entusiasmi. È stupefacente quanto amore accenda il ricordo di De Andrè. Il pubblico mi sembra colpito dalla scelta tematica, dal percorso narrato, dall’azzardo di suonare canzoni meno note e di scoprirle più a fondo, accoglie con favore sia il taglio politico dello spettacolo, sia, cosa affatto scontata, la mia personalissima interpretazione dei brani. Ammetto di non essere per nulla attratto dalle imitazioni sterili, tantomeno dalle tribute band e dagli “omaggi” pedissequi. Credo che si renda giustizia ai grandi Maestri solo facendo proprie le loro opere ed interpretandole con tatto e sensibilità, non imitandole.
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– Per concludere, nelle tue intenzioni “Il vangelo laico di De André” rimarrà uno spettacolo dal vivo oppure hai intenzione di “fissarlo” in maniera diversa, magari con un disco o una registrazione video?
Questa è una domanda che, ultimamente, ricorre con una certa frequenza. È probabilmente un segno che dovrei smettere di ignorare…Sarà il caso di farne una registrazione, sì.
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Mario Cianfoni
INFORMAZIONI:
Inizio Concerto ore 18:00
Inkiostro SitoWeb
Mail: info@inkiostro.eu
interessante intervista e personaggio questo Grillo, non lo conoscevo…. se passa per Milano non me lo perderò
CI SONO RIMASTI SOLO I CLASSICI,E QUESTO E’ UN TESTO SACRO!
INTERVISTA IMPORTANTE, SEMPRE BRAVISSIMO CIANFONI
SEMBRA UN TIPO INTERESSANTE GRILLO,NON CONOSCEVO LA MANIFESTAZIONE,CURIOSO PERO’ DI ESSERCI
per riportare l attenzione agli ultimi, per imparare ad amare. iniziative importanti su fonti ancor più importanti… Uki ne avrebbe di cose da dire sui v. apocrifi
Il buco nero del disimpegno …. e’ la testimonianza del nostro declino. Faber… ci manchi tanto
intervista bellissima. Complimenti !
🙁
tutto molto bello ed interessante